La Commissione europea ha avanzato una nuova proposta relativa alle politiche migratorie per sostituire il regolamento di Dublino del 2013. Il piano è stato annunciato mercoledì 23 settembre dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen come una soluzione europea che mira a restituire fiducia e solidarietà fra gli Stati membri e ad aumentare presso i cittadini la credibilità delle istituzioni comunitarie. Il piano è stato poi illustrato nelle sue linee generali dalla commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson e dal vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas: prendendo atto che la gestione dei flussi migratori pesa soprattutto su alcuni Paesi che affacciano sul Mediterraneo (Italia, Grecia, Malta, Spagna) e che il sistema della redistribuzione delle quote non ha funzionato per la forte opposizione di alcuni Paesi centroeuropei, il piano si basa su una forma flessibile ma obbligatoria di solidarietà da parte degli altri Stati membri verso i Paesi più esposti. In pratica dovranno contribuire alla gestione collettiva del fenomeno o attraverso il ricollocamento o attraverso la condivisione delle spese. Se non vogliono accogliere persone nel loro territorio dovranno quindi contribuire ai costi dei rimpatri di coloro che non hanno diritto o comunque sostenere economicamente i Paesi che accolgono. Inoltre il regolamento di Dublino verrà superato in alcuni casi, per cui la responsabilità della gestione del migrante non sarà necessariamente attribuita al Paese di primo ingresso ma piuttosto a quello in cui ha parenti oppure in cui ha studiato o già lavorato.

La proposta cerca di trovare un compromesso fra la difficoltà dei Paesi che affrontano i flussi migratori e si trovano in una situazione di emergenza e l’intransigenza di quelli che rifiutano l’accoglienza e non vogliono essere coinvolti. Un compromesso non facile che prevede la parziale insoddisfazione di tutti; i Paesi dell’Europa meridionale auspicavano un’obbligatorietà dei ricollocamenti e un superamento più drastico del regolamento di Dublino, poiché nella maggioranza dei casi sarà comunque il primo Paese d’ingresso a processare le domande anche se per la collocazione dei migranti entreranno in gioco invece altri fattori come il ricongiungimento familiare, l’interesse dei minori, le esperienze pregresse. Per questo motivo, il governo italiano ha mostrato una moderata soddisfazione, auspicando ulteriori passi avanti verso una gestione europea condivisa fino in fondo.

D’altro canto, il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è affrettato a dire che è proprio la logica del piano ad essere sbagliata, perché si pone l’obiettivo di gestire le migrazioni e non di bloccarle. Ed è probabile che questa impostazione sarà condivisa dagli altri Paesi del Gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) e dall’Austria. La proposta, definita dallo stesso Schinas un compromesso fra le diverse sensibilità, deve essere dunque probabilmente interpretata come la base di future trattative fra gli Stati: la decisione effettiva sulle politiche migratorie spetterà infatti al Parlamento europeo e al Consiglio europeo, dove avranno voce gli Stati membri.

L’ispirazione del piano, fortemente voluto da Angela Merkel, è quella di trovare un punto stabile di incontro fra Paesi europei che tenga conto delle diverse istanze, evitando discussioni sulle singole emergenze. La trattativa sarà difficile ma non può essere troppo lenta, perché le questioni sul tappeto sono urgenti; giovedì 24 settembre, il giorno dopo l’annuncio di Ursula von der Leyen, Amnesty International ha pubblicato un suo rapporto sulla situazione dei migranti in Libia, da titolo significativo Tra la vita e la morte, che denuncia un sistema di abusi e di continue violazioni dei diritti umani, tra cui torture, violenze sessuali e lavoro forzato. Per alcuni attivisti, il limite del piano è quello di ricercare la solidarietà fra Paesi europei e non esprimere fino in fondo la propria vicinanza a chi si trova in condizioni veramente estreme.

Immagine: Ursula von der Leyen, presidente eletto della Commissione europea parla alla plenaria (27 novembre 2019). Crediti: Creative Commons license CC-BY-4.0 © European Union 2019, attraverso www.flickr.com

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