Nella biografia Io sono vivo, voi siete morti recentemente ripubblicata da Adelphi, Emmanuel Carrère descrive le abilità prodigiose dello scrittore di fantascienza Philip Dick da adolescente: «sapeva benissimo quali caselle doveva barrare per ottenere un risultato soddisfacente nel Minnesota Multiphasic e poteva risultare, a suo piacimento, normalmente normale, normalmente anormale, anormalmente anormale, anormalmente normale (suo massimo trionfo) e, a furia di cambiare sintomi, finì che il suo primo psichiatra diede di matto».

Ma se non siete geniali e ossessivo-compulsivi astenetevi dal tentativo di barare. Il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), nome esteso del questionario di personalità o inventario psicopatologico più utilizzato al mondo, è alle soglie dei 70 anni dalla prima edizione italiana e gode di ottima salute. Forgiato dal duro lavoro dell’indimenticato neuropsichiatra dell’Università del Minnesota J. Charnley McKinley – affiancato dal giovanissimo e versatile ingegnere elettrotecnico e psicofisiologo Starke R. Hathaway – è nato nel 1940 con l’intenzione di creare un inventario di comportamenti psichiatrici ampio e variegato, e dal linguaggio più semplice di quelli a disposizione. All’epoca la standardizzata società statunitense già si affidava alla psicotecnica, particolarmente nell’ambito militare: il primo test, il Personal data sheet, era stato introdotto durante la Prima guerra mondiale con l’intento di identificare i soldati a rischio esaurimento nervoso durante il bombardamento, ma aveva il difetto di richiedere in modo palese la presenza o meno di sintomi, rendendo semplice la possibilità di manipolazione in positivo o negativo. L’MMPI, come viene chiamato tra gli addetti ai lavori, è invece già stato concepito con i primi abbozzi di scale per misurare onestà, difensività e tendenza all’esagerazione del paziente. In Italia fu introdotto all’inizio del 1948 grazie al lavoro di Giancarlo C. Reda, che tuttavia si limitò a tradurre gli item – per le norme italiane bisognerà attendere quasi dieci anni – spesso ricorrendo all’arte di arrangiarsi: ad esempio, l’item I think Lincoln was greater than Washington fu adattato con Credo che Mazzini sia stato più grande di Garibaldi, o frasi come A volte desidererei attaccar briga con qualcuno furono poi sostituite – in questo caso con “attaccar lite” – perché ritenute troppo complesse.

L’eccellente psichiatra italiano Paolo Pancheri, poi autore della seconda versione italiana, riteneva che fosse necessario affrancarsi dal dominio di metodi troppo “indaginosi e imprecisi” come le macchie di Rorschach; la storia ci avrebbe detto che i due strumenti nel nostro Paese sono quasi sempre utilizzati insieme poiché, secondo una metafora in voga, il Minnesota ci dà informazioni su come il soggetto si veste e si presenta, mentre il Rorschach ci racconta del suo underwear. La seconda versione del 1989 (l’MMPI-2) ha soppiantato la prima che, più breve, era stata criticata per l’aspecificità delle sue scale: singoli item andavano a contribuire al punteggio di scale cliniche diverse, con l’effetto di giungere con maggiori difficoltà alla diagnosi differenziale. Entrambe le versioni si aprono con la nota affermazione Mi piacciono le riviste di meccanica, spauracchio di generazioni di militari alla visita di leva. E la storia su come rispondere alle varie domande sui fiori – ad esempio, Mi piacerebbe essere un fioraio – era già virale in epoca pre-social network: il suggerimento (sempre falso, mi raccomando!) era tramandato da fratelli e cugini grandi alle aspiranti o recalcitranti giovani reclute e negli anni Novanta ha trovato spazio anche nella divertente canzone dei Bluvertigo Fuori dal tempo.

Oggi si registra anche la versione per adolescenti e un proliferare di scale sperimentali: il loro numero quasi si avvicina a quello di item (567) della seconda edizione. Cresce la complessità e la possibilità di comporre un abito su misura, con l’effetto di rendere lo strumento irrinunciabile per l’assessment psichiatrico e le perizie giudiziarie, e pressoché impossibile la simulazione: le nove scale di validità sono in grado di rilevare addirittura se durante la somministrazione ci si è stancati o distratti in modo significativo. Per il prossimo concorso siete avvisati.

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