Se si solleva lo sguardo dall’immediata congiuntura economica e si analizzano le tendenze di fondo della società italiana degli ultimi decenni, sottraendosi alla sterile polemica relativa ai meriti (o alle colpe) delle singole parti politiche, si possono individuare alcune stabili criticità del sistema e intuire le prospettive. È quanto ha provato a fare la Banca d’Italia inserendo nella sua Relazione annuale un’analisi sui bilanci delle famiglie italiane, a partire dai dati di un quarantennio. Le tendenze principali che si evidenziano negli ultimi decenni registrano una diminuzione del reddito medio netto pro capite da lavoro dipendente, la crescita del reddito dei pensionati, un aumento delle diseguaglianze, l’assottigliarsi del ceto medio. Il reddito da lavoro dipendente aveva manifestato una crescita costante fino alla fine degli anni Ottanta; da quel momento in poi si assiste a un lento declino, sancito recentemente con il ritorno alla condizione di quaranta anni fa. Un andamento su cui ha influito anche la diffusione di forme di occupazione meno stabili. Nello stesso periodo, il reddito dei pensionati è invece raddoppiato. Se nel 1977 il reddito medio annuale di un pensionato equivaleva con i prezzi del 2014 a 7.000 euro e la percentuale di percettori era del 17,5 %, attualmente il reddito medio annuale dei pensionati ha raggiunto i 13.400 euro e i percettori rappresentano un quarto della popolazione. Sono in continuo aumento le famiglie il cui reddito dipende per una parte importante dalle pensioni e se la ricchezza complessiva delle famiglie è aumentata in questi decenni, un contributo importante è venuto proprio dai pensionati. Si tratta ovviamente di un dato che può rappresentare una fragilità del sistema economico complessivo ma non è il solo dato preoccupante. Nel 1989 le persone a basso reddito erano il 16,1 % della popolazione, il ceto medio, in un’accezione ampia, rappresentava l’82,2 % della popolazione mentre i cosiddetti ricchi raggiungevano appena l’1,8% della popolazione (ma godevano del 6,5 % del reddito complessivo, guadagnando anche in termini assoluti più della numerosa parte povera che arrancava con il 6,4% del reddito complessivo). Nel 2014 le persone con un reddito basso rappresentavano invece il 21,4 % della popolazione e percepivano il 7,4 % del reddito complessivo. Il ceto medio è diminuito fino a rappresentare il 76,2 % della popolazione mentre i ricchi con un incremento relativo che li ha portati a raggiungere il 2,4 % usufruivano dell’8,9% del reddito globale. Aumentano quindi i ricchi ma cresce soprattutto il numero delle persone a basso reddito e molte di queste sono giovani. Sono dinamiche che al di là dei loro effetti immediati sul benessere dei cittadini, mostrano che il paese non riesce a creare speranze e aspettative positive nei giovani e a diffondere il benessere.