L’Ufficio per il processo è una struttura organizzativa istituita presso i Tribunali ordinari e le Corti di appello dal decreto-legge n. 90/2014, che lo ha previsto aggiungendo l’art. 16-octies al decreto-legge n. 179/2012. La sua disciplina è stata poi oggetto di modifica da parte del decreto legislativo n. 151/2022 che, in attuazione delle leggi delega nn. 134/2021 per l’Ufficio per il processo civile e 206/2021 per quello penale, ne ha esteso l’ambito operativo prevedendone l’istituzione anche presso la Corte di cassazione e la Procura generale. Obiettivo di questi interventi normativi è quello di offrire un supporto all’attività giurisdizionale così da migliorare la performance degli uffici giudiziari, smaltire l’arretrato e contenere la durata dei processi civili e penali. Si ricorre quindi a un nuovo modello organizzativo con una duplice finalità. Da un lato, l’intento è quello di potenziare lo staff del magistrato, così da coadiuvarne l’azione giudicante attraverso una più efficiente gestione di tutte le attività collaterali quali quelle di studio, ricerca, gestione del ruolo, preparazione di bozze o provvedimenti. Dall’altro, il miglioramento della capacità produttiva dell’Ufficio è perseguito garantendo un’accelerazione dei processi di innovazione tecnologica.
Si può dire dunque che l’Ufficio per il processo si colloca nella cornice di una riflessione più ampia, che riguarda un più generale ripensamento dell’organizzazione del lavoro giudiziario, anche alla luce dell’esperienza comparata di altri Paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti, da un lato, e la Francia e la Spagna, dall’altro. In quest’ottica, l’efficienza dell’azione giudiziaria non è perseguita attraverso la sola figura del magistrato, ma passa per la valorizzazione delle diverse professionalità coinvolte nei compiti di supporto all’attività giudicante.
Si tratta di un vero e proprio intervento di capacity building, peraltro contemplato tra gli obiettivi prioritari del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che nel settore giustizia persegue, tra l’altro, l’intento di portare a piena attuazione l’Ufficio per il processo stanziando a tal fine un importante finanziamento. Il primo passo nel perseguimento di questo obiettivo è stato il decreto-legge n. 80/2021, che ha disciplinato le procedure per il reclutamento, tramite concorso pubblico, del personale a tempo determinato da destinare all’Ufficio per il processo (artt. 11-13). Una prima fase concorsuale si è già espletata con procedure bandite dal ministero della giustizia, conclusesi con l’assunzione, a partire dal febbraio 2022, di funzionari addetti al supporto del giudice sia nello studio e organizzazione dei fascicoli, anche in funzione di raccordo con il personale della cancelleria, sia nell’assistenza sui processi di digitalizzazione e innovazione organizzativa.
La composizione dell’Ufficio è quindi volta alla valorizzazione delle competenze tecniche. Si punta invero su un personale dotato di professionalità diverse, così intervenendo opportunamente su una problematica che affligge gli apparati burocratici italiani, il cui personale non sempre si è mostrato al passo con le esigenze di specializzazione richieste dal progresso sociale. È il tema della capacità amministrativa degli uffici pubblici, il cui necessario rafforzamento è da tempo al centro dell’attenzione del decisore politico, anche per le sollecitazioni in tal senso ricevute nella sede europea.
Quella sull’Ufficio per il processo è una policy che segna una linea di tendenza positiva, che vede lo Stato, dopo la razionalizzazione delle risorse conseguente alla crisi economica del 2008, tornare a investire su politiche pubbliche in grado di provvedere alla produzione di servizi necessari a garantire l’effettiva fruizione dei diritti. Puntare sulla specificazione e sul rafforzamento delle competenze tecniche diverse da quella giudicante ma al tempo stesso necessarie per il funzionamento degli uffici giudiziari significa invero supportare l’attività giurisdizionale, efficientandone il servizio.