Il primo settembre 2017 le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) si costituiranno ufficialmente come partito politico. Tale passaggio avviene, con la supervisione diretta delle Nazioni Unite, a seguito di lunghi negoziati e dopo la storica firma del trattato di pace tra l’ex guerriglia e il governo di Juan Manuel Santos, accordo grazie al quale il presidente ha ricevuto nel 2016 il Premio Nobel per la pace. Questo processo di trasformazione del gruppo armato in partito politico è stato proprio uno dei principali obiettivi del processo di pace; se le FARC fossero diventate un partito politico, avrebbero smesso di ambire al potere mediante l’utilizzo delle armi.

Per il momento i dubbi in merito a questa trasformazione sono tanti, sia da parte della popolazione che della classe politica. Le FARC hanno fatto parte della geopolitica colombiana come movimento violento per oltre mezzo secolo. Adesso il cambiamento è evidente. La guerriglia ha ufficialmente smesso di essere un gruppo armato lo scorso 27 giugno, in concomitanza con la consegna delle armi degli ultimi 7000 combattenti circa (prima c’erano già stati altri atti di disarmo), in un’occasione simbolica svoltasi nel dipartimento di Meta, tradizionale zona di riunione delle FARC e una delle regioni che più ha sofferto il conflitto armato. In quel momento le Nazioni Unite hanno potuto confermare la fine del disarmo e la raccolta del 100% degli armamenti. Ora gli ex guerrilleros sono nella fase finale della transizione verso una condotta civile. Durante l’evento Iván Márquez, capo della delegazione di pace della guerriglia, ha voluto descrivere il senso dell’evoluzione delle FARC in partito politico: «È per questo che abbiamo firmato la pace, si è proceduto alla consegna delle armi per poter partecipare alla vita politica. Ci hanno detto ‘signori, lasciate le armi per i voti’ ed è quello che stiamo facendo». Un annuncio solenne nello stesso senso era già stato fatto qualche giorno prima da Carlos Antonio Lozada, uno dei membri del segretariato della guerriglia, il quale aveva annunciato che, per il momento, non è stata ancora definita la formazione delle liste ufficiali da presentare per il Senato e la Camera.

Il congresso che darà risposta a questa incognita si è aperto a Bogotá il 27 agosto e si occuperà di delineare il modello di politica economica che si intende presentare per le elezioni presidenziali, che si terranno in Colombia nel maggio 2018, così come il nome del partito. Inoltre, il primo settembre dovrà avanzare una proposta elettorale solida per quanto riguarda la politica agraria, l’ambiente, i giovani, lo sviluppo urbano e le pari opportunità, con l’obiettivo di presentarsi formalmente davanti alla società colombiana come un’alternativa di politica valida, con un programma stabile e con candidati propri.

Problema assai spinoso è rappresentato dalla scelta di quelli che saranno i futuri componenti del partito politico formato dalle FARC. Come ex combattenti hanno tutti uguale diritto a esserlo? Può un ex combattente di una guerriglia armata e con tanti omicidi sulle spalle legittimarsi davanti al popolo democraticamente? Sembrerebbe di sì, ma in teoria questo è un privilegio che avranno solo gli amnistiati, responsabili soltanto di crimini politici, mentre saranno esclusi coloro che sono stati condannati dalle Nazione Unite per grandi crimini di guerra. Dubbi riguardano anche quelli che saranno i futuri leader dell’ex guerriglia, la loro partecipazione ai molteplici appuntamenti elettorali presidenziali e legislativi del prossimo anno e alle possibili future alleanze con altre forze politiche, ma, soprattutto, il loro operato nelle istituzioni.

Esiste, inoltre, un acceso dibattito circa le forme di finanziamento della nuova formazione politica. Secondo gli accordi dell’Avana del 2016, come tutti gli altri partiti riceverà sostegno economico da parte dello Stato, ma sono già in tanti a mettere in dubbio il fatto che quest’ultimo rispetti l’impegno. Anche se il numero minimo di seggi che verrà occupato dalla nuova formazione politica nel Senato e nella Camera è già stabilito nello stesso trattato a prescindere dell’esito delle votazioni (cinque deputati in ogni organo istituzionale per almeno due legislature), le FARC dovranno avviare una massiccia campagna elettorale con l’obiettivo di conquistare un ampio sostegno al movimento e ai suoi ideali politici. L’opinione pubblica internazionale teme, inoltre, che l’ascesa al potere dell’ex guerriglia possa condurre la Colombia verso una situazione simile a quella venezuelana.

Al fianco del complesso processo di inserimento nella scena politica si sviluppa quello di reinserimento e integrazione nella società civile degli ex combattenti, che a tutt’oggi sono costretti a vivere, per motivi di sicurezza, in zone protette e isolate. Nelle ultime settimane si sono verificati diversi episodi sgradevoli per i militanti delle FARC, ora disarmati. L’ultimo è stato l’omicidio di Jesús Adán Mazo, capo delle milizie del Frente 18 della guerriglia, ucciso nel sonno con vari colpi d’arma da fuoco. Questo elemento di tensione si somma a quelli già presenti nella società colombiana come l’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), le frange dissidenti delle FARC stesse o le bande criminali legate al narcotraffico, che hanno una forte capacità di controllo sul territorio. Probabilmente è proprio per questo che la firma del trattato di pace delle FARC non ha avuto l’effetto desiderato sulla popolazione civile.

Potrà la società colombiana guarire tutte le ferite e superare il terrore e l’odio accumulato durante tanti anni? Ma soprattutto, potrà accettare questo cambiamento a cui sembra non ci siano alternative? Per il momento, sembrerebbe che la classe politica, distante come tante volte accade da alcune dinamiche sociali, stia imponendo un ritmo di adattamento molto veloce che non è detto che possa essere seguito da un popolo violentato per tanti decenni.

Le FARC hanno fatto parte del conflitto armato in Colombia per oltre mezzo secolo; in 53 anni hanno causato più di 200.000 morti. Adesso, nuovi orizzonti si sono disegnati per la ex guerriglia e insieme alla popolazione civile (che a sua volta deve proseguire un lungo e profondo percorso di perdono e autocritica) si cercherà di creare una situazione stabile che dovrebbe concludersi con la corretta e legittima incorporazione delle FARC nella società colombiana e nel suo sistema democratico.

Crediti immagine: Gobierno de Chile