Un’altra strage, dopo quella di Atlanta della settimana scorsa. Questa volta a Boulder, Colorado, splendida e vivace cittadina ai piedi delle Montagne Rocciose dove ha sede il campus principale dell’Università del Colorado. Stato, il Colorado, dove intenso è il dibattito sul controllo della vendita e del possesso di armi da fuoco e che in novembre ha eletto nel suo terzo distretto congressuale una delle figure più controverse della nuova generazione di politici repubblicani, la pasionaria Lauren Boebert, proprietaria di un ristorante dove le cameriere portano una pistola durante il loro servizio ai tavoli. Nei minuti immediatamente successivi alla strage la Boebert ha ribadito la sua totale opposizione a qualsiasi legislazione più restrittiva sull’accesso alle armi.

Ma vi è oggi la concreta possibilità di promuovere delle riforme, anche minime, in materia: da controlli più severi – in particolar modo alle fiere, dove le armi vengono scambiate e vendute liberamente – all’attivazione di registri dei possessori di armi da fuoco, ai divieti sul portarle in pubblico? Verrebbe voglia di dire di no, che neanche l’emozione suscitata da queste stragi sembra piegare una narrazione che ha trasformato il secondo emendamento del 1791 – per il quale «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto» – non in un prodotto del suo tempo, da aggiornare e rivedere, ma in una sorta di grottesco feticcio di cosa sia e debba essere la libertà oggi negli USA. Obama e Biden provarono a introdurre alcuni di questi controlli dopo l’orribile mattanza di bambini nella scuola di Newton in Connecticut nel dicembre del 2012.  Fallirono e si trovarono addirittura a dover rispondere ai deliri cospirativi di una parte di media trumpiani – tra i quali si distinse l’ineffabile Alex Jones e la sua Infowars – per i quali quella strage non era mai avvenuta e i genitori piegati dal dolore erano null’altro che degli attori (uno dei genitori si suicidò anche in conseguenza di queste accuse; altri furono obbligati a chiedere una protezione e a cambiare residenza perché minacciati). Aggiungiamo a tutto ciò, il fatto che Biden ha già molti altri complessi dossier sul tavolo e aprire un nuovo fronte – su un tema divisivo, con una maggioranza congressuale fragile e una Corte suprema tendenzialmente ostile – potrebbe risultare politicamente controproducente.

E però qualcosa si potrebbe muovere e in realtà si sta già muovendo. A guidarlo, questo cambiamento, sono ancora una volta le realtà urbane, grandi e piccole. Numerose municipalità, anche in contesti politici non semplici (come nel caso recente della capitale della South Carolina, Columbia) hanno introdotto norme più severe, andando – talora deliberatamente – allo scontro con le autorità statali e quindi alle Corti. Dal 2012 a oggi una larga maggioranza di americani sostiene una regolamentazione più severa dell’accesso alle armi da fuoco. La leggendaria lobby dei possessori di armi, la National Rifle Association (NRA) ha perso molta della sua influenza, ed è attraversata da scandali, scontri intestini e problemi finanziari che ne hanno eroso di molto la credibilità. Il clima politico più generale, nel quale come stiamo vedendo è più facile introdurre proposte di riforma coraggiose e ambiziose, potrebbe aiutare un’azione al Congresso, anche se l’ostacolo dell’ostruzionismo al Senato (quel filibuster per il quale ci vogliono almeno 60 voti su 100 per chiudere la discussione e mettere al voto una legge) rimane difficile da aggirare. Biden ha un passato d’impegno su questo tema e nella sua campagna elettorale, pur se oscurate da altre questioni, le proposte di regolamentazione della vendita e circolazione di armi sono state illustrate nel dettaglio. E se non si può essere pienamente ottimisti, almeno si può sperare che queste ultime stragi riaccendano il dibattito e permettano anche a livello federale d’introdurre finalmente qualche piccola riforma.

Immagine: Polizia e ufficiali SWAT davanti al King Soopers, dove si è compiuta la sparatoria che ha visto almeno 10 vittime, Boulder, Colorado, Stati Uniti (22 marzo 2021). Crediti: DanielJohn / Shutterstock.com

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