15 settembre 2022

L’India al forum di Samarcanda, con Russia e Cina ma senza rinunciare agli Stati Uniti

Il 15 e 16 settembre si svolge a Samarcanda il ventiduesimo summit della Shanghai Cooperation Organization (SCO), di cui sono attualmente membri Cina, Russia, India, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e l’Iran che, entrato nel 2021, partecipa per la prima volta al vertice come membro effettivo. Sono presenti, inoltre, anche delegazioni dei membri osservatori (Afghanistan, Bielorussia e Mongolia) e dei nove partner, tra cui la Turchia e alcuni Paesi arabi tradizionalmente vicini agli Stati Uniti come Egitto, Qatar e Arabia Saudita.

L’evento assume di per sé grande rilevanza in quanto la SCO è la più grande organizzazione regionale del mondo: la popolazione totale dei Paesi membri supera i 3 miliardi di persone, ovvero quasi la metà della popolazione mondiale, mentre il loro territorio misura circa 34 milioni di km2, ovvero oltre il 60% del territorio del continente eurasiatico. Alcuni media hanno presentato il vertice come la chiamata a raccolta di un ‘altro mondo’, quello ostile ai valori democratici dell’Occidente; molti osservatori paventano un ulteriore rinsaldarsi del legame tra Pechino e Mosca e soprattutto un avvicinamento dell’India all’asse orientale. Nuova Delhi peraltro assumerà la presidenza della SCO alla fine di questo incontro e quindi ospiterà l’edizione del 2023.

La realtà geopolitica attuale non può però essere descritta in bianco e nero, senza tener conto di sfumature e complessità. La Cina ha effettivamente mandato cauti segnali di vicinanza a Mosca, che attraversa un momento di difficoltà, soprattutto in occasione della visita in Russia (7-11 settembre) del presidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, Li Zhanshu. La presenza dell’India nello SCO rimane, a uno sguardo più attento, orientata in primo luogo a vigilare che i suoi storici antagonisti (Cina e Pakistan) non utilizzino questo contesto per danneggiarla. Nuova Delhi vuole mantenere comunque un profilo globale non allineato, senza compromettere i buoni rapporti con gli Stati Uniti. Inoltre, è necessario inquadrare il forum nel contesto specifico delle sue competenze e dei suoi limiti; sicuramente l’ampia partecipazione, resa evidente dai sei Paesi che sono presenti per la prima volta come partner, dimostra che se la Russia sta pagando un prezzo alto in diversi modi per la propria iniziativa bellica contro l’Ucraina, il suo isolamento è molto meno unanime di quanto una certa narrazione occidentale voglia dimostrare.

La SCO non è un’alleanza strategica; i Paesi sono uniti dalla comune volontà di risolvere con la diplomazia le loro frequenti divergenze, anche territoriali, e di contrastare fenomeni che rappresentano minacce alla sicurezza regionale, in particolare il terrorismo, l’estremismo e il separatismo. Le decisioni comuni saranno prese in questo ambito, anche se, ad esempio, Putin ed Erdoğan avranno occasione di confrontarsi sui diversi dossier su cui sono coinvolti, spesso con posizioni distanti se non contrapposte.

A Samarcanda, inoltre, si incontreranno direttamente Narendra Modi e Xi Jinping per la prima volta dopo gli scontri armati sul confine himalayano del luglio del 2020. Può essere un’occasione di dialogo nel tentativo di evitare in futuro pericolose escalation, ma le distanze rimarranno. Soprattutto non bisogna dimenticare che l’India fa parte anche del Quadrilateral Security Dialogue (Quad), l’alleanza, anch’essa fondata sulla sicurezza, che riunisce Stati Uniti, Giappone, India e Australia. In realtà l’impressione è che l’India partecipi alla SCO per impedire iniziative ostili e che consideri il Quad un’effettiva garanzia di protezione, in sostanziale funzione anticinese. Una situazione che appare paradossale, ma che è invece ben iscritta nelle relazioni economiche, geopolitiche e militari del gigante asiatico. Con coerenza interna non sempre facile da accettare dai diversi partner, l’India compra armi dalla Russia, sviluppa un ampio commercio con gli Stati Uniti, non esclude di utilizzare la valuta cinese per gli scambi internazionali, si astiene dal condannare Mosca per l’invasione dell’Ucraina, presiede la SCO a cui partecipa la Cina, ma manda la sua flotta alle esercitazioni navali con i Paesi del Quad, irritando fortemente Pechino. Si muove quindi secondo propri disegni e propri interessi e non ha certo intenzione in questa fase di incrinare i suoi rapporti con gli Stati Uniti e l’Occidente, che hanno una valenza strategica.

 

Immagine: Narendra Modi (1 novembre 2021). Crediti: Photograph, Doug Peters/ UK Government [Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)], attraverso www.flickr.com