Michael Bloomberg domenica 17 novembre si è recato al Christian cultural center, una importante chiesa di Brooklyn frequentata soprattutto da persone di colore e ha ammesso di avere commesso un grave errore di valutazione rispetto alla cosiddetta politica dello “stop and frisk” (ferma e perquisisci), messa in atto dalla sua amministrazione quando era sindaco di New York, e della quale è stato un convinto sostenitore fino a non moltissimo tempo fa. Il controverso provvedimento consentiva di fermare e perquisire una persona anche senza un mandato e conferiva grande discrezionalità alla polizia, che assai spesso applicava come criterio per agire l’appartenenza dei sospettati a determinati gruppi etnici, prendendo di mira soprattutto neri e latinos. Bloomberg ha dichiarato di non essersi reso conto dell’impatto che questa misura, peraltro rivelatasi nel tempo inefficace e quindi abrogata, avrebbe avuto sulle comunità di colore e di origine ispanica, e sebbene abbia affermato di aver agito solo nell’intento di salvare vite, ha ammesso che le buone intenzioni non sono sufficienti, chiedendo pubblicamente scusa ed esprimendo il suo dispiacere.

La mossa di Bloomberg ha suscitato reazioni discordanti ed è stata considerata da molti un semplice espediente volto a conquistare almeno una parte dell’elettorato di colore in vista della sua candidatura alle primarie del Partito democratico, che non è stata ancora tuttavia ufficialmente confermata dal diretto interessato. Diversi attivisti della comunità nera newyorkese hanno fatto notare che le scuse arrivano tardi e sono solo parole vuote se non sono accompagnate da atti concreti di riparazione nei confronti delle comunità che hanno visto i propri diritti lesi, oppure da azioni volte a prevenire anche in futuro prevaricazioni da parte della polizia.

Immagine: Michael Bloomberg (21 aprile 2009). Crediti: Photo, Ralph Alswang. Center for American Progress [Attribution-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-ND 2.0)], attraverso www.flickr.com