Alla memoria di Giovanni Falcone

Le tecniche d’indagine antimafia non possono non fondarsi su un’analisi contestualizzata del fenomeno mafioso e delle sue continue metamorfosi. È bene, di conseguenza, precisare subito che qualsiasi tecnica o strategia investigativa si adotti in materia di lotta alla criminalità organizzata non può che essere duttile e contestualizzabile sempre al momento storico in atto. Le nuove mafie sono transnazionali, mercatistiche, impercettibili e soprattutto prediligono la corruzione alla violenza. Numerose inchieste a livello europeo e internazionale hanno consentito di poter tracciare un modello investigativo finalizzato alla cooperazione tra le varie autorità statali che si occupano di lotta al crimine organizzato. L’esame delle tecniche investigative più appropriate nelle indagini preliminari concernenti i cosiddetti processi di mafia non possono dunque prescindere da un’analisi del fenomeno mafioso inteso anche come transnazionale. Di qui la necessità di individuare un adeguato approccio investigativo a tale fenomeno, che consenta di ricostruire prove che possano reggere in dibattimento.

Il ruolo dei collaboratori di giustizia

Per Giovanni Falcone la collaborazione con la giustizia era «la strada giusta per portare a soluzione problemi di grande interesse nella strategia complessiva della lotta alla criminalità organizzata». Secondo Falcone (cfr. G_iovanni Falcone_, in Atti del Convegno di studio “La legislazione premiale” in ricordo di Pietro Nuvolone, Courmayeur, 18-20 aprile 1986, Collana n. 15 - Convegni di studio “Enrico de Nicola” - Problemi attuali di diritto e procedura penale_,_ Giuffrè Editore, Milano, 1987, pp. 336 e ss.) i collaboratori di giustizia erano ‒ e sono, aggiungo io ‒ uno strumento investigativo indispensabile non tanto nell’interesse del beneficiario quanto piuttosto nell’interesse superiore della collettività. Scrive nel suo intervento: «Le istruttorie tuttora in corso in diverse sedi giudiziarie stanno portando alla luce realtà molto inquietanti e particolarmente complesse, fatte d’ibridi connubi fra criminalità organizzata, centri di poteri extraistituzionali e settori devianti dello Stato, che hanno la responsabilità di avere tentato a un certo punto perfino di condizionare il libero svolgimento della democrazia e di avere ispirato crimini efferati». Soltanto, infatti, quando lo Stato nel suo complesso dimostra di voler combattere concretamente le mafie e appare credibile anche agli occhi della stessa criminalità organizzata, ci potranno essere dissociazione e collaborazione degli imputati con la giustizia, che, ricordiamolo, in passato hanno infranto l’inespugnabile muro dell’omertà e del silenzio, tra i principali ostacoli per il raggiungimento di risultati apprezzabili nella lotta alle organizzazioni mafiose. Per Giovanni Falcone il fenomeno del pentitismo aveva ragioni precise e non erano affatto di scarsa rilevanza processuale. Non dobbiamo dimenticare che il pentito riferirà espressamente e in atti processuali quanto a sua conoscenza sul mondo del crimine organizzato di cui è parte. Basta riflettere su questi aspetti per comprendere l’importanza di questo strumento investigativo. Attenzione a scardinare la legge sui collaboratori di giustizia che si è rivelata uno strumento fondamentale nella lotta alle mafie. Giovanni Falcone conosceva l’efficacia delle collaborazioni di alcuni esponenti di vertice di Cosa nostra. La sua legge ha funzionato in passato e funziona ancora oggi. Pur comprendendo l’immensa sofferenza di chi ha visto i propri familiari uccisi barbaramente, la legislazione sui collaboratori di giustizia resta, in questo preciso momento storico, ancora uno strumento investigativo irrinunciabile.

L’importanza delle intercettazioni

Si tratta di un campo davvero molto delicato e complesso che coinvolge tutti i sistemi investigativi antimafia. Siamo nell’era tecnologica e digitale, nelle indagini e nei processi attuali confluiscono un’immensità d’informazioni incomparabilmente più ampie e articolate rispetto al passato. In un contesto simile, mi sento di porre l’accento sulla necessità di un rigoroso rafforzamento degli strumenti e delle tecniche d’indagine che coinvolgono i delitti di mafia e i cosiddetti reati-spia. È fuor di dubbio che occorra porre dei limiti alle intercettazioni, ma sempre bilanciando il rispetto della persona e le indagini speciali antimafia. Le mafie operano nei mercati globali e hanno interessi eterogenei. Questo per dire che privare i delitti di corruzione dello strumento delle intercettazioni significa indebolire anche la lotta alle mafie. La maggior parte delle indagini antimafia nasce proprio da fenomeni di corruzione e da delitti di matrice economica. Dalle indagini di mafia emergono sempre più di frequentemente elementi importanti per individuare gravi condotte di corruzione. In alcuni casi, gli investigatori sono ricorsi a tecniche sofisticatissime al fine di ottenere materiale probatorio idoneo. Personalmente difendo anche le captazioni più invasive come il trojan. Sul versante della corruzione, credo siano indispensabili proprio le intercettazioni di ultima generazione. Le intercettazioni avranno una funzione importante anche sui controlli preventivi riguardanti le risorse finanziarie destinate al nostro Paese (Next Generation EU, PNRR), per provare a impedire che finiscano nelle mani delle mafie o nei mille rigagnoli della corruzione.

La rilevanza delle indagini patrimoniali

La specificità del fenomeno mafioso, con i suoi molteplici aspetti, con i suoi collegamenti con settori dell’economia, della finanza e della vita pubblica, con le difficoltà a esso peculiari in ordine alla raccolta delle prove, impone particolare attenzione nella scelta delle tecniche investigative di matrice patrimoniale. A tale proposito dovremmo concentrarci su un’attenta valutazione di quanto è emerso dalle istruttorie di mafia del passato (cfr. Maxiprocesso di Palermo). L’enorme quantità di mezzi finanziari derivanti dalle attività criminali nel tempo ha determinato la necessità, per il mafioso, di assumere, in proprio o conto terzi, responsabilità imprenditoriali per la gestione di attività economiche, apparentemente lecite, nelle quali poter investire le grandi quantità di denaro sporco. Questo dato di fatto comporta un necessario perfezionamento delle tecniche d’indagine patrimoniale reso necessario proprio dall’ingresso massiccio delle organizzazioni mafiose in lucrosissimi affari criminali finalizzati a produrre un’ingente quantità di denaro con la conseguente necessità di investirla in attività economiche e finanziarie che, mentre consentono di riciclare il denaro sporco, producono a loro volta altra ricchezza. Di conseguenza è oggi indispensabile accertare proprio i delitti tipici delle organizzazioni criminali individuando i canali che consentono di riciclare la ricchezza proveniente dagli affari illegali, immettendola nelle attività economiche lecite. Essendo immense le quantità di denaro delle organizzazioni mafiose lasciano giocoforza tracce che riguardano la movimentazione di denaro, connesse proprio alle attività criminali più lucrose. I flussi di denaro delle mafie sono ancora la strada maestra da preferire nelle investigazioni antimafia, poiché in questo modo si consente agli inquirenti di costruire un reticolo di prove oggettive, documentali, univoche, insuscettibili di distorsioni, e foriere di conferme e riscontri ai dati emergenti dall’attività probatoria di tipo tradizionale diretta all’immediato accertamento della consumazione dei delitti. Falcone sostenne (cfr. “Tecniche d’indagine in materia di mafia”, Convegno di Castel Gandolfo, 4-6 giugno 1982) che questo metodo consentisse di pervenire indirettamente all’accertamento delle responsabilità e fosse l’unico che potesse consentire di compiere efficaci progressi nel disvelamento di tutta quella rete di connivenze e complicità che, a qualunque livello, permettevano al fenomeno della criminalità organizzata di affermarsi e di prosperare. Si viene così a disegnare un punto fermo in tema d’indagini patrimoniali antimafia: seguendo le tracce dei movimenti di denaro, la raccolta delle prove potrà far luce sia sui reati-fine (ad esempio riciclaggio), sia sul reato-mezzo (ad esempio associazione per delinquere).

La transnazionalità delle mafie e l’importanza della cooperazione internazionale

Le mafie contemporanee, come abbiamo già più volte ripetuto, in tutte le loro manifestazioni sono ormai un fenomeno transnazionale. È impossibile isolare le attività criminali mafiose solo in uno specifico territorio. Per comprendere il nuovo crimine organizzato occorre avere un quadro completo che non può non prevedere i legami e le connessioni a livello globale. Le reti criminali mafiose ormai operano tutte oltre i confini nazionali per cui vanno studiate e combattute a livello mondiale. È indispensabile rinvigorire la cooperazione investigativa e giudiziaria nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale e l’Italia in termini di esperienza ha molto da offrire sia a livello europeo, sia internazionale. Le nuove mafie sono ormai integrate nella società, nella politica e nell’economia. Investono in imprese legali ma utilizzano metodi illegali per competere nei mercati. Più l’investigazione riesce a penetrare in profondità nel fenomeno mafioso transnazionale, tanto più si rendono palesi le interconnessioni a livello globale. I sistemi attraverso cui opera il nuovo crimine organizzato si fanno tanto più raffinati quanto più si sale nella piramide della holding mafiosa, e ci si avvicina a certi livelli ove i confini fra la grande criminalità organizzata e l’alta criminalità economico-finanziaria e dei colletti bianchi diventano estremamente labili fino a scomparire in alcuni casi. Le nuove mafie sono state in grado di sviluppare nuove forme d’integrazione all’interno del sistema politico, del tessuto economico-finanziario e persino del welfare sociale dello Stato. Si sono appropriate nel silenzio più assoluto d’ingenti risorse economiche dello Stato e dell’Unione Europea. Penso si debbano sviluppare nuovi programmi e nuove strategie di lotta, preventive e repressive, a livello transfrontaliero. Gli obiettivi di queste azioni devono essere finalizzati a combattere la criminalità organizzata armonizzando la legislazione penale degli Stati membri, migliorando il funzionamento dei sistemi giudiziari e rafforzando lo Stato di diritto. Cooperazione e assistenza giudiziaria in tal senso sono essenziali. Se non si attua un processo di armonizzazione delle specifiche procedure giudiziarie con gli standard comunitari, in grado di assicurare un’efficace cooperazione internazionale, la lotta alle nuove mafie è una guerra perduta in partenza.

Conclusioni

Termino questa riflessione cosciente del fatto che altri approfondimenti sarebbero sicuramente possibili sulle tecniche d’indagine in materia di mafia. Avviandoci verso la conclusione però mi preme rilevare, data l’enorme vastità del fenomeno criminale in questione, che siamo giunti al momento di considerare assolutamente indilazionabili talune misure di ordine generale: a) è urgente approvare nuove e più congrue convenzioni internazionali di assistenza giudiziaria in materia penale; b) è improrogabile la necessità di promuovere in maniera sistematica la formazione professionale in materia di lotta alla moderna criminalità organizzata. Solo così si potrà sperare di incidere effettivamente (sul terreno giudiziario e investigativo) sul fenomeno mafioso, e di far breccia non solo sui reati che abbiamo definito del primo livello (il che già non sarebbe poco), ma anche su quelli che abbiamo definito del secondo e del terzo livello, fino a quelli per i quali è stato coniato il termine di “quarto livello”.

Bibliografia

Giovanni Falcone, Giuliano Turone, Tecniche di indagine in materia di mafia, in AA.VV., Riflessioni ed esperienze sul fenomeno mafioso, in Quaderni C.S.M., Roma 1983

Giovanni Falcone, Lotta alla criminalità organizzata e nuovo modello processuale, in Indice penale, I, 1989

Franco Roberti, Musacchio Vincenzo, La lotta alle nuove mafie va combattuta a livello transnazionale, in Diritto penale e uomo, Milano, fascicolo n. 6/2021

Immagine: Raccolta di prove sulla scena di un crimine. Crediti: PRESSLAB / Shutterstock.com

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