28 novembre 2019

TikTok nel mirino di un’indagine statunitense sulla sicurezza nazionale

ByteDance, l’azienda cinese proprietaria di TikTok, è diventata ufficialmente oggetto di un’indagine da parte del governo degli Stati Uniti, che ha lanciato l’allarme sui possibili problemi per la sicurezza nazionale legati all’uso della popolarissima app. ByteDance ha acquisito nel 2017 Musical.ly, che è stata accorpata in TikTok, e ha ottenuto un successo mondiale, soprattutto nella fascia più giovane della popolazione, quella al di sotto dei vent’anni, con questa app di condivisione di brevi video per la stragrande maggioranza di contenuto musicale: ha raggiunto infatti 1 miliardo di download a febbraio e oltre 100 milioni di download solo negli Stati Uniti. Non è la prima volta che TikTok suscita problemi, che tuttavia nei casi precedenti erano legati soprattutto all’accusa di diffondere video di contenuto pedopornografico. Ora invece il Committee on foreign investment in the United States (CFIUS), sta indagando su due aspetti in particolare: l’uso della app per acquisire i dati degli utenti, che sarebbero poi inviati e archiviati in Cina e potrebbero essere utilizzati allo scopo di esercitare influenze, e le accuse di censura rispetto a determinati contenuti di carattere politico. ByteDance si difende affermando che la Cina non ha giurisdizione sul contenuto dell’app, ma nello stesso tempo elabora strategie per ‘separarsi’ dalle sue radici cinesi e rendersi meglio accetta dagli standard statunitensi. Alcune fonti hanno parlato di un possibile cambiamento di marchio e del trasferimento della sede a Singapore, che la società ha tuttavia negato, mentre è in corso una valutazione di passi considerati necessari dagli Stati Uniti, come l’insediamento in territorio statunitense e l’accettazione di norme sulla censura. Si aggiunge così un altro tassello a un tema molto critico, la ‘guerra’/competizione  tecnologica’ tra Stati Uniti e Cina ‒ dopo le questioni relative al 5G ‒ che mostra da una parte i timori degli USA per l’ascesa tecnologica della Cina, e dall’altra la centralità del mercato statunitense che risulta irrinunciabile per la sua estensione.