Human Rights Watch denuncia la condizione dei minori sospettati di appartenere allo Stato islamico in Iraq. Nel report Everyone must confess. Abuses against children suspected of ISIS affiliation in Iraq, pubblicato il 6 marzo, la ONG afferma che il governo iracheno e il governo regionale del Kurdistan detengono circa 1500 minori – arrestati e perseguiti senza accertare il loro reale grado di coinvolgimento nell’organizzazione e senza fare distinzioni – che subiscono processi frettolosi e ingiusti, dopo che sono state loro estorte confessioni anche con l’uso della tortura. Il diritto internazionale riconosce invece i minori arruolati in gruppi armati come vittime, che dovrebbero essere riabilitate e aiutate a reintegrarsi nelle società; molti di questi ragazzi infatti si sono uniti allo Stato islamico per paura, per pressioni della famiglia, per sfuggire a situazioni di difficoltà familiare o economica e hanno prestato la loro opera come cuochi o autisti; in diversi casi, intervistati da Human Rights Watch, hanno dichiarato di avere confessato ciò di cui erano accusati solo per far cessare le torture, oppure hanno affermato di essere stati arrestati perché altri membri della famiglia erano coinvolti, negando la loro diretta partecipazione. Spesso poi i minori sono reclusi insieme agli adulti, in condizioni sanitarie precarie e di grave sovraffollamento, e non hanno accesso a un trattamento adeguato alla loro età. Human Rights Watch chiede dunque al governo iracheno e al governo regionale curdo di modificare le leggi antiterrorismo, liberare i minori accusati solo di aver fatto parte dell’ISIS e di garantire la loro riabilitazione.

Immagine: Bambini attendono in fila durante una distribuzione di aiuti umanitari per la scuola nel quartiere Waddi di Mosul, Iraq (18 giugno 2009). Crediti: https://www.dvidshub.net/image/181311/iraqi-police-distribute-school-supplies-children-mosul-iraq. U.S. Air Force (Public Domain), attraverso Wikimedia Commons