OTTOBRE/NOVEMBRE

Aumenta a ottobre l’inflazione cinese, +3,2%

Aumenta l’inflazione cinese nel mese di ottobre. Secondo i dati appena diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica di Pechino, l’indice ai prezzi al consumo, il maggiore indicatore dell’inflazione, lo scorso mese è aumentato del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in aumento rispetto al 3,1% del mese di settembre.

Presentato il progetto di un nuovo outlet italiano a Guangzhou

Aprirà nel primo quadrimestre del 2015 il Florentia Village di Guangzhou-Foshan, il terzo del suo genere in Cina dopo quello aperto dall’italiana Rdm (gruppo Fingen) in Cina dopo quello nei pressi di Pechino e quello che l’anno prossimo vedrà la luce a Shanghai. Il nuovo outlet, il primo nel sud della Cina, si trova in un’area strategica, tra la vecchia Canton e Foshan, vicina a Shenzhen e Zuhai e non lontana da Hong Kong. Accessibile da aeroporto, metro, autostrade e stazioni ferroviarie, è il primo outlet di ispirazione italiana nel sud del paese del dragone e offrirà ai compratori cinesi prodotti con fino al 70% di sconto di primarie aziende del lusso come Armani, Bulgari, Burberry, Etro, Fendi, Ferragamo, Hogan, Hugo Boss, Kenzo, Prada, Ralph Lauren, Tod’s, Tory Burch, Versace. Il progetto si sviluppa su un’area di 118.000 mq con 50.000 mq di area commerciale, il tutto sviluppato in un'architettura che ricorda le città di Firenze e di Venezia. “Per noi questo progetto – ha detto Jacopo Mazzei, presidente e amministratore delegato di Florentia Village e Rdm – è importante in un’area chiave del paese che ci aiuterà a raggiungere il nostro obiettivo di realizzare altri outlet nelle città cinesi di prima e seconda fascia, facendo attestare i nostri outlet come capisaldi di lusso in Cinz”. In progetto altre costruzioni simili a Chengdu e a Chongqing, dopo l’apertura dell’anno prossimo a Pudong (Shanghai) e quella del giugno 2011 a Wuqing (tra Pechino e Tianjin), il primo outlet della Rdm che alla fine del 2012 ha fatto registrare oltre 3 milioni di visitatori e un turnover di circa 200 milioni di euro.

Nuovo caso di aviaria H7N9, 4 da ottobre

Un contadino di 64 anni della provincia orientale cinese dello Zhejiang è il quarto contaminato dall’influenza aviaria H7N9 in Cina dal mese di ottobre. Lo scrive l’agenzia Nuova Cina. Salgono così a 134 i casi di contagio per la nuova aviaria, 45 dei quali hanno causato la morte dei malati. Da mesi non si registravano nuovi casi, ma il 15 ottobre si è registrato un contagio sempre nello Zhejiang, teatro di un altro episodio otto giorni dopo, seguito da un terzo, nella provincia meridionale del Guangdong lo scorso 5 novembre.

Tournée in Cina per Marco Cappelli, icona del jazz

“Una icona del jazz italiano”: così ha scritto la stampa cinese di Marco Cappelli, jazzista di razza, alla sua seconda tournée in Cina per presentare il suo ultimo lavoro discografico, Le stagioni del commissario Ricciardi. In un affollatissimo concerto all’House of Blues and Jazz, il tempio del genere a Shanghai (città di antica tradizione jazzistica), avvalendosi della collaborazione di due strumentisti locali, Cappelli ha presentato il suo ultimo lavoro uscito negli Stati Uniti un mese fa per l’etichetta Tzadik. Nove brani, ispirati ai libri gialli della saga del commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni, nei quali Cappelli sintetizza minimalismo, jazz, musica popolare italiana, classico contemporaneo e colonne sonore in una composizione definita “drammatica ed evocativa”. Il cd, registrato con la partecipazione di due straordinari musicisti come Ken Filiano al contrabbasso e Satoshi Takeishi alle percussioni (che con il musicista napoletano compongono il Marco Cappelli Acoustic Trio con il quale si esibiscono in tutto il mondo con base negli Usa), è stato etichettato dalla critica come “un programma straordinariamente fantasioso di musica piena di melodie orecchiabili, assoli infuocati, texture insolite, virtuosismo, umorismo e altro ancora”. “Come già la tournée dell’anno scorso – spiega Marco Cappelli – anche quest’anno ho trovato un ottimo pubblico qui a Shanghai, davvero competente. Sono estremamente contento che il cd, che negli Usa mi sta dando molte soddisfazioni ed è stato accolto molto benevolmente dalla critica, stia riscuotendo successo anche qui”. Dopo l’esibizione shanghainese, Cappelli è volato a Pechino dove ha tenuto un altro applauditissimo concerto.

Addio a vescovo leader della Chiesa sotterranea, una vita in clandestinità

Una vita dedicata alla fedeltà al Vaticano trascorsa tra carcere e clandestinità. È morto a 94 anni l’ex capo della "Chiesa del silenzio" cinese, il vescovo Pietro Liu Guandong. Nella sua esistenza, vissuta sempre nella vicinanza a Roma, ha cercato di mantenere le fila della cosiddetta “Chiesa sotterranea”, quella che in Cina non aderisce all’Associazione Patriottica Cattolica Cinese, la Chiesa dipendente direttamente dal governo di Pechino che ne decide vescovi e prelati. Liu nacque nel 1919 a Weigezhuang, nella contea di Qingyuan, nella provincia dell’Hebei, ed entrò nel seminario nel 1935 per essere poi ordinato sacerdote nel 1945. Nel 1955 il suo primo arresto, per essere rilasciato due anni dopo. Nel 1958, per essersi opposto alla Chiesa Patriottica, fu condannato all’ergastolo, ma venne rilasciato nel 1981, quando cominciò anche un’incessante opera di evangelizzazione e predicazione. Un anno dopo fu consacrato, con il solo appoggio di Roma, vescovo ausiliario della diocesi di Yixian, della quale è divenuto poi ordinario quattro anni dopo. Il 26 novembre 1989 il vescovo Liu fu arrestato dopo essere stato convocato all’ufficio di pubblica sicurezza di Baoding. Prima in carcere, poi nel 1990 condannato a tre anni di campo di rieducazione, durante i quali è stato destinato principalmente a raccogliere la spazzatura. Contro di lui, accuse di ‘organizzare, pianificare e formare organizzazioni illegali’ e ‘prendere parte ad attività illegali’. Entrambe le accuse si riferiscono alla sua attività di fondazione, organizzazione e coordinamento della conferenza episcopale clandestina che fu tenuta nella provincia dello Shaanxi nel novembre 1989. In quell’occasione, Liu fu nominato presidente dai vescovi e preti fedeli a Roma intervenuti da tutta la Cina, facenti parte della "Chiesa sotterranea". Il vescovo Liu, la cui consacrazione episcopale non è mai stata riconosciuta da Pechino, fu poi rilasciato il 21 maggio 1992, ma destinato agli arresti domiciliari nel suo villaggio di Weigezhuang. La sua casa, i suoi libri e soldi sono stati confiscati dalle autorità. Nel 1994, mentre era confinato a casa, impossibilitato ad incontrare chiunque e ad allontanarsi di lì, subì un attacco cardiaco che ne deteriorò fortemente la salute. Grazie all’intervento notturno di alcuni preti, nel 1997 riuscì a scappare di casa e da allora – fino al 28 ottobre, quando è morto – ha vissuto in clandestinità in un luogo sconosciuto. La notizia della sua morte è stata diffusa nelle scorse ore dai gruppi cattolici clandestini in Cina solo dopo che la salma è stata inumata in un luogo segreto per evitare azioni da parte delle autorità cinesi. Sul vescovo Liu organizzazioni per i diritti civili e umani, oltre che rappresentanti di governi stranieri, hanno chiesto per anni notizie alle autorità cinesi, facendo pressioni su di loro affinché rispettassero i diritti del presule. Per i cattolici cinesi fedeli a Roma, Liu ha rappresentato un importante punto di riferimento, colui che è riuscito a mantenere le fila della Chiesa cinese vicina al papa. Il successore di Liu, il vescovo Cosmas Shi Enxiang, nel 2001 è stato a sua volta arrestato e da allora non si hanno sue notizie.

Rimosso per corruzione il sindaco di Nanchino

È il “sindaco bulldozer” di Nanchino, antica capitale cinese, l’ultima testa a cadere per accuse di corruzione nell’apparato del partito comunista cinese. Ji Jianye, sindaco dal 2010 della città capoluogo della importante provincia orientale cinese del Jiangsu, è stato oggi rimosso dal suo incarico per gravi violazioni disciplinari, formula che normalmente identifica i funzionari del partito che vengono accusati di corruzione, abuso di potere e appropriazione indebita. Gli stessi reati per i quali è stato condannato all’ergastolo l’ex sindaco di Chongqing Bo Xilai, in quello che è stato considerato ‘il processo del secolo’ contro uno dei più alti papaveri di Pechino. Già giovedì scorso, il comitato centrale per l’ispezione e la disciplina del partito comunista cinese aveva annunciato una inchiesta sul sindaco, che riguarda fondi per quasi 3 milioni di euro. Nel corso degli anni, sia nella “capitale del sud” (città di otto milioni di persone nella quale era anche vice segretario del partito comunista) che da sindaco di Yangzhou (dal 2001 al 2009), altra importante città della ricca provincia, Ji si è sempre contraddistinto per una poderosa attività di costruzioni di edilizia e infrastrutture. Secondo molti, alche a scapito dei monumenti storici delle città e a vantaggio sempre della stessa società di Suzhou, il cui capo è da mesi detenuto. Ji è l’ultima testa a cadere nella rete dell’anticorruzione tessuta dall’attuale presidente Xi Jinping. Il presidente cinese, interpretando anche il sentimento popolare, ha dichiarato guerra sia alle ‘tigri’ che alle ‘mosche’, l’appellativo dato rispettivamente agli alti e bassi funzionari del partito considerati corrotti. Secondo dati dell’ufficio del Procuratore Supremo del Popolo, tra gennaio ed agosto sono stati indagati 22.617 casi di corruzione che coinvolgevano 30.938 persone. Sono 129 i funzionari del partito messi sotto indagine. I numeri dei casi rappresentano un aumento del 3,6% rispetto ai primi otto mesi dell’anno scorso. Grazie alle segnalazioni dei cittadini, sono stati scoperti 7.080 casi di corruzione. Sul totale, l’80,8% dei casi sono stati classificati come ‘seri’, un aumento del 5,7% rispetto all’anno scorso. Quest’anno, tra i funzionari messi sotto inchiesta per corruzione ci sono Liu Tienan, ex vice capo della riforma nazionale di sviluppo e riforme; Ni Fake, ex vice governatore della provincia orientale dell’Anhui; Wang Suyi, membro dell’esecutivo del partito nella Mongolia interna, e Li Daqiu, della provincia del Guangxi.

Studenti obbligati a partecipare a demolizioni forzate

Un gruppo di studenti della provincia cinese del Guizhou è stato obbligato a indossare uniformi della polizia e a partecipare alla demolizione forzosa di decine di edifici di un villaggio nel distretto di Guanshanhu. Secondo quanto hanno riferito diverse fonti su Internet, lo scorso 13 ottobre 2.671 persone hanno demolito 51 edifici di un villaggio nei pressi di Guiyang, la capitale del Guizhou. Tra questi vi sarebbero stati anche 837 studenti. Per confondersi con le forze dell’ordine, anche agli studenti sono state fatte indossare uniformi della polizia. Diversi ragazzi hanno poi raccontato di essere stati costretti a partecipare dalle autorità scolastiche, senza la possibilità di rifiutarsi. Le autorità locali hanno negato la partecipazione degli studenti, ma una successiva indagine – scrive anche il Global Times – ha confermato la presenza di oltre 800 ragazzi, molti dei quali hanno poi confermato l’accaduto. A seguito di questo episodio diversi funzionari governativi della provincia del Guizhou sono stati rimossi dai loro incarichi per aver negato la presenza degli studenti. Uno dei ragazzi, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto di aver partecipato almeno altre sei volte a progetti di demolizione gestiti dalle autorità locali. Lo studente ha raccontato che i ragazzi ricevono un compenso di 80 yuan al giorno, circa 10 euro, molto più di quanto riescano a guadagnare con altri tipi di lavori part-time.

Non può pagare parto, donna incinta muore con bimbo

Una donna incinta e il suo bambino sono morti nella provincia cinese dello Jiangsu a causa del rifiuto dei medici di un ospedale di praticare il parto cesareo fino a quando la famiglia della donna non avesse pagato quanto richiesto. Secondo quanto ha riferito l’organizzazione China Aid, Cao Xingjuan, una donna di 28 anni lo scorso cinque ottobre corse all’ospedale per partorire. Per poterle prestare assistenza però l’ospedale chiedeva il pagamento per intero di una somma che la famiglia non aveva al momento. Di qui la decisione di non farla partorire e non curarla in alcun modo fintanto che i soldi non fossero arrivati. La famiglia si è subito mossa e, aiutata da parenti e amici ha raccolto quanto richiesto. Ma sono passate oltre tre ore. Troppe. La donna ormai era in condizioni critiche. I medici hanno tentato di intervenire con un cesareo d’urgenza ma il giorno dopo hanno solo potuto annunciare che sia la madre che il bimbo erano deceduti. L’ospedale ha cercato di mettere sotto silenzio l’accaduto offrendo alla famiglia un risarcimento di 20.000 yuan (circa 2500 euro) ma la famiglia ha rifiutato e anzi ha organizzato una manifestazione di protesta, coinvolgendo amici e conoscenti, dinanzi all’ospedale. La polizia, intervenuta sul posto, ha picchiato diversi manifestanti, minacciando la famiglia che avrebbero sequestrato il cadavere della donna, impedendo il funerale, se non se ne fossero andati subito. Un giornalista cinese che era arrivato vicino all’ospedale è stato bloccato e gli sono stati sequestrati macchina fotografica e cellulare.

Critica governo, professore cacciato dall'università di Pechino

L’università di Pechino ha deciso di espellere il professor Xia Yeliang, eminente economista e tra i firmatari della ‘Carta 08′, il documento sottoscritto da centinaia di intellettuali ed attivisti nel 2008, allo scopo di promuovere importanti riforme nel paese, tra i quali il Nobel Liu Xiaobo. Lo riferisce il South China Morning Post. La decisione dell’Università sottolinea il persistere dell’intolleranza del partito comunista nei confronti di coloro che appoggiano e favoriscono la libertà di pensiero e di espressione nel paese. Il professor Xia era malvisto all’interno dell’ateneo della capitale per le sue idee ritenute troppo liberali e per una serie di post, pubblicati sul suo microblog, relativi alla necessità di promuovere una maggiore libertà di pensiero in Cina. Il microblog è stato poi oscurato dalle autorità. In diverse occasioni il professore aveva criticato sia il governo che il partito comunista cinese. Trentaquattro membri della facoltà dell’Università di Economia di Pechino, dove Xia aveva la sua cattedra, hanno votato per decidere sulla sua sorte. Trenta hanno detto sì alla sua cacciata, con soli tre voti contrari e un astenuto. "Sono molto arrabbiato – ha commentato il professor Xia alla notizia – ma devo affrontare questa cosa con compostezza”. Xia rimarrà comunque impiegato dell’Università fino al prossimo 31 gennaio quando il suo contratto scadrà. Lavorava all’Università da 13 anni.

Scuole chiuse a Shanghai se aumenta inquinamento

Scuole chiuse a Shanghai qualora la qualità dell’aria dovesse peggiorare. Secondo quanto riferisce la stampa locale, il provvedimento è stato annunciato ieri dal governo della capitale economica cinese. A chiudere, in caso di peggioramento dei livelli di inquinamento, oltre alle scuole sarebbero anche le fabbriche e i cantieri. Lo stesso tipo di programma era stato già annunciato nella capitale, Pechino. Attualmente l’indice della qualità dell’aria (AQI, Air Quality Index), adottato come riferimento, prevede che l’inquinamento sia considerato grave se supera i 300. E sarebbe appunto in questo caso che scatterebbe la chiusura di scuole e fabbriche, cosa che finora non si è comunque mai verificata. Shanghai ha l’obiettivo di ridurre la densità delle particelle di diametro inferiore a 2,5 (quelle più pericolose perché penetrano facilmente nei polmoni) del 20% entro il 2017. Il piano quinquennale pensato per la città prevede inoltre che i 180.000 veicoli della città che sono stati indicati come altamente inquinanti non potranno percorrere la circonvallazione esterna a partire dal 2015. Verranno costruite 5000 stazioni di ricarica per i veicoli elettrici e verrà incoraggiata la costruzione di edifici eco-compatibili. Verranno infine costruiti 4600 ettari di aree verdi che contribuiranno a migliorare la qualità dell’aria.