Come stanno le ragazze e i ragazzi travolti da una pandemia che continua a plasmare, destabilizzare e modificare le loro vite? Come procedono le loro vicende affettive in un periodo storico fatto di limitazioni, paure e continui riassestamenti delle abitudini sociali e relazionali?
Sono domande che ci si è fatti e ci si continua a fare ormai da molti mesi, guidati dal timore che le esistenze degli adolescenti, travolte dalle misure volte a contenere la diffusione del Covid-19, ne risentano irrimediabilmente. Indubbiamente è così. Come per gli adulti, anche la vita affettiva e sessuale degli adolescenti è profondamente cambiata in questi ultimi anni poiché, se la dimensione affettivo-sessuale ha bisogno di incontro, confronto, conflitto e desiderio, il momento storico in cui (ancora) ci troviamo ha cambiato radicalmente il contatto tra il sé e l’alterità.
Per i giovanissimi questo ha significato – tra le altre cose – il ridimensionamento della casualità che spesso accompagna le loro esperienze affettive ed eventualmente sessuali e profondi mutamenti nelle esperienze corporee e relazionali. Ragazzi e ragazze si sono ritrovati privati della possibilità di sperimentare il proprio corpo mutante godendone fragilità e presunta onnipotenza, senza gite scolastiche in cui innamorarsi inaspettatamente, senza poter fare sport, senza i noiosi spostamenti in autobus verso la scuola passati ad ascoltare musica, privati dei primi viaggi in autonomia, delle uscite improvvisate, delle feste in cui ballare, sudare e vivere in modo scomposto ed irrefrenabile i primi contatti con i corpi altrui. In pigiama per mesi, rappresentati da icone colorate distribuite ordinatamente su uno schermo, spesso infantilizzati dalla convivenza forzata con i familiari: corpi contenuti dalle mura di una cameretta, abitati da desideri e fantasie, ma senza un altrove in cui realizzarsi. Senza la possibilità concreta di immaginare e, soprattutto, di fare esperienze nuove e potenti, comprese quelle legate alla scoperta della sessualità.
Nonostante la necessità di disinfettarci, distanziarci, tamponarci e isolarci però, quest’ultima è rimasta – e tuttora resta – parte integrante della vita di ciascuno, compresa quella degli adolescenti.
Nel mio lavoro nell’ambito dell’educazione alla sessualità in collaborazione con i servizi socio-sanitari pubblici, ho avuto l’opportunità di incontrare i ragazzi e le ragazze nonostante le chiusure e le complicate modalità di didattica a distanza o mista: tra il 2020 ed oggi (febbraio 2022, ndr) ho continuato infatti a dialogare con classi di tredicenni e/o quindicenni ascoltando le loro paure, domande, risate e i loro silenzi. Dalla mia seppur ridotta esperienza, i giovanissimi e le giovanissime hanno sì sofferto molto dell’isolamento sociale e delle misure di contenimento della pandemia che ancora ci attanaglia ma hanno trovato – chi più chi meno – delle strategie di sopravvivenza e di socializzazione per resistere ai tempi drammatici e incerti che ancora viviamo. In alcuni momenti li ho trovati demotivati in modo irreversibile, in altri invece mi sono sembrati elettrici come solo gli adolescenti sanno essere: le fluttuazioni emotive tipiche dell’età sono state probabilmente accentuate dal periodo storico che ci troviamo ad affrontare e quelli in grado di mettere in campo maggiori risorse sono riusciti a cavarsela. I più fragili – da un punto di vista emotivo, familiare, sociale – hanno fatto e fanno tuttora maggiore fatica.
Dal mio piccolo punto di vista, ho avuto costantemente l’impressione che stessero tutti e tutte cercando delle strategie per restare a galla e non soccombere davanti alla noia e al disagio. La rete che più li ha sostenuti in questo senso è stata quella amicale, all’interno della quale sono riusciti a rimanere grazie ai tanto criticati social network. Contrariamente ai frequenti timori degli adulti, infatti, i ragazzi e le ragazze hanno mantenuto la relazione coi pari ‒ evitando così il pieno isolamento – grazie al vivere una vita che si articola pienamente onlife, ovvero in una totale continuità tra essere online e offline. Lo schermo ormai non rappresenta più un confine tra l’io e l’alterità bensì un punto di contatto e, anche per quanto riguarda la sessualità, costituisce il luogo in cui maggiormente entrare in relazione, esprimere desideri e fantasie, acquisire conoscenze e informazioni. Onlife si plasmano immaginari e linguaggi erotico-affettivi e, sempre più spesso, identità. Negli ultimi anni, infatti, ragazzi e ragazze riportano sempre di più riferimenti mutuati dalla pornografia più stereotipata ma anche, allo stesso tempo, posizioni molto elaborate ed inclusive acquisite attraverso la fruizione di contenuti inerenti sessualità, piacere, consenso, salute, orientamenti sessuali, identificazioni di genere, affettività. Sebbene a volte abbia avuto l’impressione che i ragazzi e le ragazze affrontassero temi estremamente complessi e delicati attraverso un linguaggio profondamente semplificato fatto di hashtag e slogan, ho trovato in loro atteggiamenti sempre più accoglienti e sereni rispetto alla pluralità identitaria tanto che – come ha sostenuto più di qualcuno – “siete voi adulti ad avere spesso una mentalità chiusa, non noi” . In questo senso il web spesso risponde a necessità educative che la scuola o altre istituzioni pubbliche fanno fatica a prendere in considerazione.
La deprivazione sociale ha sì stimolato la creazione di nuove modalità attraverso cui scoprirsi ed entrare in relazione, ma non ha scalfito il desiderio di ritrovarsi di persona: in gruppo, tra amici o in intimità. Tuttavia, questo graduale rientro alla vita “in presenza” per molti adolescenti sta risultando abbastanza complicato poiché implica il tornare a confrontarsi con le criticità (e i piaceri) della vita incarnata. Qualcuno soffre il riconquistato contatto con la scuola, c’è chi fa fatica con le interazioni sociali e chi non riesce a riabituarsi ai ritmi di vita abbandonati per mesi. Qualcun altro, invece, è rientrato serenamente nell’elettrizzante e umorale routine adolescenziale fatta anche dei primi contatti sessuali. L’intimità per alcuni è già un’esperienza concreta mentre per altri – come fondamentalmente è sempre stato – è ancora qualcosa di lontano o di addirittura indesiderato. Per qualcuno l’isolamento pandemico avrà reso le cose più difficili come per qualcun altro invece no. In generale, ragazze e ragazzi continuano ad avere mille strampalate e meravigliose domande sulla sessualità, sono sempre e costantemente interessati alle relazioni affettive e appaiono sempre più competenti su numerosi argomenti. Sono in costante divenire e, con le loro forze, stanno plasmando l’oggi – con tutte le difficoltà immaginabili – sui propri bisogni e sulle molteplici peculiarità generazionali. Per certi versi quindi sì, i ragazzi e le ragazze sono diversi rispetto a quando li ho lasciati nel marzo del 2020 ma oggi, ritrovarli in presenza o nelle psichedeliche modalità della didattica mista, me li restituisce stanchi ma vitali e tutto sommato propositivi.
Negli ultimi due anni, infatti, probabilmente la vita sessuale e affettiva (anche) dei giovani è molto cambiata, tuttavia ascoltare i ragazzi e le ragazze offre l’occasione a noi adulti di ricordare quanto le relazioni e le esperienze legate alla sessualità siano eterogenee e che queste andrebbero sempre – ça va sans dire – accolte e tutelate.
L’adolescenza è uno stato d’animo turbolento, faticoso, eccitante o irrimediabilmente piatto, noioso, doloroso e, come anche la sessualità può essere, travolgente. Quindi, di là dal comprendere esattamente cosa stia succedendo alla sessualità dei ragazzi e delle ragazze – missione oggettivamente impossibile ‒ credo che oggi sia importante continuare a garantire loro spazi in cui stare insieme e confrontarsi in modo che possano – eventualmente e ciascuno a modo suo ‒ vivere la dimensione affettiva e sessuale in base alle proprie necessità e ai propri desideri. Facendo in modo di essere adulti su cui si possa contare: ovvero in grado di comprendere, accogliere e valorizzare le esperienze adolescenziali in tutta la loro complessità.