La governatrice di Hong Kong Carrie Lam, in un discorso trasmesso in televisione mercoledì 4 settembre, ha formalmente annunciato il ritiro della contestata legge sull’estradizione verso la Cina, che aveva dato il via alle forti proteste che da tredici settimane attraversano l’ex colonia britannica. La mossa di Lam tuttavia secondo molti, tra cui l’attivista Joshua Wong, che lo ha dichiarato pubblicamente, giunge tardivamente ed è inadeguata rispetto alle istanze del movimento dei manifestanti, che ha intanto articolato le proprie richieste verso più ampie riforme in senso democratico. Oltre al ritiro della legge di estradizione il fronte della protesta chiede anche la nomina di una commissione d’inchiesta indipendente che indaghi sull’uso della forza da parte della polizia nei confronti dei dimostranti, l’amnistia per le numerose persone arrestate, la ripresa di un percorso di riforme politiche attualmente in stallo. Lam nel suo discorso ha manifestato apertura e invitato al dialogo, e ha espresso la sua intenzione di approfondire le ragioni dello scontento della popolazione ‒ che affonda le radici in importanti questioni politiche, sociali ed economiche ‒ con il contributo di esperti, accademici e professionisti che possano supportare il governo nelle sue azioni future. Pur non avendo istituito la commissione d’inchiesta sull’operato della polizia, Lam ha dichiarato il pieno sostegno all’Independent Police Complaints Council (IPCC), del quale ha nominato due nuovi membri. Molti osservatori guardano però con scetticismo a questi provvedimenti, dubitando che siano sufficienti a placare le proteste, e permangono i timori a seguito delle dichiarazioni di Xu Luying, portavoce dell’'Ufficio sugli affari di Hong Kong e Macao del governo cinese, secondo cui Pechino può dichiarare lo stato di emergenza in caso di «disordini interni che mettono in pericolo l’unità e la sicurezza nazionale» e «sono fuori dal controllo del governo locale».

Immagine: Carrie Lam (10 luglio 2018). Crediti: Foto di Seb Daly / RISE via Sportsfile [Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)], attraverso www.flickr.com

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