La guerra in corso in Ucraina ha accentrato comprensibilmente l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica internazionale; la violenza del conflitto, l’alto numero di vittime anche civili, il coinvolgimento diretto della Russia, potenza nucleare, e il supporto degli Stati Uniti e dei loro alleati all’Ucraina, indicano la rilevanza globale dello scontro ed evocano lo spettro di una terza guerra mondiale, dalle conseguenze devastanti. Questa situazione mette in ombra i numerosi conflitti armati che sono in corso nel mondo, che rischiano di essere del tutto dimenticati, nonostante comportino gravi conseguenze umanitarie e rappresentino un pericolo permanente per la pace, non soltanto a livello locale. Pensiamo all’Etiopia, allo Yemen, alla Siria, alla Libia, al Sahel e ad altre situazioni potenzialmente esplosive come l’Afghanistan, il Kurdistan iracheno, la Palestina, il Nagorno-Karabakh, la Nigeria, il Sudan, la Somalia, il Myanmar. Aree dove i conflitti sono caratterizzati dall’alternarsi di periodi di violenti scontri armati e altri di fragile tregua, ma che sono lontani dall’essere risolti. Alcune crisi vanno avanti da diversi anni, altre sono invece più recenti ed è difficile valutarne gli esiti.

In Yemen è in corso dal 3 aprile una tregua di due mesi, patrocinata dall’ONU e legata al ramadan; è la prima volta che tacciono stabilmente le armi dopo quasi otto anni di una guerra che ha visto opporsi il governo di Abd Rabbuh Mansur Hadi, appoggiato da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita e i ribelli sciti Houthi, sostenuti dall’Iran. Un conflitto durissimo che ha devastato il Paese; 150.000 yemeniti hanno perso la vita negli scontri armati o a causa dei bombardamenti aerei, mentre le vittime complessive, dirette e indirette del conflitto che ha favorito carestia ed epidemie, sono più di 370.000. Su una popolazione di 31,9 milioni di persone, secondo l’ONU, 23,4 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria e 17,4 milioni, cioè più della metà del totale, sono in condizioni di insicurezza alimentare. La tregua in corso è anche collegata al mutato clima nella sfida egemonica tra Iran e Arabia Saudita, che ha visto negli ultimi mesi alcuni timidi segnali di dialogo; nondimeno la prudenza è d’obbligo di fronte al fallimento di tutti i tentativi di soluzione diplomatica operati dalle Nazioni Unite in questi anni. Siria e Libia vivono momenti di relativa calma che però si basano sulla divisione del territorio fra le parti in causa senza che si riesca a ristabilire un potere unitario e un autentico, democratico, processo di pacificazione. La situazione umanitaria della Siria è tutt’ora drammatica: con 6,5 milioni di sfollati interni e altrettanti profughi, più della metà della popolazione non vive nella propria casa.

In generale, il continente africano appare come il luogo dove la situazione è più esplosiva, in quanto le guerre fra le diverse popolazioni sono spesso contaminati dall’insorgenza fondamentalista, che sembra riorganizzarsi, anche perché l’attenzione della comunità internazionale è sicuramente diminuita. Anche nel conflitto fra il governo etiope e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF, Tigray People’s Liberation Front) è in corso una fragile tregua, per consentire agli aiuti umanitari di soccorrere le popolazioni civili, ormai allo stremo. Lo scontro non pare però affatto risolto e lascia una pesante eredità di vittime, distruzioni e gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, le violenze esplose a fine aprile a Gondar, nella regione Amhara, con attacchi alla comunità musulmana che hanno causato ventuno morti e circa centocinquanta feriti, rendono evidente la complessità della situazione nel Paese e il forte rischio di una disgregazione complessiva.

Nel tracciare un profilo dei conflitti in corso, non bisogna inoltre dimenticare che molte tensioni si inseriscono nel solco di una rivalità strategica che vede la contrapposizione fra Cina e Stati Uniti, in uno scenario che ha evocato, secondo alcuni osservatori, la guerra fredda. Come l’esperienza del Donbass, dello Yemen, della Libia, della Siria, ci hanno mostrato, nelle guerre locali entrano in gioco, con propri interessi, le potenze regionali e spesso anche quelle globali che rischiano di non aiutare la soluzione politica dei conflitti, ma piuttosto di approfondirli e di allargarli.

Immagine: Edifici distrutti dagli attacchi aerei, Sa’ada, Yemen (5 agosto 2015). Crediti: OCHA / Philippe Kropf [Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)], attraverso www.flickr.com

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