L’estrema destra ha ottenuto un buon risultato nelle elezioni regionali tenutesi in Andalusia il 2 dicembre e si proietta su uno scenario nazionale. Vox, una formazione relativamente giovane (è nata nel 2014) ha raccolto infatti il 10,96% dei voti, guadagnando 12 seggi in una roccaforte tradizionale della sinistra. I socialisti, nonostante siano rimasti il primo partito, hanno registrato un significativo calo passando dal 35,43% del 2015 al 27,97%, e dunque da 47 seggi a 33, che sommati ai 17 di Adelante Andalusia, coalizione locale di sinistra, non saranno sufficienti per avere la maggioranza assoluta di 55 seggi, mentre i tre partiti di destra, Partito popolare (PP), Ciudadanos e Vox, potrebbero sommare insieme 59 seggi. Una pesante sconfitta dunque per il premier socialista Pedro Sanchez, al primo test elettorale da quando è entrato in carica sei mesi fa, uno straordinario risultato invece per la destra radicale che trova per la prima volta rappresentanza in una istituzione parlamentare. Vox (da intendersi come ‘Voce del popolo’) ha un’impronta fortemente nazionalista, populista e tradizionalista, anche rispetto alle questioni di genere; il suo leader Santiago Abascal, ex parlamentare del Partito popolare nel Parlamento dei Paesi Baschi, ha puntato la campagna elettorale su temi caldi come l’immigrazione e la ‘minaccia’ islamica, con spot di propaganda dai toni epici incentrati sul tema della reconquista, e non fa mistero di girare armato di una Smith&Wesson; sovranista ed euroscettico punta sul rafforzamento dello Stato centrale e ha espresso posizioni intransigenti contro indipendentismo catalano, guadagnandosi anche così un forte sostegno. Il prossimo test per Vox saranno le elezioni europee a maggio nelle quali spera ambiziosamente di aprirsi un varco anche nel Parlamento europeo.

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