Dalla crisi finanziaria del 2008-2009 agli attentati di Parigi contro Charlie Hebdo, dalle Torri gemelle alla nascita dello Stato islamico: sembra esistere un rapporto direttamente proporzionale tra l’impatto mediatico di un evento e il proliferare di elaborate teorie complottiste che affermano di poterne svelare i retroscena, smontando le versioni ufficiali. E non è solo un fenomeno recente – bastì pensare a tutto il filone di pensiero che da lungo tempo nega lo sbarco sulla Luna degli americani nel 1969: ma l’accesso alla rete rende molto più facile appellarsi a spiegazioni ‘scientifiche’ basate su notizie, dati e studi dalle incerte origini, che però acquisiscono credibilità grazie a un gioco di ‘rimbalzi’, in cui sempre le stesse fonti si rimandano l’una all’altra. La diffusione del fenomeno ha motivazioni e origini complesse, in cui si individuano tuttavia elementi comuni, nonostante la varietà degli argomenti presi in considerazione. Rifiutare la versione ufficiale dei fatti, essendo in grado di ‘vedere’ e capire al di là di ciò che le grandi masse accolgono passivamente ingenera una sorta di senso di superiorità; fa sentire di essere parte di una élite, che riesce ad avere accesso a informazioni che non tutti comprendono, e che riesce a cogliere nessi e collegamenti che i più ingenui attribuiscono al caso. Da un certo punto di vista il complottismo sembra trarre nutrimento anche da una diffusa ansia di semplificazione della storia, ridotta a un susseguirsi di macchinazioni e di complotti, che ci risparmiano l’ardua fatica di capire e di cogliere le contraddizioni del reale. Tuttavia al di là delle manifestazioni più folkloristiche e degli eccessi che assumono connotazioni quasi comiche, il cospirazionismo è un pericoloso indicatore di una marcata perdita di credibilità delle istituzioni e di una conseguente perdita di fiducia nelle storie (e nella Storia ufficiale) che esse producono: un fenomeno che purtroppo trova fin troppo concreto sostegno in diversi episodi comprovati che hanno attraversato le vicende più o meno recenti. Difficile dunque, ma necessario, trovare un equilibrio tra accettazione acritica e passiva e tentazioni complottistiche: un impegno tuttavia inevitabile.