L’Unione Europea, la Germania, la Francia e il Regno Unito hanno invitato gli Stati Uniti a non coinvolgere le imprese europee nelle sanzioni USA contro l’Iran. In una lettera inviata al segretario di Stato Mike Pompeo e al segretario al Tesoro Steven Mnuchin all’inizio di giugno, i Paesi europei avevano chiesto, in quanto alleati, che non fossero lesi i loro interessi strategici nella regione. Le sanzioni, infatti, danneggerebbero fortemente le grandi imprese europee che già hanno investito o che erano intenzionate a investire in Iran.

L’iniziativa si inserisce nel quadro del tentativo europeo di dare continuità all’accordo sul nucleare con l’Iran (Joint Comprehensive Plan Of Action, JCPOA) da cui gli Stati Uniti sono usciti l’8 maggio. Arriva però in un momento di grande tensione nei rapporti con l’alleato americano sul tema dei rapporti commerciali e dei dazi, come è apparso evidente durante il vertice G7 di Charlevoix. Se da un lato Trump pare non intenda fare concessioni (il riequilibrio del disavanzo commerciale è al centro dell’interesse dell’amministrazione) dall’altro sembra ancor più difficile che ci siano spazi per una mediazione a favore delle imprese europee che rischiano di essere coinvolte dalle sanzioni contro l’Iran.

Già oggi le grandi imprese europee risentono della situazione che si potrebbe creare e la temono: ad esempio, la Total, la più importante compagnia petrolifera francese, abbandonerà il suo progetto da 4,8 miliardi di dollari di investimenti in Iran, nel grande giacimento di gas di South Pars, a meno che non sia concessa una deroga all’accordo da parte di Washington.

Gli Stati Uniti però non sembrano intenzionati ad ammettere eccezioni e le possibilità di trovare strumenti giuridici per non subire la pressione americana appaiono piuttosto fragili. Tutto questo insieme di cambiamenti potrebbe portare ad una ridefinizione della presenza dei diversi attori internazionali dell’area: i cinesi, ad esempio, sono pronti ad inserirsi in questo spazio, investendo fortemente in Iran e diventando uno dei partner più importanti di un’economia in difficoltà.

Crediti immagini: da The White House from Washington, DC [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

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