In office but not in power è un’espressione britannica molto calzante per la situazione attuale di Liz Truss che si potrebbe tradurre, in carica ma non al potere. Sarebbe difficile definire in altro modo la condizione dell’attuale leader del Partito conservatore, costretta nel giro di poche settimane a rimangiarsi tutto il suo programma di governo e a licenziare il suo più fedele alleato, il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng. Il tutto nel, per ora vano, tentativo di rassicurare i mercati circa la stabilità finanziaria e fiscale del Regno Unito, che sta affrontando un gigantesco “attacco” da parte dei mercati che hanno accolto in maniera drammatica la manovra di bilancio varata a fine settembre dall’appena insediato governo Truss. La promessa di garantire al contempo un gigantesco taglio di tasse alle aziende e ai redditi più alti e un imponente piano di aiuti a famiglie e aziende per il caro bollette hanno fatto crollare la sterlina e costretto la Bank of England a svariate decine di miliardi di acquisti di titoli di Stato britannici per evitare che fallissero i fondi pensione e che lo Stato andasse in crisi di liquidità. Allo stesso tempo la Banca centrale britannica è stata costretta ad alzare i tassi di interesse, generando una crescita significativa dei mutui.

La pressione politica generata da questa situazione è diventata intollerabile per Truss, che è stata costretta a rinunciare prima all’abolizione dell’aliquota del 45% per i redditi più alti e poi anche al mantenimento dell’aumento della tassa sui profitti delle aziende: i due punti chiave della campagna per la leadership conservatrice, in cui Truss contestava a Rishi Sunak proprio l’aumento delle tasse e l’impostazione troppo regressiva della sua politica fiscale da cancelliere dello Scacchiere. Questo ha fatto insorgere non solo buona parte dell’opinione pubblica, ma anche e soprattutto il gruppo parlamentare conservatore che, vale la pena ricordarlo, non aveva appoggiato a maggioranza Liz Truss ma Sunak e che ora si domanda in maniera sempre più insistente quale legittimità abbia la prima ministra adesso che la sua politica fiscale si è dimostrata così disastrosa.

In un estremo tentativo di calmare i mercati e il proprio partito la prima ministra ha incaricato Jeremy Hunt di assumere il ruolo di cancelliere dello Scacchiere. Hunt è una delle figure più autorevoli dei Tories, già ministro degli Esteri e principale oppositore di Boris Johnson nella corsa alla leadership del 2019. Come prima azione da cancelliere Hunt ha sostanzialmente annullato tutto il programma del governo: ha cancellato nei fatti tutti i tagli di tasse e ridotto da due anni a sei mesi il contributo a sostegno delle famiglie e delle imprese per il caro bollette. E non sarà questa l’ultima tappa del nuovo corso: è previsto un nuovo periodo di austerità, con tagli alla spesa pubblica per far fronte alla crisi attuale. Insomma, l’inverso di quel “crescita, crescita, crescita” proposto appena due settimane fa alla Conference dei Tories dalla leader. Questo nell’estremo tentativo di restaurare un minimo di fiducia nei confronti del governo ed evitare che la Bank of England sia costretta ad aumentare nuovamente i tassi.

Vedremo se questa disperata manovra avrà successo, altrimenti è davvero difficile che Liz Truss possa mantenere il suo incarico a Downing Street, il che sarebbe davvero paradossale considerando che è al governo da poche settimane.

Immagine: Liz Truss (7 ottobre 2022). Crediti: Alexandros Michailidis / Shutterstock.com

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