La guerra in Ucraina continua a fare un numero impressionante di morti sia tra i civili che tra i militari. A lasciare la vita tra le schiere dei due eserciti ci sono molto spesso ragazzi di vent’anni, vittime predilette di ogni guerra della storia. Tuttavia, sembrerebbe che tra i caduti dell’esercito russo ci sia anche un alto numero di comandanti e alti ufficiali. Il 4 maggio, un articolo sul New York Times riferisce che la Russia avrebbe perso tra gli otto e i dieci generali del proprio esercito in soli tre mesi di conflitto: una cifra impressionante. Per comprendere la straordinarietà del dato, basti pensare che, durante la guerra in Afghanistan, l’armata sovietica perse “soltanto” cinque generali in ben dieci anni. L’altra notizia che riporta l’articolo del New York Times è altrettanto interessante: sembrerebbe che l’intelligence degli Stati Uniti abbia fornito alle forze ucraine informazioni utili all’eliminazione di suddetti generali. Lo scoop è stato prontamente smentito dalla portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Adrienne Watson che ha definito «irresponsabile» la pubblicazione di tale articolo sostenendo che le informazioni fornite dall’intelligence statunitense alle forze ucraine sono di natura esclusivamente difensiva.

Di certo l’uccisione di alti ufficiali russi rappresenta un vantaggio non indifferente per l’Ucraina sia sul piano militare che su quello propagandistico. Inoltre, non ci sono dubbi sulla capacità dell’intelligence statunitense di individuare ed eliminare bersagli di alto livello; basti pensare al generale iraniano Soleimani, colpito da uno strike aereo nel 2020, così come a diversi membri di spicco dell’ISIS. Questi elementi potrebbero avvalorare l’ipotesi di un coinvolgimento statunitense nonostante la smentita della Casa Bianca. Secondo le fonti del New York Times, l’invio delle informazioni da parte degli Stati Uniti all’Ucraina rientrerebbe in un piano più ampio allo scopo di fornire alle forze ucraine notizie in tempo reale sulla situazione sul campo e prevedere le possibili mosse russe. Nel caso esaminato dal quotidiano statunitense, Washington avrebbe fornito agli ucraini le posizioni delle unità mobili di comando dell’esercito russo, nelle quali operano gli alti ufficiali; le forze ucraine, dopo averle incrociate con le informazioni a loro disposizione, avrebbero provveduto a colpirle con la loro artiglieria e i loro droni. Tra i bersagli di tali attacchi sembra ci sia stato, sempre secondo il New York Times, anche il generale Valery Gerasimov, capo di Stato Maggiore russo che, tuttavia, sarebbe riuscito a sopravvivere all’attacco.

Da questa storia sorge però un dubbio: perché degli alti comandanti, che solitamente conducono le operazioni belliche da una sana distanza di sicurezza, sono così vicini al fronte ed esposti al pericolo? Inizialmente diverse fonti ritenevano che i generali russi fossero stati portati sul campo di battaglia per aumentare il morale delle truppe, evitare il diffondersi dell’indisciplina tra i ranghi e garantire l’esecuzione degli ordini. Un altro motivo sarebbe da ricondurre alla scarsa delegazione di autorità data ai sottoufficiali russi. Questi, infatti, contrariamente alle controparti nella NATO, eseguono gli ordini dall’alto senza avere il potere di impartirli di loro iniziativa. Un tale sistema provoca lentezza nelle manovre militari e necessita di una comunicazione costante tra il comando e il campo di battaglia. Da qui scaturisce uno dei più grandi problemi che stanno riscontrando le forze di Mosca: le loro comunicazioni sono pesantemente soggette a intercettazioni, su diversi livelli, da parte dell’intelligence ucraina e di quelle occidentali. L’attività di intercettazione delle comunicazioni consente agli ucraini di prevedere le mosse del nemico, un vantaggio di cui già Sun Tzu evidenziava l’importanza ne L’arte della guerra. Si ritiene che questa sia un’ulteriore ragione che ha costretto i generali russi a spostarsi in prossimità delle truppe, ponendosi in una situazione di rischio e cadendo in un numero che non trova precedenti dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Tuttavia, i problemi legati alle comunicazioni non si esauriscono qui. L’esercito russo soffre della mancanza di sistemi di comunicazione criptata, in parte perché distrutti dagli attacchi ucraini, in parte perché non disponibili in numero sufficiente tra le truppe. Questo deficit ha costretto i russi a basare le proprie comunicazioni su canali radio ad alte frequenze (HF) non criptate le quali rendono i messaggi vulnerabili alle intercettazioni. Anche portarsi lo smartphone sul campo di battaglia può diventare un elemento di alto rischio. L’utilizzo dei cellulari, infatti, rende possibile la triangolazione degli interlocutori che, in guerra, diventano bersagli. È in questo modo che intelligence e forze ucraine sono in grado di individuare la posizione e i movimenti di carri armati e altri mezzi militari russi e, in seguito, distruggerli. Così come alla guida, anche sul campo di battaglia l’utilizzo del cellulare si sta rivelando fatale ed è probabile che l’uccisione dei generali russi sia stata possibile proprio grazie a tale vulnerabilità delle comunicazioni.

Oltre alle intercettazioni e alla triangolazione di bersagli, le comunicazioni russe sono state soggette ad attività di jamming, ovvero di disturbo delle frequenze radio e interferenze. Sono stati riportati diversi casi, piuttosto singolari, di jamming sulle frequenze russe da parte degli ucraini: ad esempio, la trasmissione di prese in giro, insulti e inviti ad “andare a casa” rivolti ai soldati russi. In altri casi gli ucraini sono riusciti a trasmettere musica heavy metal sui canali di comunicazione russi durante fasi di combattimento. Seppure la cosa possa risultare singolare e a tratti comica, impedire lo scambio di informazioni tra le unità durante un’azione di combattimento provoca gravi limitazioni alle truppe poiché non ne consente il coordinamento. Le forze della NATO hanno preso atto dell’efficacia di tali azioni di disturbo e intercettazione delle comunicazioni e si sono adoperate fin da subito per supportare l’Ucraina in tal senso. Attraverso velivoli appositi che sorvolano costantemente il confine orientale della Polonia, le forze statunitensi sono in grado di contribuire alle attività di intercettazione e disturbo delle frequenze russe.

Anche l’esercito ucraino sta, tuttavia, soffrendo di simili debolezze legate alle comunicazioni non criptate e si è, dunque, rivelato anch’esso vulnerabile alle intercettazioni nemiche. Inoltre, i russi hanno schierato sistemi mobili di guerra elettronica per disturbare i segnali radio e radar. Uno di questi mezzi, un Krasukha-4, è stato ritrovato danneggiato ma funzionante nella periferia di Kiev il 22 marzo. Il sistema, in grado di disturbare diversi segnali satellitari, radar terrestri, UAV e droni, è stato prontamente spedito negli Stati Uniti per una analisi approfondita. Washington ringrazia e ricambia prontamente annunciando, il 6 maggio, l’invio di dispositivi per il jamming elettronico per un valore di 150 milioni di dollari all’esercito ucraino. Seppure negli ultimi anni gli Stati Uniti si siano adoperati molto per modernizzare e rendere più sicura la rete di comunicazione ucraina, sarà la prima volta che gli americani forniranno al Paese dei dispostivi per la cosiddetta guerra elettronica.

Questi tre mesi di conflitto in Ucraina hanno dato una chiara dimostrazione di come, nelle guerre odierne, lo strumento militare “classico” risulta inefficiente e vulnerabile se non adeguatamente supportato da sistemi di comunicazione criptata ed electronic warfare_._ Ciò spiegherebbe parzialmente il fallimento dell’offensiva russa e allo stesso tempo mostra una via percorribile dall’Ucraina per poter combattere questa guerra pur non disponendo di enormi colonne di carri armati o poderosi arsenali missilistici.

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