Immaginare un Paese nel quale nessuna decisione che coinvolga i bambini e i ragazzi venga presa dalle istituzioni senza prima averli ascoltati, e senza aver tenuto in adeguata considerazione le loro opinioni. È l’auspicio che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti ha recapitato a governo e Parlamento: l’ascolto, riconosciuto in base alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, deve essere assicurato in tutti gli ambienti di vita del minorenne secondo forme che tengano conto del suo grado di maturità e della natura dei problemi da affrontare. La creazione di spazi in cui i giovanissimi abbiano modo di esprimersi offrirebbe la possibilità di rendere trasparenti le decisioni che vengono prese a tutela dei loro diritti, riducendo le asimmetrie relazionali tra adulti e giovani: bambini e adolescenti possono essere così inclusi nei processi che li coinvolgono, senza che vi sia una deresponsabilizzazione degli adulti che prendono materialmente le decisioni.

Il Manifesto sulla partecipazione dei minorenni appena pubblicato dall’Autorità garante prevede cinque punti: con il primo si raccomanda alle istituzioni di accompagnare ogni futura scelta che interessi i minorenni ‒ di carattere generale, normativo o programmatorio ‒ con iniziative che promuovano la partecipazione di bambini e ragazzi alla decisione. Il secondo punto riguarda l’introduzione di una normativa che regolamenti e sostenga con risorse adeguate la partecipazione attiva dei minorenni alle scelte di carattere generale che li riguardano. Viene poi chiesto al governo di mettere a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni una piattaforma on-line ad hoc per le consultazioni di minorenni. Alle scuole di ogni ordine e grado è inoltre sollecitato l’inserimento, all’interno dell’offerta formativa scolastica, della partecipazione attiva dei minorenni all’insegnamento dell’educazione civica, come metodologia e pratica educativa. Al legislatore, infine, viene raccomandato di istituire la Giornata nazionale della partecipazione delle persone di minore età, con l’obiettivo di monitorare l’effettiva applicazione di tale diritto, di sensibilizzare sul tema e di promuoverne la cultura e la consapevolezza.

Già dal 2018 in Italia è presente la Consulta delle ragazze e dei ragazzi, un organismo consultivo composto da ragazze e ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, simile ad altre virtuose realtà europee con cui partecipa al progetto ENYA (European Network of Young Advisors, Rete europea dei giovani consulenti). Tra queste, da segnalare il Parlamento dei minorenni attivo in Slovenia, il Consiglio dei bambini e dei giovani attivo in Polonia dal 2016, il ruolo centrale delle organizzazioni giovanili in Norvegia e Finlandia. E mentre i giovani estoni possono votare alle elezioni locali già dai 16 anni, il Consiglio di partecipazione degli adolescenti dei Paesi Baschi, nel quale siedono una trentina di ragazzi tra i 13 e i 17 anni con una composizione equilibrata per genere, provenienza geografica e tipo di scuola, dal 2011 si riunisce dalle tre alle cinque volte l’anno.

Di recente il gruppo di lavoro italiano ha espresso un parere sul consenso digitale e contribuito alla stesura della Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori. Le ragazze e i ragazzi della Consulta hanno inoltre fornito un parere su diversi temi: affidamento congiunto, diritto dei bambini con disabilità a fare sport e a giocare, bullismo e cyberbullismo, esecuzione del test HIV senza il consenso dei genitori, percorso migratorio dei minori non accompagnati, diritti dei minori non accompagnati, diritti dei minori ricoverati, cittadinanza e, durante il lockdown, riapertura delle scuole e modalità di esecuzione degli ultimi esami estivi di maturità. Durante il difficile periodo di piena pandemia, in particolare, hanno collaborato attivamente alla campagna social #iorestoacasa, per aumentare la consapevolezza dei ragazzi e contribuire a limitare la diffusione del Covid-19. Esperienze da sviluppare quindi, per garantire ai minori (non solo adulti di domani) il reale ascolto dei loro bisogni, sulla base di una rinnovata fiducia intergenerazionale.

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