Netta vittoria di Jair Bolsonaro, candidato del Partito social-liberale, che si è affermato con il 55,13% dei voti nel ballottaggio contro il candidato della sinistra Fernando Haddad, fermatosi al 44,87%, nonostante un parziale recupero rispetto ai sondaggi delle ultime settimane. L’elezione di Bolsonaro a quarantaduesimo presidente del Brasile, carica che assumerà ufficialmente a gennaio 2019, è apparsa abbastanza prevedibile già dal primo giro di consultazioni – quando si era guadagnato il 46% dei consensi – ed è giunta al termine di una campagna elettorale segnata dall’attentato di cui Bolsonaro è stato oggetto e dalla vicenda giudiziaria che ha coinvolto Lula da Silva, l’ex presidente e suo possibile valido antagonista condannato per vicende legate allo scandalo Petrobas.
Proprio la lotta alla corruzione, insieme al pugno di ferro contro la criminalità e alla promessa del rilancio economico sono stati i cavalli di battaglia del programma di Bolsonaro, diffuso attraverso una capillare azione sui social: temi particolarmente dolenti, sui quali è facile fare leva in un Paese dove nel 2017 si sono contati 63.000 omicidi, 175 al giorno, e oltre 60.000 stupri, nel quale il PIL tra il 2015 e il 2017 si è ridotto del 7% e dove c’è un forte disavanzo di bilancio.
Ex militare, il nuovo presidente non ha mai nascosto la sua simpatia per il passato regime dittatoriale, che ha governato il Brasile tra il 1964 e il 1985, e ha in alcune occasioni ipotizzato l’uso dei militari se fosse necessario per ristabilire l’ordine nel Paese, cosa che fa da molte parti temere una possibile deriva autoritaria. L’attentato di cui è stato vittima gli ha inoltre consentito di sfruttare la carica emotiva che esso ha comportato, radicalizzando le sue posizioni sulla liberalizzazione del porto d’armi.
Nonostante sia in politica da trent’anni, nel corso dei quali ha cambiato più volte partito, Bolsonaro è riuscito a presentarsi come ‘uomo nuovo’, lontano dagli intrighi di potere (non è stato coinvolto per esempio dai numerosi scandali relativi alla corruzione) e dunque come figura su cui concentrare tutte le speranze per un rinnovamento del Paese; nemmeno le sue discutibili posizioni sulle donne, sulle minoranze, sugli omosessuali, sono riuscite a incrinare la sua immagine, anzi in qualche modo gli hanno valso l’appoggio delle Chiese evangeliche e in parte di quella cattolica.
Resta ora da vedere come il nuovo presidente riuscirà a mettere in pratica i punti fondamentali del suo programma elettorale, il taglio delle tasse e della spesa pubblica, le privatizzazioni, le liberalizzazioni, la riforma delle pensioni, le norme sull’ordine pubblico (per esempio, l’abbassamento dell’età della responsabilità penale a 16 anni) e, soprattutto, con quali costi sociali e sul piano dei diritti.
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