19 febbraio 2021

La sindrome di Caino: i conflitti tra fratelli e sorelle in età adulta

 

Metà del patrimonio genetico in comune, condivisione delle precoci esperienze familiari e sociali, durata temporale della relazione che non ha eguali nei rapporti interpersonali e che supera di gran lunga quella tra genitori e figli: l’importanza della relazione tra fratelli e sorelle (o germani, sostantivo raro che consente di non specificare il sesso come nell’inglese sibling) è stata messa in evidenza dalla psicologia dello sviluppo, soprattutto nell’ambito dei rapporti interpersonali tra pari. I fratelli e le sorelle sono coloro con cui impariamo a litigare, negoziare, far pace, competere, divertirci e ascoltarci reciprocamente.

Eppure la rilevanza di quest’area di studi è stata troppo trascurata e limitata allo studio delle dinamiche familiari in età infantile. Al proposito la psicoterapeuta americana Jeanne Safer, nel suo ormai classico testo Cain’s legacy del 2012, parla del dolore insanabile dei conflitti tra fratelli adulti come grande rimosso della società contemporanea e vaso di Pandora della psicoanalisi: il padre della psicologia del Novecento Sigmund Freud aveva infatti del tutto tralasciato l’analisi delle precoci relazioni orizzontali condizionando la ricerca futura. Nelle sue ventitré opere, intessute di aneddoti e interpretazioni tratte anche dalla propria vita personale, i sei fratelli (più uno deceduto a otto mesi quando Sigmund aveva un anno e mezzo) sono menzionati cinque volte in totale: cancellati come se fosse figlio unico, con una madre che aveva fatto del primogenito il proprio beniamino. E d’altronde la gelosia verso potenziali usurpatori e il timore di essere tradito dai colleghi avrebbero accompagnato l’inventore della psicoanalisi per tutta la vita professionale.

Secondo Raffaella Viola, autrice del recente volume Caino contro Caino (Alpes Italia, 2020) quello di Freud sarebbe un metaforico siblicide termine etologico introdotto da Douglas Mock per descrivere l’uccisione di un individuo infantile da parte dei suoi parenti stretti, fratelli o fratellastri – con del civile inchiostro in luogo delle pietre usate da Caino contro Abele. Viola si sofferma sulle moderne e violente dispute spesso attivate dalla gestione dei genitori anziani – come in Parenti serpenti, il film di Mario Monicelli nel quale i figli preferiscono simulare un incidente domestico pur di non prendersene cura – e dalla ripartizione dell’eredità, nel contesto di un Paese in cui solo il 15% delle successioni sono testamentarie e tali da evitare dispute.

La nascita di un fratello o sorella minore dà infatti luogo a una complessa dinamica psicologica, che va accuratamente gestita dai genitori per evitare blocchi che si ripercuoteranno per tutta la vita. In una prima fase il nuovo arrivato è infatti percepito dal maggiore come un intruso, e la relazione è caratterizzata dal rifiuto; può successivamente evolvere in una seconda fase simbiotica, in cui il fratello-sorella è identificato come uguale a sé; l’auspicabile raggiungimento del terzo stadio porta al riconoscimento come altro da sé, con cui è possibile raggiungere una relazione reciprocamente rispettosa e solo di rado conflittuale, esperienza comune per tante coppie di fratelli-sorelle adulti. Il blocco in una fase precedente porterà conseguenze durature: il persistente rifiuto e la cancellazione del fratello-sorella quando fermi nella prima fase, o la pretesa che ogni onere o vantaggio economico venga rigidamente diviso con il bilancino, nel caso di blocco alla seconda fase.

Le rivalità fraterne hanno radici biologiche e sono finalizzate a ottenere la stima e l’amore della madre e del padre: tendono a cessare o scemare con l’uscita di casa e la creazione di una nuova famiglia. Ma questo non sempre avviene, anzi secondo uno studio di Elizabeth Bernstein ben il 50% delle coppie di fratelli-sorelle passa attraverso conflitti più o meno accentuati; e la roba, per dirla alla Verga, diventa strumento di rivendicazione affettiva. Per affrontare le questioni e non finire come Liam e Noel Gallagher – i fratelli fondatori degli Oasis i cui decennali litigi pubblici sono ormai diventati parodia – strumenti utili sono la psicoterapia sistemico-relazionale o, con finalità più pragmatiche, la mediazione familiare.

 

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