In Il mondo fino a ieri (2012; trad. it. 2013) Jared Diamond racconta che in nessun gruppo umano si riscontra tanta partecipazione alla cura dei figli da parte dei padri quanta in quello dei pigmei aka, una popolazione di cacciatori-raccoglitori che vive tra il Sudovest della Repubblica Centrafricana e il Congo settentrionale. Il grande studioso non si sofferma diffusamente ad analizzare i motivi di tale partecipazione, ma nota comunque che nelle comunità dove le donne contribuiscono maggiormente al procacciamento del cibo, i maschi collaborano più attivamente ad allevare la prole, e nelle comunità aka le femmine sono dedite sia alla raccolta sia alla caccia.

Anche in alcune società industriali si sta vivendo una graduale parificazione dei ruoli in tale ambito – è sotto gli occhi di tutti – ed è di questi giorni la ‘scoperta’ di un popolo in cui gli uomini, addirittura, si prendono cura dei figli più delle madri. Per la precisione, si occupano quotidianamente dei loro figli in età scolare 8 minuti in più al giorno delle madri: si tratta dei finlandesi, e lo rileva l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici) in The pursuit of gender equality (2017). Niente a che vedere, naturalmente, con la quantità di tempo che entrambi i genitori aka dedicano ai loro figli, che tengono praticamente attaccati ai loro corpi tutto il giorno fin quando non sono autonomi a sufficienza: i finlandesi, sia maschi sia femmine, in generale riservano all’accudimento della prole un tempo abbastanza limitato (in età prescolare, intorno ai 100 minuti i padri e 175 le madri; in età scolare, entrambi intorno ai 70, con appunto 8 minuti di scarto a favore dei padri), molto inferiore per esempio a quello dei canadesi (in età prescolare oltre i 200 minuti le madri e intorno ai 120 i padri; in età scolare intorno ai 120 minuti le madri e intorno ai 75 i padri), che tra i Paesi considerati nella pubblicazione dell’OCSE sono con i figli tra i più generosi.

Tuttavia in Finlandia quando si tratta di andare a prendere i figli a scuola, di assisterli durante un’influenza o di portarli in ludoteca, sono i padri e non le madri a proporsi più frequentemente. Perché? Non è facile dirlo.

La Finlandia compare negli studi sull’uguaglianza di genere sempre ai primi posti: nella classifica globale del Global gender gap report 2017 del World Economic Forum, che analizza la situazione di 144 Paesi di tutto il mondo sotto diversi punti di vista, è terza dopo l’Islanda e la Norvegia, seguita dal Rwanda, dalla Svezia e dal Nicaragua. Gli uomini finlandesi, inoltre, sono incoraggiati in vario modo dalle politiche nazionali a collaborare a superare il gap tra i due sessi, e godono di un sistema di congedo parentale ben retribuito. Tuttavia si può notare che la loro scelta non dipende solo da fattori economici, bensì in buona misura culturali o di altro genere, poiché in altri Paesi che offrono ai padri congedi parentali ancora migliori, come la Corea del Sud e il Giappone (che però occupano rispettivamente il 118° e il 114° posto nella classifica del Global gender gap report), ne usufruisce una parte minima di chi ne avrebbe diritto, e anche nei Paesi più “femministi”, quelli del Nord Europa, ricorre al congedo parentale circa il 40% dei maschi, contro l’80% degli uomini finlandesi, che sono raddoppiati in pochi anni, dal 2006 a oggi.

Insomma, sembra trattarsi di un caso più unico che raro, e forse bisognerà attendere ancora del tempo per capire se i padri finlandesi faranno tendenza, torneranno sulle loro decisioni negli anni a venire, oppure una volta scoperte le gioie della cura dei figli non vorranno più tornare indietro, come i padri aka.

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