L’Ungheria ha stipulato un contratto con la società statale russa Gazprom per la fornitura di 4,5 miliardi di metri cubi di gas l’anno. L’accordo, firmato lunedì 27 settembre a Budapest, sarà operativo a partire dal 1° ottobre e avrà una durata di quindici anni. Il gas transiterà attraverso la Serbia (3,5 miliardi di metri cubi l’anno), mentre la parte restante arriverà in Ungheria tramite l’Austria; la fornitura sarà dunque effettuata senza passare per l’Ucraina. Una scelta che desta preoccupazione e irritazione a Kiev; l’Ucraina si sente danneggiata dall’accordo che la priva delle entrate relative al transito del gas e teme la dipendenza energetica dell’Europa da Mosca, che la indebolisce anche dal punto di vista della sicurezza. La tensione fra i due Paesi è cresciuta e martedì 28 settembre l’Ucraina e l’Ungheria hanno convocato i loro rispettivi ambasciatori; inoltre Kiev ha chiesto il coinvolgimento dell’Unione Europea, che però non si è pronunciata.
La questione assume dunque immediatamente risvolti geopolitici, che oltrepassano la dimensione puramente economica. Kiev ha contestato proprio le motivazioni dell’accordo, che non sarebbero legate per Budapest alla convenienza economica ma a fattori politici. Mosca si pone da tempo l’obiettivo di mettere in difficoltà da un punto di vista economico l’Ucraina, con cui si trova in una situazione di aperta conflittualità per le dispute relative alla Crimea e al Donbass; il suo intento è stato favorito dalle tensioni esistenti fra Budapest e Kiev, relative anche alle condizioni della minoranza ungherese che vive nell’area occidentale dell’Ucraina. L’ondata di nazionalismo che ha coinvolto l’Ucraina con l’inasprirsi delle sue relazioni con la Russia ha avuto ripercussioni sulla gestione delle minoranze interne, affrontate con un atteggiamento meno elastico. L’Ungheria segue con attenzione la condizione dei circa 150.000 Magiari che vivono in Transcarpazia, regione situata nella parte occidentale dell’Ucraina. Alcune scelte di Kiev, improntate da un forte nazionalismo in funzione antirussa, sono apparse a Budapest lesive dei diritti della minoranza ungherese. Lo scontro riguarda soprattutto l’utilizzo della lingua delle minoranze nella scuola e la questione dei passaporti. Kiev è contraria all’esistenza del doppio passaporto, una possibilità che Budapest favorisce invece per la minoranza ungherese che vive in Transcarpazia. L’Ungheria si oppone al collegamento fra le due questioni e afferma che le sue scelte sono dovute soltanto all’esigenza di riscaldare le abitazioni dei propri cittadini, usufruendo delle condizioni di mercato più favorevoli. Molti osservatori ritengono invece che a influenzare le scelte ungheresi siano entrati in gioco diversi fattori, alcuni economici, altri geopolitici e che la questione della Transcarpazia abbia avuto un suo ruolo; sicuramente la scelta di Budapest non sarà priva di conseguenze.