Nonostante le forti pressioni di Donald Trump per bloccare in ogni modo l’accordo, Recep Tayyip Erdoğan conferma l’acquisto degli S-400, sistemi avanzati antimissile, dalla Russia; si tratta dell’attuazione di un contratto stipulato nel 2017, la cui implementazione era infatti prevista per il 2019. A nulla è valsa l’offerta statunitense di una fornitura di sistemi antimissile Patriot in sostituzione di quelli prodotti dall’azienda russa del settore difesa NPO Almaz, proposta considerata poco conveniente dal punto di vista economico. Si sta dunque creando una situazione senza precedenti nell’ambito della NATO; la Turchia, pur gravitando all’interno del sistema occidentale, segue una politica estera indipendente, dimostrando di considerare la Russia un interlocutore strategico, e sembra intenzionata a sfruttare per i suoi interessi una ambiguità di posizione rispetto alle sfide internazionali. Il progressivo avvicinamento tra Turchia e Russia è infatti un processo scandito tra il 2017 e il 2018 da accordi economici – un secondo sistema di condutture di gas naturale che dal Mar Nero ha raggiunto le spiagge della Turchia – e dalla cooperazione politica, con il coinvolgimento anche dell’Iran, rispetto alla situazione in Siria, con i ripetuti vertici di Astana, che hanno messo in ombra il ruolo delle Nazioni Unite. Ad avvicinare la Turchia alla Russia hanno inoltre contribuito l’appoggio statunitense ai Curdi e il caso dell’imam Fethullah Gülen, considerato l’artefice del fallito colpo di Stato del 2016, per il quale Washington ha rifiutato l’estradizione.

Crediti immagine: President of Russia (http://en.kremlin.ru/catalog/persons/122/events/56064/photos/51220). Creative Commons Attribution 4.0 International

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