Il Dr. Massimiliano Mazzanti, Console generale d’Italia a Londra da due anni, è stato invitato a Oxford dalla Oxford University Italian Society per parlare di migrazione italiana nel Regno Unito con un intervento intitolato, appunto, "La Nuova Migrazione Italiana in UK: Analisi e Prospettive".

Ecco alcuni dei punti principali di questa importante testimonianza che sicuramente illuminerà molti lettori, sostituendo stereotipi e congetture con fatti e numeri. Occorre premettere che, nel suo discorso, il Console non ha toccato tanto le ragioni di quello che spesso è definito “esodo di massa”, ma ha invece voluto illustrare alcuni aspetti specifici e alcune conseguenze del notevole flusso migratorio dall’Italia alla Gran Bretagna degli ultimi anni.

L’immigrazione italiana nel Regno Unito e, in particolare, a Londra, è un fenomeno in rapido divenire.
Ecco alcuni numeri. Quando il Console arriva a Londra due anni fa, gli iscritti all’AIRE di Londra (L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) erano circa 210.000, oggi, invece, sono oltre 250.000, tenendo conto che molti Italiani espatriati non s’iscrivono all’AIRE (mentre questo sarebbe un diritto-dovere dei cittadini italiani). Considerando altri dati – come, ad esempio, le iscrizioni per il National Insurance Number, una sorta di codice fiscale inglese necessario per lavorare nel Regno Unito – la cifra reale diventa circa mezzo milione. C’è di più, la Fondazione Migrantes, che ha recentemente pubblicato i dati relativi al 2014, indica che dal 2013 al 2014 la Gran Bretagna detiene il record di migrazione italiana, aumentata del 71,5%, una percentuale davvero considerevole.
Gli iscritti all’AIRE, come dice il Console generale, sono solo la punta dell’iceberg. Tuttavia, con 250.000 iscritti, quello di Londra è il secondo Consolato italiano al mondo dopo Buenos Aires, e questo non era il caso solo cinque anni fa, quando Germania e Francia avevano comunità italiane più importanti. Si assiste, ora, a circa 2000 iscrizioni in media all’AIRE al mese, una cifra davvero enorme per la Gran Bretagna. Tutti questi Italiani vanno quindi ad aggiungersi ai 60 milioni di Italiani all’estero (si stima), che sono tanti quanto gli Italiani in Italia!

L’analisi degli ultimi 4000 iscritti all’Anagrafe degli Italiani all’Estero di Londra. 
Da un’analisi degli ultimi 4000 iscritti all’AIRE di Londra emerge questo quadro. Prima di tutto, questo esodo non ha particolari distinzioni regionali ed interessa in egual misura il nord e il sud Italia. Il 57% di questi nuovi arrivi ha almeno una laurea, il 65% ha tra i 18 e i 35 anni ed è in cerca di nuove esperienze professionali, accademiche, linguistiche. Ma molti arrivano nel Regno Unito anche senza un piano particolare, incoraggiati dal passaparola di amici e famigliari già espatriati. Oppure, suggerisce il Console, non pochi Italiani arrivano a causa dell’attenzione dedicata dai media al fenomeno dell’esodo verso il Regno Unito che può avere contribuito a costruire l’idea di Londra come una specie di El Dorado, un’immagine ben diversa da quella reale – talvolta anche molto dura – che gli Italiani si troveranno ad affrontare una volta arrivati Oltremanica.
Un’altra conseguenza di questo grande flusso migratorio, infatti, è che il Consolato ha dovuto aumentare la rete di assistenti sociali per aiutare molti Italiani all’estero in difficoltà, alcuni addirittura per strada, altri vittime di truffe per opera di connazionali disonesti che hanno saputo approfittare dell’ingenuità di nuovi arrivi. Come rileva il Console, un flusso così importante, purtroppo, ha attirato l’attenzione anche “degli imbroglioni di tutta Italia”. Un fenomeno, quindi, con molti chiaroscuri, come, per esempio, la criminalità organizzata che sta aumentando. Questo scontro con la dura realtà causa anche dei forti ripensamenti e, in alcuni casi, persino il rimpatrio.

Iniziative del Consolato Generale d’Italia a Londra per aiutare i nuovi arrivi
Il Console ha anche parlato del progetto “Primo Approdo”, una serie di incontri di orientamento mensili per giovani (e anche meno giovani) durante i quali esperti (avvocati, medici, commercialisti, accademici), tutti Italiani, prestano, gratuitamente e con grande solidarietà, le loro competenze per spiegare ai connazionali cosa fare e cosa non fare nel nuovo Paese. Ad esempio, i nuovi arrivati possono imparare come scrivere un curriculum e una lettera di presentazione che possa essere considerata seriamente in Inghilterra da un potenziale datore di lavoro.
Un altro dato che spesso emerge, in termini d’inadeguatezza, è anche l’incompetenza linguistica: l’inglese scolastico non basta e non permette ai nostri connazionali di dimostrare le loro abilità e la loro preparazione accademica (ricordando che il 57% degli ultimi arrivi sono laureati). La lingua è necessaria per trasmettere le proprie conoscenze e abilità, e il Console generale insiste molto su questo punto.

Naturalmente ci sono anche storie di successo, come un ragazzo di 26 anni laureato alla LUISS che, appena arrivato a Londra, ha fatto il gelataio e ha lavorato come cameriere, ma poi è diventato economista alla Treasury, il ministero delle finanze britannico, o una ragazza che adesso lavora per David Cameron, il Primo Ministro britannico. La dinamicità e adattabilità degli Italiani porta spesso a storie d’eccellenza di questo tipo.

La metafora delle “Cellule Staminali”: L’Auspicio del Console Generale e dell’Ambasciatore
Infine, osserva il Console Generale, essendo calati in una nuova realtà caratterizzata dalla meritocrazia e dal senso civico (che non sono del tutto assenti nel nostro Paese, ma che sicuramente possono essere maggiormente sviluppati) i nostri connazionali ne restano impregnati. Questi giovani Italiani, suggerisce il Console, diventano come delle “cellule staminali” che dovrebbero tornare nel nostro Paese per andare a installarsi e crescere in un tessuto che ne ha bisogno. Guidati da questa idea, ci sono, ad esempio, programmi a livello regionale (in Puglia e Sardegna) che, tramite le Confindustrie locali, finanziano giovani selezionati in base al merito per andare in Gran Bretagna e poi tornare nelle loro regioni d’origine e agire da “cellule staminali” virtuose e migliorare, quindi, il tessuto natio.

Personalmente, a volte mi chiedo se è proprio vero che il Paese ci rivoglia tutti indietro ...