Un vero e proprio plebiscito in Armenia per il premier ad interim, l’ex giornalista quarantatreenne Nikol Pashinyan che con l’alleanza Il mio passo – che include il suo partito Contratto civile – ha ottenuto il 70,4% dei voti nelle elezioni del 9 dicembre. Anche Armenia prospera di Gagik Tsarukyan con l’8,27% e Armenia luminosa di Edmon Marukyan con il 6,37% sono entrati in Parlamento, mentre l’ex partito di governo, il Partito repubblicano dell’Armenia, non è riuscito a superare lo sbarramento del 5%; bassa comunque l’affluenza alle urne, attestata al 48,63%. Pashinyan ha così confermato il forte consenso che si è guadagnato dopo aver portato avanti la cosiddetta “rivoluzione di velluto”, in seguito alla quale lo scorso maggio era stato costretto a dimettersi Serzh Sargsyan, presidente del Paese dal 2008, che in aprile era stato nominato alla guida del governo, ma aspramente contestato per le sue derive autoritarie, la dilagante corruzione e la gestione economica dello Stato affidata a pochi oligarchi. L’8 maggio l’Assemblea nazionale dell’Armenia aveva eletto nuovo primo ministro Pashinyan, che si era trovato però a governare con un Parlamento che rispecchiava ancora l’assetto precedente e si era quindi dimesso in novembre per consentire elezioni anticipate.

Pashinyan ha fatto della lotta alla corruzione e del superamento della crisi economica i suoi cavalli di battaglia e ha dichiarato che non ci saranno significativi cambiamenti nella politica estera, in particolare rispetto alle relazioni con Mosca.

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