Nel vertice straordinario dell’Unione Africana che si è aperto domenica 7 luglio a Niamey in Niger, cinquantaquattro Paesi hanno dato vita a una zona di libero scambio continentale. Si tratta di un’intesa di importanza epocale che potrebbe dare un forte impulso all’economia del continente, liberandolo dai dazi e dalle barriere doganali. L’African Continental Free Trade Area (AfCFTA) nasce con lo scopo di accrescere l’interscambio interno di beni e di servizi che raggiunge attualmente soltanto il 16% del totale a fronte di uno scambio con l’Europa che arriva al 65%. Si prevede un progressivo cambio di rotta, che potrebbe portare la situazione dell’Africa ad avvicinarsi a quella dell’Asia e dell’Europa, che hanno un interscambio interno rispettivamente del 59% e del 69%. Un sistema di vincoli e di barriere ha reso fino a oggi molto più facile importare merci dall’Europa o dalla Cina che dai propri vicini africani. Un intreccio di sudditanze neocoloniali e di rivalità regionali ha inciso fortemente sul mancato sviluppo e ha indirettamente incrementato i flussi migratori. Il 7 luglio è stata sancita una svolta, resa più completa dall’adesione nella stessa giornata di apertura dei lavori del Benin e della Nigeria. Manca all’appello la sola Eritrea che non ha aderito alle trattative anni fa per il perdurare del suo conflitto con l’Etiopia, ma che, nell’ottica del superamento in atto di quella contrapposizione, ha fatto richiesta di partecipare. I problemi dell’Africa sono tanti; lo stesso vertice pur incentrato principalmente sull’AfCTA ha dedicato una delle sue sessioni alla sicurezza e al tema del terrorismo, che così fortemente condiziona alcuni Paesi, come ad esempio la Somalia, il Kenya, il Mali e la Nigeria. Nondimeno l’atmosfera del vertice di Niamey è quella delle grandi occasioni e delle fondate speranze di cambiamento.

Immagine: Aula della Commissione dell’Unione Africana, Addis Abeba, Etiopia (24 giugno 2011). Crediti: Dereje / Shutterstock.com