L’Indonesia si prepara a ospitare uno dei G20 più importanti e delicati degli ultimi decenni. Dopo mesi di avvicinamento caratterizzati da summit, riunioni di commissioni, forum e dialoghi ministeriali, il 15 e 16 novembre avrà luogo l’evento principale ossia il meeting tra i leader delle principali potenze mondiali. Ogni presidenza è caratterizzata dalla scelta di alcuni temi portanti, che caratterizzano lo scandirsi degli eventi nel corso dell’anno, e l’organizzazione indonesiana ha deciso di focalizzarsi su tre questioni: architettura sanitaria globale, trasformazione digitale, transizione energetica verso fonti sostenibili. Il potenziamento di queste tre aree risulterebbe fondamentale per rispondere alle principali sfide globali, come l’emergere di pandemie e le crisi, sanitarie ed economiche, ad esse associate, il riscaldamento globale, la guerra e le conseguenti crisi alimentari. Gli avvenimenti e le contingenze degli ultimi sette mesi, però, hanno costretto l’organizzazione indonesiana a ricalibrare l’agenda della sua presidenza, soprattutto in virtù dello scoppio della guerra in Ucraina e delle crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti, che hanno raggiunto il culmine nel mese di agosto con la visita di Nancy Pelosi a Taiwan e le conseguenti esercitazioni della Marina militare cinese. In questo senso, Jakarta è chiamata a sostenere la complessa opera diplomatica che ha portato avanti dallo scoppio delle ostilità e a tenere fede alla sua tradizione di Paese affidabile e neutrale. Infatti, per il governo indonesiano la stabilità e la sicurezza regionale sono prerequisiti per la prosperità nazionale.

Durante lo scorso mese di giugno, il presidente indonesiano Joko Widodo è stato il primo leader asiatico a visitare Ucraina e Russia. Una prova tangibile della volontà di giocare un ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale, e non solamente limitato alla leadership regionale derivante dalla sua figura di primus inter pares all’interno dell’Association of South East Asian Nations (ASEAN). Successivamente al viaggio di Jokowi, la leadership indonesiana ha condotto due importantissimi meeting ministeriali, ossia quello dei ministri degli Esteri e quello dei ministri dell’Economia, accompagnati dai governatori delle Banche centrali. In entrambi i casi si sono discussi temi di estrema importanza, come la necessità di rafforzare il sistema multilaterale e trovare risposte per le rampanti crisi energetica e alimentare. Quest’ultima questione è una priorità assoluta dell’agenda di Jakarta, così come la necessità di creare una catena di cooperazione globale, che potrebbe prevedere la costituzione di riserve alimentari globali a cui gli Stati potrebbero contribuire a seconda delle condizioni delle loro riserve nazionali. In questo senso, sarebbe fondamentale la creazione di un meccanismo di controllo in grado di garantire la trasparenza dei governi coinvolti, evitando così speculazioni di qualsiasi tipo, con l’obiettivo poi di firmare un vero e proprio trattato. Sebbene non si sia raggiunto alcun risultato eclatante, così come non è arrivato l’auspicato comunicato congiunto, tutti i rappresentanti del gruppo si sono seduti al tavolo dei due meeting.

Un particolare decisamente rilevante, soprattutto ricordando le tensioni e le minacce di esclusione scambiate tra Putin e Biden. Questo risultato ha sostanzialmente corroborato le ambizioni di Jakarta, che si è vista riconoscere i suoi meriti per gli sforzi diplomatici e una leadership tale da giustificare la partecipazione di tutti gli attori coinvolti. Considerato il retaggio politico del Paese, per certi versi culla del neutralismo e del terzomondismo, non ha di certo rappresentato una sorpresa vederlo come portavoce degli Stati in via di sviluppo e delle economie emergenti al di fuori del G20. Per Jakarta, riuscire a entrare in questo gruppo è stato particolarmente importante, non solo per una questione di prestigio internazionale, ma anche per l’opportunità di avere una piattaforma dove presentare istanze importanti per il Sud del mondo.

L’Indonesia si presenta, infatti, come un attore in ascesa in un panorama internazionale particolarmente volatile e imprevedibile. Oltre a consolidare il suo ruolo regionale, principalmente con la guida del gruppo ASEAN all’interno della Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), ma anche con il consolidamento dei suoi rapporti bilaterali con le grandi potenze, le sono stati affidati ruoli di assoluto rilievo globale, come la presidenza del G20 di quest’anno e la guida dell’ASEAN nel 2023. Consolidare il prestigio interno è un altro importante obiettivo di Jokowi, e perciò sono stati individuati due messaggi principali da veicolare alla popolazione: ospitare un evento come il G20 è molto importante poiché è in grado di creare benefici tangibili per tutto il Paese, e l’Indonesia doveva cogliere le opportunità strategiche che ne derivavano. Il governo di Jokowi ha cercato di capitalizzare al massimo la situazione, anche attraverso la pianificazione di attività in grado di coinvolgere direttamente la popolazione, in modo da accrescere la consapevolezza dei vantaggi più immediati dati dalla presenza delle varie delegazioni.

Risultati economici, ma non solo. Il ministero degli Affari esteri indonesiano ha pubblicato sul proprio sito una lista di benefici strategici derivanti dal G20, che includono anche la politica estera e lo sviluppo sociale. Quindi, assieme all’aumento della circolazione di valuta straniera pregiata e alle opportunità di investimento che l’Indonesia può offrire, viene anche sottolineato come presiedere un forum di tale caratura possa aumentare la credibilità internazionale del Paese in un contesto sempre più diviso, e divisivo, che ancora fatica a recuperare dalla pandemia da Covid-19. L’errore che l’Indonesia non deve compiere è quello di limitarsi nella pianificazione della sua agenda politica, e dare la priorità a obiettivi di lungo respiro che possano sostenere le sue aspirazioni globali, piuttosto che accontentarsi di risultati immediati che non supererebbero i confini locali. Sebbene l’amministrazione Widodo abbia tutto l’interesse a compiacere il suo pubblico, il G20 rappresenta un’occasione unica per mettere alla prova le sue capacità politiche e diplomatiche, oltre che permetterle di muoversi con decisione verso la tanto agognata rilevanza internazionale.

Immagine: Da sinistra, Joko Widodo e il presidente ucraino Zelenskij, Kiev, Ucraina (29 giugno 2022). Crediti: photowalking / Shutterstock.com

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