Non si è ancora spento l’eco del dibattito sul pronunciamento relativo all’omicidio del consenziente che le decisioni della Consulta si trovano di nuovo al centro del confronto politico e civile del Paese. Mercoledì 16 febbraio la Corte costituzionale ha proseguito in Camera di consiglio l’esame sull’ammissibilità, già iniziato il giorno precedente, di altri sette quesiti, sei dei quali riguardavano la giustizia e uno la coltivazione della cannabis. Alle 18 si è tenuta una conferenza stampa del presidente Giuliano Amato che ha illustrato l’orientamento della Corte, in attesa della pubblicazione delle sentenze. Amato, eletto presidente il 29 gennaio scorso, ha tenuto a sottolineare che non è mai stato necessario votare poiché «in alcuni casi l’orientamento è stato unanime, in altri prevalente».

La Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari relativi all’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità (legge Severino), alla limitazione delle misure cautelari, alla separazione delle funzioni dei magistrati, all’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Consiglio superiore della magistratura, al voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati. Secondo la Corte queste richieste non rientrano in nessuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario. Sono stati giudicati invece inammissibili il quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati e quello relativo alla cancellazione del reato di coltivazione di cannabis, che oggi prevede pene da due a sei anni. Le leggi sulle quali è stata dichiarata l’ammissibilità non sono state ovviamente abrogate dalla Corte né c’è un giudizio di merito, a parte quello sulla legittimità del referendum; la decisione su questi temi è rimandata al voto dei cittadini.

Da un punto di vista più strettamente politico, alcuni osservatori hanno rilevato come siano stati bocciati i due referendum di iniziativa popolare (definiti con qualche approssimazione ‘sulla cannabis’ e ‘sull’eutanasia’), mentre sono stati considerati validi cinque dei sei referendum promossi dalla Lega e dal Partito radicale e da nove Consigli regionali. I promotori del referendum sulla cannabis hanno criticato la decisione della Corte e le motivazioni anticipate da Giuliano Amato che, a proposito della concreta articolazione del quesito, aveva dichiarato: «Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali». Una tesi fortemente criticata da Marco Cappato e da altri esponenti favorevoli alla depenalizzazione della cannabis. I promotori dei referendum sulla giustizia esprimono invece soddisfazione ma si troveranno nelle prossime settimane ad affrontare una situazione complessa. Su alcuni quesiti (elezioni del Consiglio superiore della magistratura, Consigli giudiziari, separazione delle funzioni dei magistrati) interverrà probabilmente la riforma Cartabia della giustizia, modificando la situazione attuale e in parte recependo le istanze che sono alla base dei referendum. Per i partiti dell’attuale, ampia, maggioranza si rende necessario trovare un equilibrio tra il lavoro parlamentare e l’appello al voto diretto dei cittadini. I referendum saranno proposti in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno e secondo alcuni osservatori potrebbero essere accorpati con le elezioni amministrative previste in primavera. Non è detto che il dibattito referendario coinvolga e appassioni i cittadini, perché alcune misure sottoposte non sono di immediata comprensione e possono apparire molto tecniche. Inoltre, in alcuni casi è possibile che il lavoro del Parlamento e del governo nell’ambito della giustizia cambi il quadro d’insieme in cui le istanze promosse dai referendum sono nate.

Immagine: Inaugurazione al Palazzo della Consulta di una mostra fotografica su Giudici ed esperti di diritto italiani, Roma (21 marzo 2019). Crediti: Edward R / Shutterstock.com

Argomenti

#cannabis#giustizia#referendum#Corte costituzionale