All’indomani dell’appuntamento cruciale del 26 maggio, la Germania si presenta con una carta geografica che mostra un Paese diviso ‒ ancora una volta ‒ tra est e ovest. Se il dato principale delle elezioni non può che essere l’aggravamento della crisi dei partiti di massa (Volksparteien) – la CDU/CSU e la SPD – e il netto successo dei Verdi, uno sguardo più preciso alla distribuzione territoriale dei voti restituisce un Nord-Est colorato di blu, ad indicare il successo nei vecchi Bundesländer dei populisti di destra della AfD (Alternative für Deutschland), e un Ovest nel quale, pur risultando primo partito in molte circoscrizioni elettorali, l’Unione (CDU/CSU) ha ceduto il ruolo di lista più votata ai Verdi. In particolare, i Grünen hanno conquistato i grandi centri urbani di Berlino, Amburgo, Colonia e Monaco. Il successo metropolitano ha fatto da volano ad un’affermazione storica che ha portato la formazione ecologista a rappresentare il secondo partito più votato nel Paese.

Al terzo posto tra i partiti più votati, la SPD si trova ad affrontare una crisi di rappresentanza e di leadership che l’ha portata a subire cocenti sconfitte anche nelle sue roccaforti storiche, prima tra tutte la città di Brema, dove si votava per rinnovare il Parlamento regionale e dove la SPD ha dovuto cedere il primo posto alla CDU. Alla sinistra della SPD, anche la Linke deve fare i conti con un risultato storicamente negativo che emerge con chiarezza anche nelle regioni dell’Est – suo tradizionale bastione elettorale – dove ha ceduto il passo alla AfD. I liberali dell’FDP (Freien Demokratischen Partei)  seguono a ruota la Linke, dalla quale sono staccati di un solo decimo di punto percentuale, ma con una distribuzione più omogenea sul territorio.

Alla vigilia del voto, tutto lasciava presagire che le tendenze emerse dalle elezioni legislative del settembre del 2017 si sarebbero rafforzate, almeno per quanto concerne la crisi dei partiti tradizionali. La serie di sconfitte dell’Unione e della SPD nelle tornate elettorali regionali successive al voto del 2017 e la contestuale affermazione dei Verdi registrata fin dalle elezioni regionali in Baviera e in Assia erano sfociate in alcuni rilevanti cambi di direzione politica. La CDU aveva selezionato Annegret Kramp-Karrenbauer per succedere ad Angela Merkel nel gennaio del 2019. La SPD aveva eletto Andrea Nahles al vertice della SPD nell’aprile del 2018, dopo che l’ex ministra del Lavoro del precedente governo CDU/CSU SPD si era spesa personalmente per far accettare ai membri del proprio partito la contestata riedizione della Grande coalizione. A puntare sulla strada del rinnovamento era stato nel 2018 anche il partito dei Verdi che, in occasione del congresso di Hannover nel gennaio 2018, aveva eletto il ticket Robert Habeck - Annalena Baerbok alla guida del partito. A  segnare la strada per il successo dei Grünen nella tornata elettorale appena conclusa sono stati la capacità dei Verdi di cogliere i segnali di insofferenza dell’elettorato tedesco nei confronti dei partiti tradizionali, in particolare la SPD, un’offerta rinnovata che combina i temi classici dell’ambientalismo con istanze di giustizia sociale “sottratte” ai socialdemocratici, i promettenti risultati alle elezioni regionali nel corso del 2018/2019, ed infine una oculata scelta degli Spitzenkandidaten per le elezioni europee.

Con il 20,5%, i Verdi raddoppiano così il risultato elettorale delle elezioni europee del 2014, e raccolgono il miglior risultato di sempre a livello federale. Nelle sue prime dichiarazioni, Sven Giegold, uno dei due candidati di punta, ha fatto riferimento alla necessità di tener fede alle indicazioni date dall’elettorato di una politica ambientalista al centro dell’attività politica di un’Europa non più ostaggio della configurazione da “Grande coalizione” tra popolari e socialisti. Dello stesso tenore le dichiarazioni dell’altra candidata di spicco, Ska Keller che, oltre alla centralità di temi ambientali, ha ricordato l’impegno del raggruppamento dei Verdi per una maggior democrazia in Europa, sottolineando una disponibilità alla collaborazione con altri gruppi condizionata alla convergenza di questi ultimi sui temi ambientali.

L’indebolimento di CDU/CSU e della SPD apre nuovamente la questione della tenuta della Grande coalizione. Sul versante dell’Unione, la CDU/CSU deve affrontare le conseguenze della ingente perdita di consensi (28,9% dei voti, 6 punti percentuali in meno rispetto alle elezioni europee del 2004) non trascurando nella propria strategia politica il fattore leadership. La segretaria della CDU, Annagret Kramp-Karrenbauer, è da molti considerata troppo debole per sostituire Merkel nel ruolo di candidata cancelliera nel caso in cui si aprissero scenari di nuove elezioni. Le prime dichiarazioni postelettorali marcano la differenza tra le due donne politiche al vertice della CDU. Mentre gli attesi commenti postelettorali della cancelliera si sono concentrati sulla necessità del governo in carica di prendere più seriamente in considerazione i temi premiati dai risultati elettorali, oltre che sull’urgente questione del ricambio dei vertici delle istituzioni europee, Kramp-Karrenbauer ha sollevato un caso politico rilasciando dichiarazioni poco avvedute sul “caso Rezo”. Il 18 maggio, a pochi giorni dall’appuntamento elettorale europeo, un noto giovane social media influencer ha pubblicato su YouTube un video di attacco alle politiche della CDU/CSU che ha raggiunto in pochi giorni oltre 10 milioni di visualizzazioni. Il video, dall’emblematico titolo Die Zerstörung der Cdu (“La distruzione della Cdu”), ha una durata di 55 minuti ed è corredato da riferimenti a fonti scientifiche e giornalistiche attraverso le quali i partiti tradizionali, ma soprattutto la CDU, vengono duramente attaccati per la crescita delle disuguaglianze politiche e sociali e per il disinteresse nei confronti dei temi del cambiamento climatico. Dopo giorni di tentennamenti sulla strategia di risposta, il 22 maggio i vertici della CDU hanno pubblicato sul sito del partito una lettera aperta a Rezo contenente la risposta agli attacchi del youtuber. Ma è stato l’intervento di Kramp-Karrenbauer nel lunedì postelettorale, nel quale la segretaria è tornata sul tema invocando la necessità di introdurre regole nella comunicazione digitale, a provocare l’unanime condanna dei principali esponenti politici, pronti a stigmatizzare il mancato rispetto dell’aspirante cancelliera della libertà di opinione. Caso Rezo a parte, gli ultimi mesi hanno evidenziato una limitata capacità di CDU/CSU e SPD di allinearsi alle richieste di una società mobilitata tra le aspirazioni giovanili delle marce Fridays for future e le richieste protezioniste espresse dal voto per la Afd soprattutto all’Est (11%, quasi 4 percentuali in più delle elezioni europee del 2014).

A fare maggiormente le spese di questo scollamento è stata la SPD, che con il 15,8% e una flessione di 11 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2014, paga la scelta di dar vita alla Grande coalizione, a suo tempo fieramente avversata dalla componente giovanile. Difficilmente le dimensioni della sconfitta potranno lasciare indenne la leadership del partito. Andrea Nahles ha comunicato la sera del lunedì postelettorale di voler anticipare all’inizio della prossima settimana la votazione del partito sul rinnovo della carica di presidente del gruppo parlamentare ‒ vero centro di potere della SPD ‒ prevista per settembre e che attualmente la stessa Nahles detiene. Con questa mossa, Nahles intende fare chiarezza all’interno del partito facendo venire allo scoperto eventuali candidati alternativi. Strategie intrapartitiche a parte, è evidente come nel corso delle prossime settimane la questione del futuro della Grande coalizione si svilupperà parallelamente agli adempimenti per il rinnovo delle cariche istituzionali europee, a partire dal rispetto delle indicazioni degli Spitzenkandidaten (i capilista dei partiti europei candidati alla presidenza della Commissione) ribadito da Merkel e avversato da Macron. È probabile però che la frammentazione della rappresentanza dei gruppi parlamentari all’interno del rinnovato Parlamento europeo sarà lo specchietto delle tendenze che anche il sistema politico tedesco dovrà affrontare nel corso dei mesi a venire: pragmatismo e navigazione a vista.

Immagine: Ska Keller, Bruxelles, Belgio (26 maggio 2019). Crediti: Alexandros Michailidis / Shutterstock.com

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