Il presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed, noto anche come Farmajo, ha firmato nella serata di martedì 13 aprile una legge che proroga per altri due anni il suo mandato e quello del governo in carica. Una decisione che ha destato contrarietà e preoccupazione all’interno della comunità internazionale e ha diviso le fragili istituzioni somale. Infatti i due rami del Parlamento hanno espresso un orientamento diverso: la Camera bassa ha votato a grande maggioranza a favore della proroga, mentre la Camera alta ha definito l’iniziativa incostituzionale. L’opposizione somala, guidata dall’ex primo ministro Hassan Ali Khaire, ha fortemente protestato evocando il rischio che il Paese precipiti nel caos. La frattura interna alle istituzioni è evidenziata anche dal tentativo del capo della polizia di Mogadiscio e della regione di Banadir, Saadaq Omar Hassan, di impedire il voto della Camera bassa attraverso la chiusura di tutte le strade che conducono al palazzo del Parlamento; i deputati sono riusciti lo stesso a riunirsi e a votare lunedì 12 aprile e Saadaq Omar Hassan è stato immediatamente rimosso dal suo incarico.

Il mandato di Mohamed Abdullahi Mohamed è scaduto l’8 febbraio e per le opposizioni il suo ruolo è ormai delegittimato. Il conflitto tra le diverse parti politiche si è innestato intorno alla data e alla modalità di svolgimento delle prossime elezioni generali: le diverse componenti della società e delle istituzioni non sono riuscite ad accordarsi. Le elezioni parlamentari dovevano tenersi nel 2020 ma diverse difficoltà - tra la pandemia causata dal Covid-19, la carestia dovuta all’invasione delle locuste, l’insorgenza armata islamista di al-Shabaab, i forti contrasti tra le diverse componenti del Paese e fra gli Stati che compongono la federazione somala - hanno causato il rinvio. Del resto, nelle intenzioni delle autorità somale, le nuove elezioni dovrebbero rappresentare un ritorno al suffragio universale e un superamento di un governo basato su accordi fra componenti etniche, per avviare una nuova stagione democratica nel Paese. Un percorso che le attuali condizioni non rendono agevole e che sono aggravate dal sospetto che il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed coltivi non soltanto una legittima aspirazione a un nuovo mandato ma anche tentazioni autoritarie.

Il presidente si è impegnato a far svolgere le elezioni durante i due anni di proroga, ma all’opposizione appare un’indicazione troppo ampia e troppo vaga. Forti preoccupazioni sono state espresse negli Stati Uniti dal segretario di Stato Anthony Blinken che ha dichiarato di essere «profondamente deluso» da questa evoluzione della situazione somala; in assenza di un ripensamento, gli Stati Uniti non escludono la possibilità di sanzioni e di un generale cambiamento delle relazioni bilaterali, con restrizioni sui visti e altre misure. Anche l’Unione Europea e il Regno Unito hanno criticato la decisione di prorogare il mandato del presidente e del governo, prospettando di attenuare i propri impegni a favore della Somalia. A fronte di queste prese di posizione, il ministero degli Esteri somalo ha diramato un comunicato in cui respinge ogni tentativo di ingerenza negli affari interni somali basato sull’assistenza umanitaria.

Già in passato Mohamed Abdullahi Mohamed aveva denunciato pressioni dall’estero che influenzavano negativamente le trattative sulle elezioni, tra l’altro accentuando i contrasti con gli Stati del Puntland e del Jubaland, in cui è coinvolto anche il Kenya. La preoccupazione della comunità internazionale riguarda anche il riavvicinamento registrato negli ultimi mesi tra i Paesi del Corno d’Africa, in particolare Somalia, Eritrea e Etiopia, che però non sembra prospettare sviluppo democratico, pace e stabilità. Nonostante le smentite del governo, ricorre la voce, anche all’interno del Paese, che soldati somali siano stati impegnati nella guerra del Tigrai, a fianco delle forze etiopi ed eritree impegnate contro il TPLF (Tigray People’s Liberation Front) nelle ultime settimane del 2020 e che ci siano state anche numerose perdite di vite umane. I soldati erano reclute che si trovavano in Eritrea per addestramento. Il percorso della Somalia verso la pace, la stabilità e la democrazia e per una rinascita economica e civile si scontra con la carestia e la pandemia, ma anche con diversi ostacoli esterni e divisioni interne.

Immagine: Mohamed Abdullahi Mohamed (26 gennaio 2019). Crediti: AMISOM Public Information [CC0 1.0 Universal (CC0 1.0)Public Domain Dedication], attraverso flickr.com

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