Tra non poche incertezze, carenze ed anche pure illazioni nel campo dell’informazione, gli sviluppi di cui siamo a conoscenza sulla situazione a Shanghai nella strategia della lotta al Covid-19 restano – quantomeno per chi scrive – per vari aspetti indecifrabili: ma in ogni caso, ciò che la popolazione della città si è trovata e si trova di fronte – e che la comunità internazionale osserva da lontano – è senza dubbio in generale qualcosa di terribilmente aspro e drammatico per quanto riguarda i principi essenziali della vita umana.

Innanzitutto, può essere utile ricordare sommariamente alcuni dati relativi a Shanghai: la città ha ormai superato largamente i 25 milioni di abitanti e la densità media (aree urbane suburbane) è di circa 4000 abitanti per km2: essa è tuttavia il risultato di dati fortemente polarizzati, con zone che superano di non molto i 1000 ed altre (Huangpu, Hongkou) che superano i 30.000. Coloro che hanno più di 60 anni rappresentano oltre il 23% del totale, ponendo la città assieme a Pechino ampiamente al di sopra della media nazionale, anche se qui l’aspettativa di vita è di oltre 83 anni, assai superiore alla media nazionale.

Al di là degli aspetti più strettamente sanitari, il nodo del problema è se le drastiche misure adottate a Shanghai, imperniate sulla cosiddetta strategia “Covid zero”, siano o meno sostenibili – sul piano sanitario, economico-sociale ed umano – ai fini del conseguimento degli obiettivi posti, anche alla luce del fatto che il 2022 appare un anno cruciale sul piano politico per la Cina, in particolare con il programmato XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese (PCC) previsto in autunno. Cercheremo qui di mettere in luce alcuni elementi che possono essere di interesse al riguardo, valutando sia le certezze (la posizione ufficiale cinese) sia dubbi e critiche emerse sia all’interno che in campo internazionale.

Le certezze

Il 5 maggio, una riunione del Comitato permanente del Politburo del Partito comunista cinese – il cuore del sistema politico decisionale  – presieduta da Xi Jinping ha riaffermato con forza la determinazione di portare avanti la strategia di una “politica dinamica Covid zero” confermando allo stesso tempo l’esigenza vitale di non abbassare la guardia in quanto ciò porterebbe ad un drammatico balzo dei contagi e dei decessi e mettendo in evidenza come tutto il partito debba sentirsi impegnato in prima linea nella battaglia senza dubbi ed esitazioni.

La riaffermazione di tale strategia appare legata a due elementi essenziali. Il primo, di carattere politico, è dato dal fatto che la vittoria o meno nella lotta contro il Covid-19 è un passaggio molto importante ai fini della dimostrazione delle capacità della leadership di vincere questa vitale battaglia dimostrando la propria competenza e riassicurando gli abitanti di Shanghai (e più in generale i cinesi) del fatto che i sacrifici sono stati e sono necessari ai fini del successo finale, e ciò tanto più in una fase in cui fattori quali il conflitto in Ucraina e le tensioni con l’Occidente stanno avendo un inevitabile impatto sulle prospettive future del Paese.

Il secondo, di carattere più strettamente sanitario, è legato al fatto che la strategia “Covid zero” appare basata su una serie di studi ed analisi scientifiche realizzate da ricercatori cinesi (e tra queste quella della Fudan University di Shanghai) e, in alcuni casi, pubblicate o in corso di pubblicazione su riviste internazionali. Tali studi sottolineano in generale come, considerando insufficiente la protezione fornita dalle campagne di vaccinazione attuate – soprattutto per quanto riguarda considerevoli porzioni della popolazione anziana non vaccinata –, nonché le carenze nelle capacità di accoglienza ospedaliera dei casi più gravi in varie parti del Paese, di fronte ad una massiccia esplosione (il termine utilizzato è “tsunami”) dei contagi l’abbandono di tale strategia condurrebbe al serio rischio di arrivare a oltre 100 milioni di contagi, 5 milioni di ospedalizzazioni e circa 1,5 milioni di decessi. In tal senso, insomma, la “battaglia di Shanghai” viene considerata un test fondamentale.

Allo stesso tempo, alcuni di tali studi sottolineano come sarebbe comunque possibile, quantomeno in prospettiva, puntare di più sull’estensione delle campagne di vaccinazione e sull’impiego di antivirali al fine di impedire possibili collassi del sistema sanitario.

I dubbi e le critiche

Proprio pochi giorni dopo la riunione del Comitato permanente del Politburo sono giunte alcune importanti critiche alla strategia cinese da parte di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). A suo parere, tale strategia è insostenibile considerando in particolare il carattere mutevole del virus: forti dubbi e critiche che ‒ ha messo in luce Ghebreyesus – sono state trasmesse alle controparti cinesi suggerendo un mutamento di strategia. La reazione cinese è stata pronta e non meno aspra, indicando che il direttore dell’OMS dovrebbe avere una visione oggettiva della politica cinese contro il virus evitando di fare considerazioni irresponsabili. Il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha poi rincarato la dose affermando che la strategia adottata è quella più adeguata alle condizioni nazionali.

Dubbi e critiche interni sono invece stati sollevati da un gruppo di professori universitari cinesi, guidati dal noto costituzionalista Tong Zhiwei della East China University of Political Science and Law: a loro parere, a Shanghai si è in presenza di «misure restrittive eccessive» le quali rischiano seriamente di portare a sviluppi legali disastrosi, misure che sono figlie di abitudini radicate tra i leader cittadini di usare in modo estremo il loro potere. In risposta a tali posizioni, Sun Xiaodong – vicedirettore del Centro per il controllo e la prevenzione sanitari di Shanghai – ha affermato che le politiche in atto sono in pieno accordo con le leggi e norme vigenti, mettendo altresì in luce come non fosse possibile agire diversamente tenendo soprattutto conto dei numerosi casi di positività tra persone che condividono bagni e cucine.

Immagine: Cittadini cinesi si sottopongono al test per il Covid-19, Shanghai, Cina (28 marzo 2022). Crediti: Robert Way / Shutterstock.com

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