Margaret e Wolfgang Stroebe sono gli autori di una serie di ricerche ormai classiche in psicologia sociale. Nei primi anni Ottanta hanno mostrato quanto la perdita di una persona cara sia in grado di incidere sul benessere fisico di chi si trova ad affrontare il lutto, rilevando dati alla mano che in tutto il mondo (dalla Germania al Giappone) risultava una probabilità di morte doppia o tripla entro un anno per i vedovi, rispetto a quanto statisticamente dovremmo aspettarci. L’aumento di probabilità di morire o effetto della perdita non era limitato a gruppi di età particolare, coinvolgendo i giovani come gli anziani, ed è stato spiegato in prima battuta con la diminuzione dell’attività del sistema immunitario nelle persone sotto stress, ma con una ulteriore e significativa discriminante: colpisce maggiormente gli uomini. I vedovi hanno più probabilità di morire entro un anno dal lutto rispetto alle vedove, i cui coefficienti di morte sono solo leggermente superiori alle donne con marito vivente.

La ricerca degli ultimi anni ha confermato i rischi per la salute mentale per gli uomini che rimangono soli a causa di separazione, divorzio, vedovanza o perché non si sono legati in coppia. Nel nostro Paese, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, quasi l’80% dei circa quattromila suicidi annui sono commessi da uomini: la spiegazione offerta è quella di una minore resilienza di fronte a eventi critici. Un vasto studio condotto negli Stati Uniti ha ulteriormente precisato le dinamiche legandole alla condizione di solitudine: uomini di mezza età – dai 40 ai 60 anni – non sposati hanno un rischio suicidario più che triplo rispetto a uomini sposati o donne non sposate. E anche le percentuali di incidenza della depressione degli uomini soli risultano essere oltre il doppio di quelle dei loro coetanei sposati.

I risultati delle ricerche evidenziano come numerosi fattori di rischio possano intervenire nel favorire condizioni come depressione, abuso di sostanze e suicidio negli uomini: il più importante di tutti sembra tuttavia essere la solitudine e l’alienazione dalla società. Da tempo è noto come le donne siano maggiormente in grado di mantenere una vasta e ramificata rete di amici e parenti quando sono sposate, mentre gli uomini contano primariamente sul supporto del partner e dei figli per l’interazione e il supporto sociale. Di conseguenza i padri, dopo la separazione e il divorzio, possono sperimentare un drammatico calo del supporto sociale: proprio quando ne avrebbero più bisogno. Le condizioni delle separazioni portano non di rado gli uomini a perdere la casa familiare e a ottenere meno giorni di cura dei figli rispetto alle madri, con il rischio di provare quel senso di vuoto e fallimento che può trovare rifugio nell’abuso di alcool: una recente meta-analisi identifica proprio nella separazione dai figli la causa primaria di suicidio.

Alcuni stereotipi sugli uomini soli non contribuiscono al loro inserimento sociale: se da un lato la loro ipotetica incapacità di gestire autonomamente i figli è smentita dalla ricerca e ultimamente anche dalle prassi (per cui in Italia vediamo nell’esito delle separazioni sempre più affidi paritetici e la possibilità di pernottamenti dai padri anche per i bambini minori di tre anni, sebbene con grandi differenze di orientamento tra tribunali), dall’altra gli eccessi di alcune campagne comunicative possono portare all’identificazione della maggior parte degli uomini come potenziali predatori sessuali. A questo proposito si cita la discutibile scelta di diverse compagnie aree di non permettere a uomini soli di sedere accanto a minori non accompagnati: alcuni episodi avvenuti in voli della British Airways, nei quali è stato prescritto il cambio di posto con una donna, sono degenerati in una causa giudiziaria e un pittoresco articolo di Boris Johnson che hanno infine indotto la compagnia inglese a ritirare la norma.

I rischi non sono solo a carico degli individui coinvolti, ma anche per la collettività, a cominciare dal proliferare della controversa filosofia Incel e dalla possibile estremizzazione politica e religiosa: alcuni studiosi hanno attribuito alla frustrazione sociale e sessuale di alcuni uomini isolati la matrice di diverse stragi in Europa e negli Stati Uniti. Tenendo conto che quella degli uomini single è una complessa galassia difficilmente inquadrabile dal punto di vista demografico, sarebbe necessario prevedere da parte delle istituzioni educative e di cura servizi di supporto specifici per uomini vulnerabili, da poco separati o vedovi, accompagnata dalla riflessione pubblica sulla necessità di non alimentare stereotipi sociali sugli uomini soli.Immagine 0

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