30 giugno 2022

Tra Lituania e Russia crescono le tensioni per Kaliningrad

 

La Lituania ha di recente guadagnato l’attenzione internazionale con la decisione di bloccare il transito di alcune merci che dalla Russia erano dirette all’exclave di Kaliningrad. Una scelta motivata dal governo di Vilnius con la mera applicazione delle sanzioni imposte dall’Unione Europea (UE) alla Federazione Russa dopo l’invasione dell’Ucraina, ma che Mosca ha inevitabilmente percepito come un atto di sfida. Le autorità di Bruxelles sono rimaste sullo sfondo, senza entrare pienamente nel merito della disputa ma al contempo attente al possibile montare delle tensioni. La Russia ha minacciato ritorsioni contro la Lituania e convocato l’incaricato d’affari del Paese baltico al ministero degli Esteri moscovita per chiedere «l’annullamento immediato» delle restrizioni, considerate come ostili.

 

La Lituania ha il controllo dell’unica linea ferroviaria terrestre che collega la Russia continentale con Kaliningrad, detenendo dunque una leva non indifferente nei confronti di Mosca. Al contempo, l’exclave russa è considerata come uno dei territori maggiormente militarizzati e “nuclearizzati” in Europa, motivo per cui le cancellerie occidentali guardano sempre con attenzione quanto accade nell’area. Vilnius ha iniziato nello specifico a limitare l’esportazione verso Kaliningrad di merci oggetto delle sanzioni UE, vale a dire cemento, acciaio, ferro e carbone. Come confermato pubblicamente dall’alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza dell’Unione, Josep Borrell, la Lituania «non ha adottato alcuna restrizione unilaterale nazionale e applica unicamente le sanzioni» decise dall’Unione Europea nei mesi scorsi. In questo modo Borrell ha dunque difeso la decisione del Paese baltico, rispondendo a quella che ha definito «la propaganda» del Cremlino in merito al presunto blocco. Alcuni funzionari e diplomatici a Bruxelles hanno però evidenziato come la situazione creatasi a Kaliningrad fosse un «effetto non voluto» del quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che mira proprio a impedire l’importazione nell’UE di acciaio e materiali ferrosi dal Paese. I doganieri lituani avrebbero essenzialmente bloccato il transito sul proprio territorio delle forniture destinate all’exclave sul Baltico, interpretando evidentemente alla lettera il dettato delle sanzioni in questione.

 

Questa vicenda può venire letta da una prospettiva diversa: la Lituania rientra infatti nel fronte di nazioni europee, insieme alle “sorelle” Estonia e Lettonia e alla vicina Polonia, che intendono mantenere la linea dura contro la Russia. L’antagonismo degli ultimi decenni, nato in contrapposizione al dominio e all’influenza sovietica in questi Paesi, ha assunto una maggiore intransigenza dopo l’invasione dell’Ucraina. Bloccare il transito di merci a Kaliningrad, per quanto teoricamente in linea con le sanzioni decise dall’Unione Europea, potrebbe inevitabilmente portare a una misura di ritorsione da parte russa, uno scenario a cui le autorità di Vilnius sono pronte a rispondere, fosse anche la disconnessione della rete nazionale da quella di Mosca, come spiegato dal presidente lituano, Gitanas Nausėda. Un progetto del valore complessivo di 1,6 miliardi di euro è stato già lanciato negli scorsi anni proprio per consentire ai tre Paesi del Baltico di lasciare la rete elettrica condivisa con Russia e Bielorussia entro il 2025, legandosi invece a quella dell’Europa centrale.

 

Sono fondati i timori di una escalation militare legata alla sospensione del traffico di merci verso Kaliningrad? Il presidente Nausėda ha escluso espressamente un attacco russo contro la Lituania, dal momento che la nazione baltica fa parte della NATO; secondo il capo dello Stato serviranno comunque maggiori garanzie da parte dell’Alleanza atlantica per scongiurare eventuali minacce di Mosca. La situazione attuale nel Donbass, con le truppe russe impegnate in una logorante guerra d’attrito, rende effettivamente difficile immaginare il dispiegamento di altre forze a Kaliningrad e l’apertura, così, di un nuovo fronte. Nel contesto del conflitto in Ucraina, la Russia e la NATO sono del resto state estremamente attente finora ad evitare provocazioni reciproche, pur considerando il ruolo dell’Alleanza nel sostegno alla resistenza di Kiev.

Un capitolo a parte merita il cosiddetto corridoio di Suwałki (o Suwałki Gap), vale a dire il tratto di confine di circa 65 km tra la Polonia e la Lituania, stretto tra la Bielorussia e l’exclave di Kaliningrad. Molto è stato scritto sulla possibilità che Mosca, in caso di scontro con la NATO, decida di chiudere il corridoio di Suwalki – in coordinamento con Minsk – isolando di fatto le tre nazioni baltiche dal resto dei Paesi alleati. Si tratta indubbiamente di uno scenario di rischio nei calcoli strategici della Nato, ma proprio per questo motivo esso è stato al centro di simulazioni ed esercitazioni condotte dall’Alleanza. Solo nelle ultime settimane è stato organizzato un trasporto aereo di oltre 100 paracadutisti francesi in Estonia, per dimostrare la prontezza delle forze speciali NATO in caso di emergenza. La futura adesione di Svezia e Finlandia all’organizzazione di difesa transatlantica renderà inoltre più complicato per la Russia muoversi nell’area del Baltico e isolare le tre piccole nazioni della regione. Se dunque la situazione difficilmente potrà “scaldarsi” oltre misura sul piano militare, a Mosca non mancano però gli strumenti per colpire i nemici. Un esempio è arrivato proprio nei giorni scorsi, con un attacco informatico che ha colpito i siti web di istituzioni pubbliche e private in Lituania, rivendicato dal gruppo hacker russo Killnet e motivato come “vendetta” per il blocco delle merci in direzione di Kaliningrad.

 

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Immagine: Da sinistra, la bandiera della Lituania e quella della NATO, Vilnius, Lituania (29 marzo 2022). Crediti: Michele Ursi / Shutterstock.com

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