Ai nuovi dazi annunciati da Donald Trump, su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi, Pechino risponde con misure analoghe per 60 miliardi. E immediatamente dopo la battaglia degli annunci contrapposti, al presidente degli Stati Uniti arriva anche un’altra cattiva notizia, che intacca in qualche modo il suo prestigio personale: Alibaba, il colosso cinese dell’e-commerce, annuncia che non esistono più le condizioni per realizzare il programma di investimenti che prevedeva 1 milione di posti di lavoro negli Stati Uniti. Jack Ma, fondatore e presidente di Alibaba, parlando mercoledì 19 al World Economic Forum a Tianjin, ha sostenuto che la guerra dei dazi impedisce che il progetto venga realizzato; la premessa dell’iniziativa era che esistessero buone relazioni commerciali tra i due Paesi. Alibaba si proponeva di favorire la nascita di nuovi posti di lavoro incrementando con la sua piattaforma la vendita ai consumatori asiatici di merci provenienti dagli Stati Uniti. Questa iniziativa era stata annunciata da Ma nel gennaio 2017, dopo un incontro con Donald Trump, appena eletto ma non ancora formalmente in carica. All’epoca l’annuncio fu valutato come il passaggio da parte di Trump dall’aggressività della campagna elettorale nei confronti della Cina al tentativo di trovare un accordo e un equilibrio. La situazione sta invece evolvendo verso uno scontro la cui conclusione sembra lontana: lo stesso Ma ha paventato una guerra fredda dei commerci lunga vent’anni. Molti osservatori si chiedono se i cittadini americani sostengano fino in fondo questa campagna del presidente, che come consumatori provoca dei rincari e dei disagi, e se questo influenzerà negativamente per i repubblicani le elezioni di metà mandato, previste per novembre.

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