Dopo un anno dall’invasione russa dell’Ucraina molte cose sono cambiate sul piano militare tranne una: la Russia continua ad essere superiore all’Ucraina in quanto ad aviazione. Gli ucraini, infatti, non hanno attualmente la capacità di sfidare i russi nei cieli. Certo, grazie all’importante supporto militare dell’Occidente, l’Ucraina viene rifornita di diversi sistemi di difesa aerea, tra cui le batterie antiaeree italiane e francesi, che le consentono di abbattere missili e caccia russi che ne sorvolano i cieli. Tuttavia, per portare la sfida a un piano superiore, quello dell’aria, Kiev chiede all’Occidente di inviare gli aerei da combattimento di cui può disporre. Il ministro della Difesa ucraino, Oleksij Reznikov ritiene infatti che i caccia potrebbero accelerare la liberazione dell’Ucraina e salvare molte vite umane.

La richiesta ucraina fa seguito a quelle accorate di Zelenskij per i carri armati Leopard che, nonostante gli iniziali timori della Germania, l’Ucraina ho ottenuto anche se, al momento, più nelle parole che nei fatti poiché sul campo di battaglia, di Leopard, se ne sono visti solo pochi esemplari; stessa cosa vale per i carri armati americani M1 Abrams che probabilmente non vedranno il fronte fino all’inizio del prossimo anno.

Ad ogni modo, risolto il nodo carri armati, da circa un mese il dibattito sembra essersi focalizzato sull’ipotesi di fornire aerei da combattimento a Kiev. È della scorsa settimana la notizia che la Polonia consegnerà a Kiev dei caccia MiG-29 di fabbricazione sovietica, i primi 4 già nei prossimi giorni. Le ha subito fatto eco la Slovacchia, che ha annunciato anch’essa l’imminente trasferimento di MiG-29 all’Ucraina, che in totale dovrebbe così riceverne 33.

Anche questa volta Varsavia si conferma una solida alleata di Kiev, nonché apripista nell’invio di ulteriori tipologie di armamenti. È possibile, infatti, che nelle prossime settimane altri Paesi valutino che nei loro hangar ci sono aerei di cui possono fare a meno e decidano di offrirli agli ucraini. Tra questi ci potrebbe essere anche l’Italia che, al momento, sta mandando in pensione i propri AMX Ghibli. Questi velivoli, piuttosto datati ma affidabili, potrebbero però essere utili solo per missioni di supporto alle truppe a terra e non per conquistare la supremazia aerea cercata da Kiev. Inoltre, se addestrare i carristi che utilizzeranno i Leopard non sarà un’operazione semplice, addestrare i piloti ucraini ad utilizzare aerei di fabbricazione occidentale sarebbe un’impresa di gran lunga più complessa. La Polonia invece dispone dei MiG-29, gli stessi caccia di fabbricazione sovietica in dotazione all’aviazione di Kiev e, dunque, i piloti ucraini non necessiteranno di alcun addestramento per operare tali velivoli.

Il Mig-29, nonostante la sua produzione risalga ormai alla fine degli anni Ottanta, è ancora largamente utilizzato dalle forze aeree di molti Paesi, tra cui la stessa Russia. Tuttavia, Mosca dispone di molti più caccia rispetto all’Ucraina e di modelli ben più moderni come i MiG-35 e i nuovissimi Sukhoi Su-57, fiore all’occhiello dell’aviazione russa. I datati MiG-29, per quanto utili in altre tipologie di missione, non possono molto negli scontri diretti (cosiddetti dogfights) contro tali velivoli. Per questa ragione Kiev ha chiesto altri modelli di caccia in dotazione alle forze NATO, più moderni ed avanzati, tra cui gli F-16 e F-35 dagli Stati Uniti e gli Eurofighter e i Tornado dai Paesi europei. Per quanto concerne gli Stati Uniti, il presidente Biden si è subito mostrato contrario all’eventualità di fornire degli F-16 a Kiev e dall’Europa, al momento, non sembrano esserci segnali di apertura in tal senso. L’invio di tali aerei comporta troppi rischi sia per le possibili implicazioni internazionali sia per l’eventuale cattura dei velivoli da parte dei russi, i quali ne potrebbero così approfittare per studiarne la tecnologia. Da ultimo, l’invio di tali velivoli necessiterebbe di istruttori qualificati per addestrare i piloti ucraini e, come già detto, di tempo affinché questi li possano operare, almeno un anno. L’obiettivo di Kiev di contrastare la superiorità area russa attraverso il dominio dei cieli da parte delle forze aeree ucraine sembra decisamente lontano dall’essere possibile.

Molti esperti concordano che la strategia migliore per l’Ucraina sia quella adottata finora, ovvero il negare l’uso del cielo ai russi attraverso i sistemi antiaerei. Gli ucraini, infatti, hanno imparato ad usare con grande destrezza tali armamenti e sono in grado di spostarli con celerità dopo ogni attacco in modo da non farsi individuare. I russi, impossibilitati a raccogliere i frutti della loro supremazia aerea, si sono visti dunque costretti ad un cambio di strategia tramite un massiccio utilizzo di missili e droni. Obiettivo russo è quello di costringere gli ucraini ad utilizzare i loro preziosi e limitati missili antiaerei fino all’esaurimento per abbattere missili e droni russi, consentendo così all’aviazione di Mosca di risparmiare i propri caccia. Se le scorte antiaeree ucraine dovessero terminare, i russi sarebbero poi liberi di volare sui cieli dell’Ucraina esercitando così quella supremazia aerea tanto agognata, ma mai raggiunta, anche a causa di una certa disorganizzazione e scarsa capacità di adattamento della loro aviazione.

Per evitare che si realizzi questa eventualità c’è solo una strada: continuare a garantire all’Ucraina un flusso costante di sistemi antiaerei e, soprattutto, delle relative munizioni. È l’ennesimo braccio di ferro tra l’industria bellica russa e quelle occidentali, una sfida in cui, per ora, gli aerei da combattimento di fabbricazione occidentale restano in panchina.

Immagine: La preparazione per il volo del caccia MiG-29 dell’Aeronautica militare ucraina, Vasyl′kiv, Ucraina (25 luglio 2017). Crediti: Volodymyr Vorobiov / Shutterstock.com

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