OTTOBRE 2012

Altri due immolati in Tibet, 62 dal 2009, 49 nl 2012, sette in una settimana

Altre due immolazioni sono riportate da organizzazioni che si battono per i diritti dei tibetani. Con le ultime due, il numero totale di questi atti estremi raggiunge i 62, con sette immolazioni nella scorsa settimana da sabato 20, nella settimana con il maggior numero di immolazioni da quando, nel 2009, sono cominciati questi atti. Secondo le informazioni, due cugini, Tsepo di 20 anni e Tenzin di 25, si sono immolati giovedì scorso, ma la notizia è stata data solo ieri sera, davanti ad una scuola nella contea di Driru (Biru in cinese), nella prefettura di Nagchu (Naqu per i cinesi), nella provincia autonoma tibetana. I due si sono dati fuoco inneggiando alla libertà nel Tibet, all’allontanamento dei cinesi e al ritorno del Dalai Lama. Tsepo è morto sul colpo mentre il corpo di Tenzin è stato portato via ancora in vita dalla polizia in un luogo sconosciuto. I due cugini oltre ad essere i settimi immolati nella settimana scorsa (gli altri cinque si erano immolati nella stessa zona di Lanzhou, contea di Sangchu, nella prefettura di Gannan (Kanlho per i tibetani, zona di Amdo), provincia del Gansu, solo anche il sesto e il settimo immolato all’interno del Tibet. Oltre a loro due, in passato è stata registrata un’altra immolazione a Driu, due nella capitale provinciale Lhasa, e due nella contea di Chamdo (nelle città di Karma e Damshung, appena fuori la capitale). Con le ultime due immolazioni confermate ieri sera, salgono a 62 questi gesti dal febbraio 2009, 49 in quest’anno.

Pechino si oppone a “violazioni della sovranità”, chiaro messaggio al Giappone

La Cina adotterà misure decise in risposta a qualsiasi azione che possa sfidare o mettere in discussione la sovranità del Paese. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri cinese Zhang Zhijun, secondo quanto riferisce l’agenzia Nuova Cina. ”Noi vogliamo vivere in amicizia con tutti i paesi, incluso il Giappone – ha detto Zhang -, ma dobbiamo sostenere con forza i nostri principi di base. Se qualcuno dovesse metterli in discussione, soprattutto per quanto concerne la sovranità del Paese, la Cina non avrà altra scelta che rispondere con forza, così da rimuovere gli ostacoli e andare avanti sulla via dello sviluppo pacifico”. Il vice ministro ha poi aggiunto che l’acquisto, annunciato lo scorso 10 settembre dal Giappone, delle isole Diaoyu (Senkaku per i giapponesi), alla base della disputa tra Cina e Giappone, ha rappresentato una grave violazione della sovranità territoriale della Cina, causando gravi ripercussioni sulle relazioni tra Pechino e Tokyo. ”Le isole Diaoyu – ha detto ancora Zhang – sono parte del territorio cinese, in base alla legge e ai fatti storici. Se il Giappone non affronta la storia, non può esaminare la sua coscienza e correggere i suoi errori e, a prescindere da quanto la sua economia sia sviluppata, non potrà mai stare in piedi moralmente e psicologicamente”. Il vice ministro ha poi anche detto che la Cina ha espresso la sua opposizione irremovibile all’acquisto illegale delle isole fin dall’inizio, adottando una serie di misure forti per salvaguardare la propria sovranità territoriale. ”La Cina – ha proseguito – ha esortato il Giappone ad avere una corretta lettura della situazione, abbandonare ogni illusione e affrontare la realtà. Non vogliamo vedere la situazione fuori controllo. Ma questo, tuttavia, non deve essere deciso dalla parte cinese”.

Lippi campione di Cina con una giornata di anticipo

Marcello Lippi entra di diritto nella storia del calcio cinese diventando il primo allenatore italiano a vincere un titolo della Chinese Super League, la serie A del paese del dragone. Con una giornata di anticipo, il suo Guangzhou Evergrande ha conquistato il titolo grazie alla vittoria per 1-0 (con un gol di Gao Lin) sul Liaoning, lasciandosi alle spalle a cinque punti il Jiangsu Guoxin che ha pareggiato. Soddisfazione per il tecnico viareggino che il mese prossimo ha la possibilità di bissare il successo della sua prima stagione cinese, conquistando la Chinese Fa Cup, la coppa di Cina. Una vittoria che ha mitigato la delusione della proprietà e dei tifosi per l’eliminazione nella Champions League asiatica, nonostante una buona prova di ritorno, ad opera degli arabi dell’Al Ittihad. I manager della squadra della ex Canton speravano, ingaggiando l’allenatore italiano, di vincere il grande slam, unendo al campionato (che avevano già vinto l’anno scorso) anche la Champions e la Coppa di Cina. La sconfitta con gli arabi aveva aperto delle crepe nella fiducia anche del movimento calcistico cinese nei confronti del viareggino, tanto che sulla Nuova Cina si erano letti commenti su possibili rotture di contratto tra Lippi e i proprietari del club, l’Evergrande Real Estate Group. Rotture sempre smentite dagli interessati e oggi anche dai fatti. Lippi era stato chiamato a maggio a sostituire il tecnico sud coreano Lee Jang-soo che aveva impressionato i tifosi, vincendo bene il campionato ma non riuscendo a vincere la coppa. Quest’anno Lippi ha la possibilità di migliorare le perfomance del suo predecessore: il 10 novembre incontrerà fuori casa il Guizhou Moutai nella finale di andata, che si bisserà il 18 per il ritorno. La squadra di Lippi ha vinto il campionato perdendo solo 5 gare su 29, pareggiandone 7. Ha distanziato (ad oggi) di 23 punti lo Shanghai Shenhua, la squadra che ha ingaggiato Didier Drogba e Nicolas Anelka. Neanche i loro gol sono riusciti a evitare alla squadra della capitale economica cinese un modesto undicesimo posto in classifica, fuori da qualsiasi gioco. Lippi era stato fortemente voluto in Cina a maggio dal giovane proprietario del gruppo immobiliare, Liu Yongzhuo, 31 anni, che gli ha offerto un contratto di due anni e mezzo per ventisei milioni di euro totali. Il gruppo di Liu è un colosso dell’edilizia civile con 30.000 dipendenti, quotato alla Borsa di Hong Kong, il cui valore patrimoniale per il 2011 è stato di oltre 21 miliardi di yuan, al cambio 2.5 miliardi di euro. Liu aveva già portato a Guangzhou, a metà dell’anno scorso, strapagò l’argentino Dario Conca, n. 10 ed idolo del Fluminense ma quasi sconosciuto fuori dal Brasile, con 26 milioni di euro che ne fecero il calciatore più pagato al mondo dopo Messi e Cristiano Ronaldo.
È felice Marcello Lippi per la vittoria nel campionato di calcio della serie A in Cina ed ora il tecnico si appresta a guidare la sua squadra, il Guangzhou Evergrande, all’impegno per la Coppa della Cina. “Il 18 novembre giocheremo con il Guizhou per questa competizione – dice Lippi all’Ansa – poi il 30 novembre tornerò in Italia. Siamo soddisfatti con tutto lo staff per questo successo in campionato con una giornata di anticipo ed ora ci concentreremo per questo nuovo appuntamento a cui teniamo tanto. Intanto mi godo questo scudetto, che per me è il sesto ed è una grandissima soddisfazione perché sono il primo tecnico italiano a vincere in Cina anche se non il primo italiano a conquistarne uno all’estero. Qui nei miei confronti c’é grande stima e grande considerazione,e il mio staff ed io ci troviamo molto bene”. Ora si può dire, come già fanno a Viareggio, che Lippi è una sorta di eroe dei due mondi? “So che questo si scrive, ma con molta fantasia – scherza -. Nei nostri confronti, però, c’é una grande considerazione e ammirazione e questo è motivo di soddisfazione. Peccato solo per l’eliminazione dalla Champions asiatica: siamo usciti dopo aver giocato una semifinale di ritorno fantastica. Speriamo di rifarci nella finale di Coppa di Cina”.

Censurato il Gangnam style di Ai Weiwei

La personale versione di Ai Weiwei di ‘Gangnam style’, il video musicale del rapper sud coreano Psy, diventato in pochissimo tempo uno dei più visti della rete, non è piaciuto alla Cina, che lo ha subito censurato, bloccandone la visione sui siti cinesi. Il popolare artista e dissidente Ai Weiwei, autore tra le altre cose dello stadio di Pechino, il ‘Nido d’Uccello', qualche giorno fa aveva girato, con l’aiuto di alcuni amici, nel cortile della sua casa di Pechino, una sua versione del noto pezzo, chiamandola ironicamente ‘Caonima style’, un termine che in mandarino significa ‘erba fango cavallo’, e che foneticamente è molto simile a quella usata in gergo per esprimere un insulto rivolto alla madre. Nel video si vede il dissidente che, affiancato da due ragazze e indossando un abito nero e una camicia colorata balla sulle note del famoso pezzo, estraendo ad un certo punto dalla tasca delle manette e facendole volteggiare, con chiaro riferimento al periodo di 81 giorni di detenzione subiti per volere del governo di Pechino, ufficialmente per questioni fiscali, ma in realtà legati alla sua attività di dissidente e di contestatore dell’establishment politico cinese. E probabilmente è stata principalmente questa trovata delle manette a non andare giù alla Cina, tanto da decidere di censurare il video, visibile ora solo su Youtube (che in Cina non è accessibile a meno che non si abbia una vpn, un software cioè che consente di evitare la censura del grande fratello cinese) ma non sugli equivalenti cinesi come Youkou, sui quali pure era stato inizialmente pubblicato. “Ogni persona ha diritto di esprimersi – ha detto Ai Weiwei – e questa libertà di espressione è direttamente collegata alla nostra felicità e alla nostra esistenza. Se una società chiede che uno abbandoni questo diritto, allora questa diventa una società senza creatività e che non può essere una società felice”. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=4LAefTzSwWY

Lezioni di rieducazione per preti e suore di Shanghai dopo il “gran rifiuto” del vescovo

Educazione forzata per tutti i preti, religiosi e religiose della diocesi di Shanghai, probabilmente in risposta al moto di ribellione alla Chiesa Patriottica cinese espresso dal vescovo ausiliare Thaddeus Ma Daqin che a luglio, nel giorno della sua ordinazione, annunciò le dimissioni dalla chiesa del governo di Pechino e, quindi, la sua vicinanza al papa e da allora è in “ritiro” a Sheshan. Lo riferiscono fonti cattoliche. Secondo le informazioni, almeno 80 preti e 80 suore, divisi in tre gruppi, sono stati forzati a seguire tre giorni di lezione, ogni giorno per 12 ore, all’Istituto per il Socialismo di Shanghai, dal 10 settembre alla scorsa settimana. Ai religiosi, professori universitari hanno dato lezioni di relazioni tra stato e religione, l’idea religiosa del partito comunista, la politica, le leggi cinesi, le normative, il sistema socialista e lo sviluppo economico cinese. Il tutto volto a rafforzare il loro senso del dovere verso la legge cinese e il principio della chiesa indipendente. Secondo alcuni preti che hanno partecipato alle lezioni, a nessuno era permesso di perdere anche una sola lezione e alla fine del corso hanno sostenuto un esame, i cui risultati serviranno per gli avanzamenti. Per molti, queste classi rappresentano un vero e proprio lavaggio del cervello, soprattutto dopo le dichiarazioni del vescovo Thaddeus Ma Daqin dello scorso 7 luglio.

Minacce a Federer per il Master di Shanghai, aumentata sicurezza

Saranno aumentate a Shanghai le misure di sicurezza per Roger Federer, che parteciperà dal 7 al 14 ottobre al Master 1000 Atp nella capitale economica cinese. Lo hanno deciso gli organizzatori del torneo, precisando di aver preso “sul serio” le minacce di morte nei confronti del campione svizzero apparse su un sito cinese nel quale si annuncia l’uccisione di Federer. “Il 6 ottobre ho intenzione di assassinare Federer allo scopo di sterminare il tennis” è il post scritto su Baidu, una delle più importanti piattaforme di microblogging cinese da un utente che si è firmato come “il fondatore della religione politeista del gatto blu 07″. Il farneticante annuncio è accompagnato da una foto in cui si vede il tennista inginocchiato su un campo con un boia alle spalle, armato di ascia. In un comunicato gli organizzatori assicurano di aver preso tutte le misure per garantire la sicurezza dei tennisti in generale e del numero 1 mondiale in particolare. Gli attacchi contro giocatori di tennis sono un fenomeno raro, ma il 30 aprile 1993 Monica Seles, allora numero uno del mondo, fu pugnalata in campo, ad Amburgo, da uno squilibrato che si dichiarò tifoso della tedesca Steffi Graf.

Altra immolazione pro Tibet contro occupazione cinese, siamo a 52

Un altro tibetano si è immolato per protestare contro l'occupazione cinese del Tibet e il ritorno del Dalai Lama, portando a 52 il numero di questi atti dal 2009. Fonti di organizzazioni che si battono per i diritti dei tibetani, rivelano che sabato, mentre a Pechino e nelle sedi diplomatiche cinesi si festeggiava la 63ma ricorrenza della festa nazionale cinese, un uomo di 27 anni, Yungdrung, si è dato fuoco nella città di Zatoe (Zadoi) nella prefettura autonoma tibetana di Yushu nel Tibet orientale, provincia del Qinghai. Secondo le informazioni, il giovane era vestito in abiti tibetani e ha urlato diversi slogan per l’indipendenza del Tibet e per il ritorno del leader spirituale in esilio in India, mentre era avviluppato dalle fiamme. Il giovane è stato prelevato dalle autorità cinesi e portato in un luogo sconosciuto. Alcune fonti su internet riferiscono che il giovane è poi morto in seguito alle ferite. Secondo altre informazioni, nella stessa città qualche giorno prima diversi tibetani sono stati forzati a recitare in uno spot cinese che mostrava la gente del luogo felice sotto il controllo delle autorità di Pechino. Zatoe era stata già oggetto di altre due immolazioni delle 52 occorse dal marzo 2009, con oltre 40 vittime. Lo scorso 20 giugno, infatti, due ragazzi, di 21 e 24 anni, si sono immolati morendo poco dopo.

Attività manifatturiera in Cina ancora in contrazione

Confermati i dati preliminari diffusi una decina di giorni di fa sulla contrazione dell’attività manifatturiera in Cina. L’indice Pmi (Purchasing Managers’ Index), secondo i dati ufficiali diffusi stamattina dalla federazione cinese della logistica e degli acquisti, è stato registrato a settembre al 49,8%, guadagnando leggermente dal 49,2% in agosto. Un risultato sotto il 50 indica la stagnazione. Il 20 febbraio la banca Hong Kong&Shanghai Banking Corporation (Hsbc) aveva registrato in 47,8% la proiezione del Pmi, per il settore manifatturiero. Oggi le borse di Hong Kong e Shanghai sono chiuse per festività.

Rete scatenata su Bo Xilai, ma silenzio dei leader

La rete si scatena, ma i leader scelgono il silenzio. Non c’è traccia di Bo Xilai nei discorsi dei responsabili politici cinesi nelle manifestazioni che in queste ore si stanno susseguendo in occasione della festa nazionale del 1 ottobre che ricorda la nascita della repubblica. Ma la notizia dell’espulsione di Bo Xilai è tra gli argomenti più commentati sulla rete cinese, dove si associa il nome dell’ex capo del partito di Chongqing anche alla rivoluzione culturale. Sono sette milioni i messaggi più recenti sul twitter cinese, Sina Weibo, postati da persone comuni ma anche giornalisti, analisti e commentatori. Sia da sostiene che il ”principe rosso” che abbia rivitalizzato il maoismo, sia di chi lo osteggia. A Pechino, dove il Politburo ha ospitato i diplomatici stranieri, nessuno dei nove che l’8 novembre lasceranno l’incarico ha fatto riferimento all’ex capo del partito di Chongqing espulso ieri dal partito e oggi dall’assemblea del popolo, presto davanti ai giudici per rispondere a gravi accuse come abuso di potere e corruzione. Il premier Wen Jiabao ha fatto un discorso improntato sul futuro, assicurando che niente fermerà il processo di sviluppo cinese. Le sue parole sono state sostenute da un lungo commento dell’agenzia Nuova Cina dove invece si parla di Bo Xilai, prendendo ad esempio la gestione del suo caso, dimostrando come nessuno sia immune da sanzioni se viola la disciplina del partito e le leggi dello stato. "Da Dalian al Liaoning, dal Liaoning al Ministero del commercio – ha scritto Liu Jian, redattore capo dell’Economic Observer – dal Ministero del Commercio a Chongqing, dovunque sia andato Bo Xilai ha portato danni". Il giornalista Zhao Chu, su Sina Weibo, con un suo post ha esortato i cittadini della rete a guardare il quadro completo relativo all’ascesa al potere di Bo Xilai. "Bo Xilai ha totalmente fallito – scrive Zhao – ma la gente dovrebbe riflettere. Bo non si è limitato a cadere dal cielo. Ha effettuato l’ascesa passo dopo passo, lui, la moglie, i membri della sua famiglia, hanno fatto tante cose cattive per più di 10 anni, e non si tratta di casualità". Secondo il giornalista, non si sono mai fatti "del tutto i conti con la Rivoluzione culturale o la storia cinese, un governo centrale che ha perso la sua autorità e dà troppo potere al governo locale. Questa situazione generale ha fornito il terreno fertile a Bo". Oltre al giornalista sono molte le persone comuni che hanno parlato della rivoluzione culturale, sottolineando come quanto accaduto sia una "eredità velenosa" della rivoluzione di Mao. "Se il sistema non cambierà – sostiene per esempio un comune cittadino – la rivoluzione culturale potrebbe tornare in qualsiasi momento". "Il linguaggio usato in questa occasione è lo stesso di quello della rivoluzione culturale – scrive un utente con lo pseudonimo Fernando – e anche le tecniche sono le stesse". Un utente che si firma @Famously-anonymous, riassumo le opinioni di molti utenti: "se non si pulisce totalmente la storia dalla rivoluzione culturale non c’è modo di fare le riforme". Concetto ribadito anche da un altro internauta, per il quale "i semi della rivoluzione culturale sono molto profondi". "Bo non ha seguito le attuali tendenze sociali – scrive infine un altro anonimo cinese sulla rete – ha tentato di ripristinare il potere della Rivoluzione Culturale. Il risultato inevitabile è stata una caduta dal potere". "Bo Xilai se lo meritava", è l’opinione di molti di loro.

Donna muore dopo flebo, rissa per 2.000 persone

Quasi 2.000 persone sono state coinvolte in una rissa ieri dopo che una donna è morta poche ore dopo che le era stata fatta una flebo in un ospedale nella città di Dongguan, nella provincia meridionale cinese del Guangdong. Lo riporta lo Shanghai Daily. Tian, una donna di 23 anni originaria della provincia dell’Hubei, si era recata in ospedale accusando febbre alta e mal di gola. Sottoposta ad una flebo, la giovane è deceduta poco dopo per cause che sono ancora da accertare. Alla notizia della morte un gruppo di amici e parenti della donna si è diretto con fare minaccioso verso l’ospedale urlando, e insultando i medici. La situazione è poi presto degenerata in una vera e propria rissa che ha coinvolto circa 2.000 persone. Alcune di queste hanno sfondato le finestre della clinica e danneggiato il cancello di ferro. Solo diverse ore dopo la polizia è riuscita a ristabilire l’ordine. In Cina le lamentele nei confronti dei medici sono abbastanza diffuse. Molti pazienti sono scontenti delle alte spese mediche e del difficile accesso alle cure, mentre i medici dal canto loro protestano per il fatto di dover lavorare spesso per moltissime ore consecutive e per paghe irrisorie.

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