I social hanno cambiato il mondo. È un dato di fatto. Oggi si stima che ci siano ben 4,8 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo. Tradotto in percentuale, si tratta del 60,6% della popolazione mondiale che spazia tra i vari Facebook, Instagram, X (ex Twitter) e così via. Nell’arco degli scorsi 12 mesi, almeno 173 milioni di utenti si sono iscritti, con un tasso di crescita del +3,7% annuo, con una media di 5,5 utenti al secondo. La previsione degli analisti è che questo numero si avvicinerà a 6 miliardi per il 2027. Facebook il più utilizzato (quasi 3 miliardi), Instagram e TikTok i preferiti dai giovani.
Cosa fa più tendenza oggi su un social media? I video brevi, i cosiddetti reel, dalla durata massima di un minuto. Circa 2 ore e 26 minuti al giorno il tempo che trascorre l’utente medio sui social. Considerando che la durata media del sonno è tra le 7 e le 8 ore, si tratta del 15% di una giornata media. La maggior parte degli utenti riconduce il loro utilizzo all’interesse di restare in contatto con gli amici e familiari. Oggi, tra gli scopi citati, diventa meno importante il seguire celebrità e influencer.
Facciamo un passo indietro, però e partiamo dalla figura dell’influencer. Si tratta di un personaggio popolare sulle piattaforme, di conseguenza molto seguito dal mondo dei media, in grado appunto di influire attraverso la pubblicazione di determinati contenuti sulle scelte e sui comportamenti del pubblico, i cosiddetti follower. E questi protagonisti dei social media sono blogger, videomaker, modelle, sportivi, cantanti. Con un talento che li accomuna: creano contenuti, sono, cioè, in gergo digitale, dei content creators. Ed è stato così che i brand hanno cominciato a cercare queste figure per le proprie strategie di comunicazione. Da qui la fortuna milionaria di alcuni, soprattutto nel campo della moda, come Kylie Jenner, Dwayne Johnson (detto The Rock) e Selena Gomez.
La ‘nostra’ Chiara Ferragni è riuscita a diventare addirittura un case study ad Harvard. Classe 1987, è tra le influencer più importanti nel mondo. Il suo successo è iniziato, come è noto, grazie al blog aperto nel 2009, The Blonde Salad, che negli anni è cresciuto sempre di più. Negli anni la 36enne si è trasformata anche in un’imprenditrice digitale, vedendo si raddoppiare i ricavi delle proprie società. Come riportato da Il Sole 24 ore, la Fenice srl, cui fa capo il Chiara Ferragni Brand, l’intero business legato alle licenze del marchio (dall’abbigliamento ai gioielli), ha infatti chiuso lo scorso anno con ricavi per 14,2 milioni di euro e un giro d’affari a valore retail di 61 milioni. La TBS Crew, che invece si occupa di tutte le altre attività dell’influencer e dei suoi collaboratori, dalla consulenza in digital marketing alla gestione della propria immagine, è passata da 7,1 milioni l’anno a 14,6 milioni.
Esiste però anche il cosiddetto ‘precariato dei social’. Cresciuti con la costante proposta di una vita sopra le righe, in molti si sono lanciati sulle piattaforme con l’obiettivo di conquistare il maggior numero di seguaci possibile nel segno del personaggio amato di riferimento. Un criterio che non basta più, serve una certa autorevolezza. La vita sopra le righe non è più un modello di riferimento, anzi è spesso oggetto di disprezzo e critica. Gli utenti sono diventati più consapevoli, facendosi parte attiva proprio perché coscienti della loro importanza all’interno del rapporto follower-influencer. Bisogna, oltretutto, sottolineare che oggi la tendenza del consumatore, sempre più informato, è quella di mettersi direttamente in contatto con il brand. Tra i fattori più importanti per la fiducia troviamo la sostenibilità ambientale.
Ma è possibile parlare di disuguaglianze anche in merito all’uso dei social. Ad esempio, nell’Africa orientale e centrale solo una persona su undici li utilizza (senza dimenticare che stiamo parlando di un’area dove la connessione internet non è molto diffusa), mentre in India la cifra è di una su tre. A oggi comunque, i social, a livello planetario, sono il mezzo con cui ci si informa principalmente. Circa la metà degli utenti afferma di ricevere, infatti, le ultime notizie sui social media piuttosto che su quelli tradizionali, come la televisione o la radio. E questo soprattutto tra i ragazzi.
Questo vale anche per l’attualità dove, però, i social media ci restituiscono un lato oscuro del fenomeno. Lo stupro di Palermo è solo l’ultimo esempio. La furia del branco oggi si sfoga riprendendo le violenze che si trasformano in un video che addirittura è stato messo a pagamento su Telegram, ottenendo molte richieste. O come la vicenda degli youtuber di Casal Palocco, noti come The Borderline. «Ogni singolo euro guadagnato su YouTube verrà speso per portare video assurdi e unici», si legge sul loro canale. L’ultima challenge li ha visti guidare una supercar per ben 50 ore consecutive. L’ennesima sfida estrema di cui si erano resi protagonisti. Il sogno di sfondare sui social è sfociato lo scorso 14 giugno in un terribile incidente stradale che ha provocato la morte di un bambino di soli 5 anni. Una tragedia. A cosa la possiamo ricondurre? Alla ricerca di fama nelle maniere più disperate. Un fenomeno che testimonia l’incapacità di vivere la realtà, portando a far valere i like più di una vita umana.
◊ I dati utilizzati sono tratti dal Global Digital Report 2023 – Kepios