È cominciato da appena due settimane, eppure il semestre di presidenza slovena del Consiglio dell’Unione Europea (UE) si preannuncia essere uno dei più movimentati e politicamente scivolosi della storia recente. Le polemiche sono iniziate già nel giorno d’inaugurazione del semestre, quando il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha boicottato la rituale foto di gruppo con commissari e membri del governo sloveno perché innervosito dall’atteggiamento del primo ministro Janez Janša. Il discusso premier sloveno, molto vicino al suo omologo ungherese Viktor Orbán, si è da tempo guadagnato il soprannome di Maresciallo Twitto – che allude all’ex dittatore jugoslavo, il maresciallo Tito ‒ per la disinvoltura con cui usa i social media per diffondere messaggi populisti e attaccare giornalisti e magistratura. Un atteggiamento che ricorda da vicino quello dell’ex presidente statunitense Donald Trump, di cui Janša è sostenitore così fervente da averne celebrato la vittoria appena dopo il voto del novembre scorso. «Ulteriori ritardi e negazioni dei fatti da parte dei grandi media renderanno ancora più grande il trionfo finale» del presidente Trump, aveva twittato ‒ a conteggio delle schede ancora in corso ‒ il primo ministro che guida il Paese d’origine dell’ex first lady Melania Trump.

Le critiche al governo sloveno

A novembre 2020 Janša si unì a Polonia e Ungheria per opporsi al meccanismo che lega l’esborso dei fondi europei al rispetto dello Stato di diritto, bloccando così l’accordo sul recovery plan. E oggi, rinviando a oltranza la nomina dei due procuratori delegati sloveni, sta tenendo di fatto in ostaggio l’avvio dei lavori della neonata Procura europea (EPPO) che deve vigilare sull’uso delle risorse comunitarie. A tutto ciò si aggiungono i continui attacchi a magistratura e stampa, che hanno avuto come conseguenza anche il blocco dei fondi per l’agenzia di stampa slovena STA.

Dopo due presidenze forti come quelle di Germania e Portogallo, e in vista del semestre a guida francese che comincerà a gennaio, in molti a Bruxelles e nelle capitali europee stanno trattenendo il fiato sperando che passi presto la nottata slovena. Le elezioni federali in Germania che sceglieranno colui o colei che succederà ad Angela Merkel dovrebbero dare una mano a chi spera che la presidenza slovena non si trovi a gestire tematiche troppo scottanti, “addormentando” per qualche mese il dibattito politico europeo. Tuttavia, i dossier sul tavolo sono come sempre tanti e importanti, a partire dal via libera definitivo ai recovery plan nazionali che daranno finalmente inizio alla ripresa dell’UE postpandemia.

Il programma

Seguendo il motto “Insieme. Resiliente. Europa”, il governo sloveno ha articolato il proprio programma semestrale di presidenza del Consiglio UE attorno a quattro settori prioritari: rafforzare la resilienza e garantire la ripresa dell’Unione; portare avanti la Conferenza sul futuro dell’Europa (aperta a maggio 2021 per la durata di un anno); consolidare i partenariati nei Paesi vicini e dare nuovo slancio all’allargamento verso i Balcani; rafforzare lo Stato di diritto e i valori europei.

L’ultimo punto sarà certamente quello che darà più grattacapi alla Commissione europea e a gran parte degli altri Paesi dell’Unione. «Il nostro obiettivo è promuovere una cultura dello Stato di diritto in tutta l’UE […]. Allo stesso tempo, vogliamo mostrare come lo Stato di diritto possa essere ulteriormente rafforzato nel rispetto dei sistemi e delle tradizioni costituzionali nazionali. La Slovenia richiamerà inoltre l’attenzione sulla necessità di far fronte alle tendenze demografiche negative nell’UE», si legge nel programma. Ed è già facile immaginare la piega che prenderà il dibattito politico nei prossimi mesi.

Le prime polemiche

Un assaggio si è già avuto martedì 6 luglio nel dibattito con gli eurodeputati riuniti a Strasburgo in sessione plenaria. Gran parte dell’aula ha criticato l’atteggiamento del primo ministro, che è stato esplicitamente difeso solo dai gruppi più a destra dell’emiciclo: Identità e democrazia (di cui fa parte la Lega) e i Conservatori e Riformisti (a cui appartiene Fratelli d’Italia). Janša, pur evitando attacchi eclatanti e diretti, ha messo più volte l’accento sulla necessità di avere sistemi giudiziari di qualità e indipendenti, tornando indirettamente sulla polemica scoppiata la settimana precedente quando mostrò ai commissari europei una foto che ritrae due giudici e due europarlamentari socialisti insieme e che prova, a suo avviso, la politicizzazione della magistratura nel suo Paese. La provocazione creò molta irritazione, in particolare fra i membri socialisti del collegio dei commissari, al punto che il primo vicepresidente Timmermans decise di boicottare la foto di gruppo insieme ai ministri del governo di Lubiana.

È innegabile ormai che ci sia una certa tensione fra i commissari europei, divisi sul rapporto da avere con Janša. Dopo il boicottaggio di Timmermans e la fredda conferenza stampa con la presidente Ursula von der Leyen che ne è seguita, il primo ministro ha organizzato un’escursione in montagna con il capo della diplomazia europea, il socialista Josep Borrell, che aveva l’aria di una scampagnata fra amici.

Tuttavia, proprio Borrell potrebbe essere fra coloro che faranno maggiormente le spese dell’atteggiamento spavaldo di Janša e dei suoi continui attacchi a magistratura e stampa, oltre che del suo modo di gestire le relazioni internazionali. L’ultimo grattacapo in ordine di tempo arriva dalla partecipazione del primo ministro sloveno a un evento organizzato sabato 10 luglio dal Consiglio nazionale della Resistenza iraniana, organizzazione politica considerata terroristica dall’UE fino al 2009. Il gruppo socialista al Parlamento europeo lo ha definito un comportamento «estremamente irresponsabile e grave» che potrebbe «minare gli sforzi in corso per far rivivere l’accordo sul nucleare con l’Iran». Gli attacchi allo Stato di diritto in Slovenia potrebbero anche delegittimare la politica dell’UE nei confronti di Paesi come la Russia e la Turchia, sempre pronti a ribattere alle critiche nei loro confronti al grido di “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

La più grande minaccia al successo del semestre sloveno sembra quindi essere proprio il primo ministro Janša. La tensione appare già palpabile, eppure i sei mesi sono appena all’inizio.

Immagine: Janez Janša con Ursula von der Leyen (9 luglio 2020). Crediti: Alexandros Michailidis / Shutterstock.com

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