47 a 34, una vittoria con ampio margine quando sarebbero bastati 42 voti per ottenere l’assegnazione dei Giochi: le Olimpiadi invernali 2026 si svolgeranno così in Italia, perché il verdetto della 134a sessione del CIO, svoltasi lunedì 24 giugno a Losanna, ha premiato la candidatura congiunta di Milano e Cortina su quella svedese di Stoccolma e Åre. La più tormentata delle assegnazioni a cinque cerchi finisce dunque per frustrare per l’ennesima volta la Svezia – che mai ha ospitato i Giochi – ed ammantare di prestigio l’operato politico e lobbystico di un CONI che pure in patria è oggetto di riforma. Vent’anni dopo Torino 2006, l’Italia ritrova le Olimpiadi invernali grazie a un progetto geograficamente composito e spalmato su tre regioni (cerimonia di apertura a Milano, gare nel capoluogo lombardo, Bormio, Anterselva, Baselga di Piné, Tesero, Predazzo, Cortina e Livigno, cerimonia di chiusura all’Arena di Verona) capace di trionfare nonostante una genesi oltremodo travagliata.

L’intero processo di selezione, infatti, è destinato a rimanere negli annali per la quantità di defezioni ottenute e per la volontà del CIO di chiudere al più presto una partita che si stava facendo imbarazzante. Una dopo l’altra, le città che avevano manifestato interesse per la candidatura si erano autoeliminate: Graz per la mancanza di supporto del governo provinciale, Erzurum per manifesta inferiorità strutturale, Sapporo perché – dopo il disastroso terremoto di Hokkaido a settembre – ha cambiato priorità e preferito concentrare gli sforzi sul 2030, Sion e Calgary a causa dei no scaturiti dai referendum popolari. A un anno dal voto, in pochi avrebbero previsto che si sarebbe arrivati a un ballottaggio tra Milano-Cortina e Stoccolma-Åre, anche perché le vicissitudini delle due candidature congiunte – l’indecisione di Torino per quella italiana e la freddezza del governo svedese prima delle elezioni per il rinnovo del Parlamento – lasciavano francamente non troppe speranze, qualora all’ultima fase fosse sopravvissuta una candidata forte (Sion e Calgary, soprattutto, solide sotto tutti i punti di vista, ma bocciate dai cittadini). Del resto, lo stesso CIO aveva deciso di anticipare al 24 giugno a Losanna la 134esima sessione, convocata per voto e proclamazione, inizialmente programmata per settembre a Milano. Posto che le regole del CIO non consentono lo svolgimento della sessione di voto in un Paese candidato e che dunque questa non si sarebbe potuta svolgere in Italia (e questo dimostra che, ancora nel 2017, l’ipotesi di una candidatura tricolore fosse ritenuta improbabile), la decisione di anticiparla di due mesi e mezzo va letta in filigrana con l’intenzione di lasciarsi alle spalle mesi segnati dall’immagine proiettata di Olimpiadi tutt’altro che ambite. Un percorso simile a quello che ha portato alla assegnazione congiunta delle edizioni 2024 e 2028 delle Olimpiadi estive rispettivamente a Parigi e Los Angeles.

In tutto questo, considerando anche l’effettiva bontà della proposta italiana e il peso politico internazionale del CONI odierno, è difficile non pensare che sarebbe stato possibile, se solo lo si fosse voluto, portare in Italia anche i Giochi del 2024. Le Olimpiadi estive in Italia non si svolgono dal 1960 e, al di là di come la si voglia pensare nel merito degli aspetti economici, quanto accaduto a Losanna certifica che un paio di anni fa, e forse mai come questa volta, Roma avrebbe avuto l’occasione di portare a casa un risultato storico, alla luce dello stato dell’arte delle candidature nell’autunno del 2015, quando il consiglio comunale della capitale approvò la mozione per bloccare la candidatura. Il CONI recepì un mese più tardi, ma lunedì, dopo il voto, l’esultante presidente del comitato olimpico Giovanni Malagò (il quale ha puntato tutto sulla riuscita dell’idea e in seguito ha anticipato l’intenzione di ricandidarsi alla guida dell’ente) non si è fatto sfuggire l’opportunità di ritornare sulla questione rivendicando la bontà della proposta italiana e sottolineando il mancato appoggio della giunta capitolina al progetto di Roma 2024, che ha allontanato per chissà quanto le Olimpiadi più tradizionali. Per l’Italia a questo punto è assai difficile che se ne riparli per il 2032 (quando le Olimpiadi verosimilmente torneranno in Asia, e non a caso si stanno già muovendo congiuntamente Corea del Sud e Corea del Nord), e il 2036 è una prospettiva oggi lontanissima.

La sensazione che la vittoria odierna della proposta italiana sia frutto del lavoro di squadra espresso da tutti i soggetti coinvolti è confermata indirettamente anche dal presidente del comitato internazionale Thomas Bach, secondo il quale Milano-Cortina ha convinto soprattutto grazie a un supporto delle istituzioni pubbliche più ampio rispetto a quello della candidatura svedese. A sostegno della candidatura di Milano e Cortina si è speso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in un video-messaggio destinato agli elettori del CIO a Losanna, ha sottolineato il calore con cui gli italiani accoglieranno l’evento e il «grande entusiasmo» con cui saranno ricevuti «tutti gli atleti e gli spettatori che interverranno, confermando lo sport come veicolo di amicizia, di pace e di fratellanza tra i popoli».

Immagine: Il simbolo dei Giochi olimpici creato in occasione dei Giochi olimpici invernali a Sochi 2014, Perm´, Russia (6 Gennaio 2014). Crediti: Singulyarra / Shutterstock.com

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