Quando nella letteratura scientifica un disturbo si fa acronimo c’è da preoccuparsi: segno che è necessario citarlo così spesso da rendere ridondante l’intero nome. È il caso delle terribili sorelle AN (anoressia nervosa) e BN (bulimia nervosa), disturbi che hanno toccato almeno una volta rispettivamente il 2 e al 4,5% della popolazione italiana e che spesso non giungono all’osservazione clinica, favorendo esiti nefasti:

morte per suicidio o complicanze mediche nel 10% degli anoressici. Ma le sorelle non sono sole: nuovi disturbi si affacciano all’evidenza.
Non solo quel BED (Binge Eating Disorder) che ha già trovato spazio nell’ultima edizione del manuale statistico dei disturbi psichiatrici DSM 5, che si differenzia dalla bulimia nervosa per l’assenza di comportamenti compensatori – digiuno, vomito, purghe, esercizio fisico - dopo le abbuffate, connettendosi più alla difficoltà di gestire le emozioni e a controllare degli impulsi che non a un bisogno di controllo sul corpo tipico di AN e BN.
I nuovi disturbi, pur essendo multifattoriali nella loro eziopatogenesi, sembrano particolarmente figli dell’individualismo, dell’incapacità di relazionarsi all’altro, dell’involucro fisico assunto a unica identità. Alcuni non hanno ancora un nome italiano: la Bigorexia, una dispercezione opposta all’anoressia nella quale si abusa di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti, nella convinzione di apparire piccoli, magri, inadeguati; la preoccupazione cronica di non essere sufficientemente muscolosi porta ad una marcata dipendenza dall’esercizio fisico (protratto per molte ore al giorno) con una compromissione nelle aree rilevanti del loro funzionamento sociale, occupazionale e relazionale.
O la Pregorexia, il disturbo di quelle donne incinte che rifiutano di prendere il peso - tra 11 e 15 chili - raccomandato dai medici durante la gravidanza, col rischio di depressione, anemia e ipertensione per le madri e malformazioni del nascituro.
I media si stanno ora particolarmente focalizzando sulla Drunkorexia, termine coniato nel 2008 da una giornalista del New York Times per indicare una combinazione di alcolismo e anoressia: un drunkoressico si priva di cibo durante il giorno per consumare grandi quantità di alcol, nel tentativo di tenere le calorie sotto controllo e non ingrassare o di ottenere una sbronza più veloce e consistente. L'assunzione di alcol procura un senso di sazietà che permette di non avvertire la fame, ma trattandosi di calorie senza elementi nutritivi il rischio è quello di sviluppare al tempo stesso le patologie tipiche di anoressia (osteoporosi, alterazioni cardiache, amenorrea) e alcolismo (neuropatie, tremori, danni al fegato e al sistema nervoso centrale).
Imparentata con i DOC – disturbi ossessivo compulsivi – e sempre più frequente nel nostro paese (il 7% degli italiani ne risulta affetto secondo una ricerca del 2004) è l’Ortoressia, una forma di attenzione abnorme alle regole alimentari. Gli ortoressici tipicamente conoscono ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti ed evitano cibi che possano contenere coloranti artificiali, pesticidi, OGM; hanno la necessità di programmare ogni pasto e il terrore di contaminare il proprio corpo, e spesso riscontrano problemi relazionali dovuti anche al senso di superiorità verso chi mangia in modo normale. Il regime alimentare può essere tanto rigido da esporre l’ortoressico al rischio di carenze nutrizionali, dovute alla riduzione di vitamine e sali minerali.