24 marzo 2023

L’impronta carbonica digitale: il peso di Internet sull’ambiente

 

Internet ha trasformato e rivoluzionato la società moderna. Oggi è possibile accedere virtualmente a qualsiasi informazione, comunicare e interagire con persone dall’altra parte del pianeta o svolgere le attività lavorative quotidiane senza nemmeno dover uscire dalla propria stanza. Dopo l’epidemia da Covid-19 e i conseguenti blocchi, il tempo totale trascorso sui dispositivi digitali è aumentato in modo esponenziale e il 2021 è stato tra gli anni in cui si sono registrati i più alti tassi di consumo digitale e utilizzo di Internet. Secondo il World Global Index, infatti, l’utente “tipico” di Internet a livello globale trascorre quasi 7 ore al giorno su tutti i dispositivi. Nel 2022, il web è stato utilizzato da circa 5 miliardi di persone in tutto il mondo, ovvero il 63% della popolazione mondiale, producendo grandi quantità di rifiuti elettronici e di emissioni di CO2. L’uso di Internet, dei social media e di qualsiasi piattaforma on-line produce infatti un’impronta di carbonio nell’atmosfera, che può essere misurata e che esprime la quantità di emissioni di gas a effetto serra generate durante la vita di un prodotto o di un servizio, solitamente espressa in tonnellate di CO2 equivalente.

 

Anche Internet ha un’impronta di carbonio

Come tutti i prodotti digitali, Internet ha bisogno di grandi quantità di energia per funzionare . Colossali database e server situati in data center ‒ l’infrastruttura di Internet ‒ sono utilizzati per mantenere e conservare le informazioni che vengono presentate direttamente sul world wide web. In altre parole, tutto ciò che si vede e viene fatto sullo schermo di ogni dispositivo digitale e ogni informazione con cui interagiamo, carichiamo o creiamo vengono archiviati in questi data center, composti da migliaia di computer e server. In effetti, se il settore IT (Information Technology) fosse un Paese, sarebbe al terzo posto in termini di consumo globale di energia, dopo Stati Uniti e Cina. Secondo uno studio del Boston Consulting Group, Internet è responsabile di circa 1 miliardo di tonnellate di gas serra all’anno, pari a circa il 2% delle emissioni mondiali.

 

Fonti dell’impronta di carbonio digitale

Le fonti dell’impronta di carbonio di Internet sono numerose, dai data center dislocati in tutto il mondo alle piattaforme di streaming, ai social media e persino ai giochi on-line. L’impronta di carbonio di Internet ammonta a ben 1,6 miliardi di tonnellate annue di gas serra e si prevede che crescerà entro il 2025. Rispetto ad altri produttori di CO2, come automobili, aerei e industrie manifatturiere, le emissioni di Internet sfuggono alla percezione del grande pubblico. Ciò è dovuto alla mancanza di informazioni su come viene prodotta l’energia che lo alimenta. Il consumo energetico dell’IT è imputabile principalmente a quei grandi edifici tecnologici noti come data center in cui si trova tutto l’hardware di Internet. Nella maggior parte dei Paesi, ciò significa che le fonti di energia che alimentano queste infrastrutture non sono rinnovabili (sono cioè i combustibili fossili), il che spiega in ultima analisi la notevole impronta di carbonio di Internet. Secondo recenti studi, la quantità di energia richiesta da tutti i data center del mondo oscilla tra i 200 e i 500 miliardi di chilowattora all’anno, pari all’1-3% dell’elettricità mondiale. Entro il 2030, si stima che il range aumenterà e si fisserà tra i 200 e i 3.000 miliardi di chilowattora.

L’industria dei dati e quella dell’IT sono i principali soggetti da osservare quando si parla dell’impronta di carbonio di Internet. I giganti della tecnologia come Google, Microsoft e Amazon sono alcuni dei principali produttori. Google, ad esempio, gestisce 23 data center in tutto il mondo, che consumano molta energia, producono grandi quantità di calore ed esigono, per il raffreddamento delle macchine, miliardi di litri d’acqua e/o unità di condizionamento. La sola energia utilizzata per il raffreddamento delle macchine copre circa il 25% delle emissioni totali di Internet.

Le piattaforme di streaming come Netflix e YouTube e altri canali di contenuti per i consumatori come Twitch e Discord sono responsabili di circa il 60% del traffico Internet e contribuiscono notevolmente alla sua impronta di carbonio. La domanda di streaming ad alta definizione è peraltro in aumento, il che incentiva le aziende tecnologiche a costruire nuove infrastrutture per soddisfare la clientela. Netflix ha dichiarato che un’ora di streaming sulla sua piattaforma, nel 2020, ha consumato circa 100 g di CO2 all’ora, mentre Twitch ha utilizzato 33 grammi di CO2 all’ora. Considerando che gli utenti utilizzano quotidianamente i siti di streaming, ciò può significare una quantità impressionante di CO2. Se non gestito in modo responsabile, questo causerà ulteriori problemi in termini di emissioni.

Con i progressi dell’ultimo decennio nel campo della tecnologia e della grafica e il perfezionamento di un gameplay realistico, l’industria dei giochi è diventata uno dei settori più redditizi al mondo. Tuttavia, lo streaming dei giochi, il download e l’archiviazione nel cloud e il gioco on-line diretto richiedono molta energia da parte dei server. Sebbene il trasferimento dei videogiochi su piattaforma digitale possa essere potenzialmente vantaggioso in quanto produce meno rifiuti elettronici fisici (ad esempio, involucri di plastica e produzione di CD), la quantità di energia utilizzata per mantenere l’industria dei giochi on-line può essere immensa.

Le piattaforme social come TikTok, WhatsApp e Instagram, per citarne alcune, contribuiscono in modo determinante al traffico di Internet e alla conseguente impronta di carbonio digitale. In soli 60 secondi, TikTok viene scaricato 2.704 volte, WhatsApp condivide 41,7 milioni di messaggi e Instagram pubblica 347.222 storie. Postare una foto su Instagram , ad esempio, emette 0,15 g di CO2, mentre scorrere il proprio newsfeed per 1 minuto emette 1,5 g di CO2. Considerando che nel 2022 l’utente medio ha trascorso 2 ore e 24 minuti al giorno scorrendo le varie piattaforme di social media, è evidente il contributo che questa attività porta all’aumento dell’impronta di carbonio di Internet.

Le aziende stanno iniziando a diventare più consapevoli della loro impronta di carbonio digitale. Netflix e Google sono tra i colossi tecnologici che hanno iniziato a sviluppare, all’interno della loro cultura aziendale, politiche di siti web neutrali dal punto di vista delle emissioni di CO2, con l’intento di rendere la propria attività al 100% verde entro il 2030.

 

Immagine: Attivazione del server dati. Crediti: Gorodenkoff / Shutterstock.com

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