Il vento del rinnovamento in Etiopia soffia ancora forte, grazie alla spinta del nuovo premier Abiy Ahmed. In pochi mesi, da aprile ad oggi, ha eliminato lo stato di emergenza, ha favorito la privatizzazione di alcune società statali, ha avviato il processo di pace con l’Eritrea. Il 18 ottobre con la liberazione di quasi milleduecento detenuti ha messo un importante tassello per favorire la pacificazione nazionale e per impedire il riproporsi di violenti conflitti interetnici. I detenuti liberati sono principalmente giovani che avevano partecipato alle proteste e agli scontri etnici in agosto e in settembre; per favorirne il reinserimento sociale saranno attuate misure che promuovano la nascita di piccole imprese. Le iniziative del giovane premier etiope stanno suscitando consenso e aspettative nel suo Paese e nella comunità internazionale; molti osservatori rivelano però che il suo programma di riforme incontrerà difficoltà enormi, dovute alle divisioni etniche e alla povertà estrema in cui vive una parte importante della popolazione, nonostante una buona crescita dell’economia. Il nuovo governo, varato il 16 ottobre, si incammina con decisione nella strada del rinnovamento: lo testimoniano la scelta di ridurre il numero dei ministri, di affidare metà degli incarichi a donne e di introdurre un ministero della Pace, al quale è stata nominata Mufeirat Kamil che avrà il compito di controllare anche l’operato degli apparati di sicurezza. Abiy ha dichiarato che le donne sono meno corrotte degli uomini e contribuiscono maggiormente a ripristinare la pace e la stabilità: le nuove ministre incarnano dunque perfettamente la spinta al rinnovamento che esprime l’Etiopia in questo momento.

Crediti immagine: da Mark Neyman / Government Press Office (Israel) [CC BY-SA 3.0  (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia Commons

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