La comunicazione fra Russia e Stati Uniti non è del tutto interrotta, nonostante l’asprezza del conflitto in corso in Ucraina che, pur senza un coinvolgimento diretto della NATO, la vede fortemente implicata nel sostegno a Kiev, generando a livello globale un clima che ricorda la guerra fredda. Il pericoloso incontro ravvicinato avvenuto a fine ottobre nel Mar Mediterraneo fra un ricognitore russo e la portaerei George H.W. Bush, e di cui solo adesso si è avuta notizia, è un indicatore di una tensione permanente e del rischio di incidenti con conseguenze importanti. Al vertice NATO di Bucarest di martedì 29 e mercoledì 30 novembre, i ministri degli Esteri dei Paesi membri hanno ribadito il loro sostegno militare all’Ucraina e interventi volti a favorire il ripristino delle infrastrutture energetiche danneggiate dai bombardamenti russi.  Inoltre, sul tavolo atlantico c’è il rafforzamento in prospettiva del fronte orientale dell’Alleanza. Decisioni e intenti che non possono ovviamente essere graditi a Mosca.

Nondimeno l’incontro di Bucarest ha messo in evidenza come gli Stati Uniti non siano disposti a seguire fino in fondo la linea intransigente di Zelenskij, che ha chiesto più armi e più velocemente, riferendosi in particolare a strumenti di difesa aerea, cioè missili terra aria, come i Patriot, in grado di contrastare gli attacchi russi. Una fornitura che gli Stati Uniti non vogliono avviare, per timore di un allargamento e di un approfondimento del conflitto. Un contrasto che ha una valenza importante, perché in prospettiva si crea un’alternativa fra uno sforzo indirizzato esclusivamente a una effettiva vittoria militare e una forte pressione capace di costringere i russi a trattare su basi favorevoli a Kiev. Washington manda dunque un segnale che, nonostante i reciproci, continui attacchi, Mosca non può ignorare. I contatti fra Stati Uniti e Russia si iscrivono quindi in una volontà comune di non far precipitare la situazione verso un conflitto generale e di lasciare aperto uno spiraglio a una soluzione negoziale. La cosiddetta linea de-conflittuale sarebbe stata utilizzata, anche se una volta sola, per evitare una degenerazione dello scontro presso la centrale di Zaporižžja. Inoltre, ci sono stati recentemente contatti diretti anche fra i ministri della Difesa Lloyd Austin e Sergej Šojgu, tra il capo di Stato Maggiore USA Mark Milley e l’omologo russo Valerij Gerasimov e tra i servizi segreti.  Addirittura, Mosca e Washington avrebbero esercitato recentemente una pressione comune sul PYD (Partiya Yekîtiya Demokrat, Partito dell’Unione Democratica) organizzazione curda vicina al PKK e presente nel Nord della Siria, per sollecitare un loro ritiro dalle zone vicine al confine con la Turchia ed evitare quindi le operazioni terrestri annunciate da Ankara. Questi contatti sono importanti indicatori; benché si respiri un clima fortemente ostile tra le due superpotenze, rimane uno spazio per negoziare sia a livello locale sia a livello globale e impedire escalation dense di conseguenze.

Immagine: Da sinistra, Sergei Šojgu e Vladimir Putin (30 luglio 2017). Crediti: Kremlin.ru, CC BY 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0, attraverso Wikimedia Commons

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