4 settembre 2023

Toponomastica, le città senza donne (o quasi)

 

«Noi vogliamo sapere per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?». Se oggi Totò e Peppino, come nella celebre scena del film di Camillo Mastrocinque, Totò, Peppino e…la malafemmina, all’ombra del Duomo di Milano, cercassero una via intitolata a una scienziata, a una scrittrice o a un’atleta in un qualsiasi Comune italiano farebbero molta fatica e rischierebbero di vagare più o meno senza meta. In loro soccorso, però, potrebbe venire il censimento di Toponomastica femminile, un progetto nato dal basso, su iniziativa di Maria Pia Ercolini, che dal 2012 ad oggi ha mappato circa il 95% dei Comuni italiani acquisendo i dati dalle amministrazioni grazie agli stradari ufficiali messi a disposizione dagli uffici di toponomastica e soprattutto dagli elenchi delle Agenzie del Territorio. Un progetto per «dare forma al silenzio», per usare le parole di Anna Rossi-Doria, visto che i nostri passi si muovono soprattutto tra vie e piazze intitolate a politici, scrittori. Insomma, quegli uomini le cui vite gran parte dei manuali di storia ci hanno consegnato relegando in secondo piano quelle delle donne, che pure hanno fatto la storia.

«Le intitolazioni ‒ spiega Barbara Belotti [1], una delle socie fondatrici di Toponomastica femminile che nel 2014 è diventata associazione ‒ si orientano soprattutto su personaggi politici, scrittori, giornalisti, anche le figure di scienza sono in secondo piano. Tutto questo ha fatto sì che le strade intitolate a donne di ambito sportivo siano una categoria molto di nicchia». Numeri alla mano «circa il 5% delle strade in Italia è intitolato a donne, di questo circa il 50% riguarda sante, martiri, i numerosi appellativi della Madonna, le divinità pagane e le figure leggendarie e mitologiche. Il resto ricorda figure laiche tra le quali le sportive».

Dunque, le sportive sono una piccolissima parte di una fetta già piccola. Le scarse intitolazioni alle atlete sono dovute a «un fatto temporale ‒ aggiunge Belotti ‒ perché devono passare dieci anni dalla morte per le intitolazioni, a cui si aggiunge il fatto che l’ingresso femminile nello sport è cosa recente e il dilettantismo ha relegato lo sport femminile in secondo piano. Negli ultimissimi anni se ne sono registrate di più anche perché l’opinione pubblica ha cominciato ad interessarsi alla questione femminile nello sport». Su questo ritardo pesa il fatto che la partecipazione delle donne alle Olimpiadi risale al 1900, quando a Parigi, quattro anni dopo la prima edizione dell’era moderna, a causa della presa di posizione del barone Pierre de Coubertin, gareggiarono in 22 su 997 atleti in cinque sport (tennis, vela, croquet, equitazione e golf). A questo bisogna aggiungere una scarsa diffusione della storia dello sport femminile presso il grande pubblico e il fatto che, secondo la legge sulla toponomastica che risale al 1927, «nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni». Una maggiore conoscenza di queste storie, però, ha portato alcune amministrazioni a cambiare rotta.

Ad esempio, a Roma, come riporta il censimento di Toponomastica femminile, consultabile on-line per regioni, le sportive alle quali è intitolata una strada sono tre: Luciana Massenzi, giovane promessa del nuoto scomparsa tragicamente in un incidente aereo a 21 anni, Andreina Sacco Gotta, docente dell’ISEF, «atleta e soprattutto colei che ha introdotto la ginnastica ritmica nei Giochi Olimpici», ricorda Belotti, e Rosina Ferrario, prima donna a ottenere il brevetto di volo in Italia, alla quale anche Palermo ha intitolato una via.

Diverso è il caso di Bologna, dove le sportive sono più numerose, ma su cinque intitolazioni quattro sono di passaggi, quindi non strade vere e proprie. Così nel capoluogo emiliano abbiamo, appunto, i passaggi intitolati alla schermitrice Velleda Cesari, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Roma nel 1960, alla ciclista Alfonsina Morini Strada, a Ermanna Orsoni, staffettista e cestista, e a Claudia Testoni, compagna e rivale di Ondina Valla. Soltanto a Ondina Valla, prima atleta italiana a vincere un oro alle Olimpiadi nel 1936, è intitolata una via a Bologna, anche se in periferia. La velocista azzurra e Alfonsina Morini Strada, prima donna a partecipare al Giro d’Italia nel 1924, sono le sportive più gettonate nelle intitolazioni, come fa notare Toponomastica femminile. Strade intitolate a Ondina Valla si trovano a Cesena, Potenza, Rubiera, nel Reggiano, e a Viterbo, e a Morini Strada una a Perugia e tre piste ciclabili a Castelfranco Emilia, sua città natale nel Modenese, a Reggio Emilia e a Cerro al Lambro, in provincia di Milano.

A Valla e Morini Strada sono intitolate delle vie anche a Milano, dove nel giugno 2021 si è aggiunta anche la prima via intitolata a delle calciatrici. Si tratta di via Calciatrici del ’33 e ricorda la prima squadra femminile d’Italia. Si trova vicino all’Arena civica, all’interno del parco Sempione, dove l’11 giugno 1933 le calciatrici del GFC (Gruppo Femminile Calcio), la cui storia è stata riportata alla luce grazie al lavoro dello storico Marco Giani e poi raccontata nel libro Giovinette della giornalista del Corriere della Sera Federica Seneghini, giocarono la prima partita di calcio femminile in Italia sfidando così i divieti imposti alle donne dal fascismo.

Scorrendo ancora il censimento di Toponomastica femminile, alla tennista e crocerossina Rhoda de Bellegarde de Saint Lary è intitolata una via a Firenze, alla campionessa mondiale di immersione Giuliana Treleani una a Cagliari e a Amelia Piccinini, medaglia d’argento nel getto del peso alle Olimpiadi di Londra nel 1948, un piazzale a Torino.

 

«Oggi ‒ conclude Belotti ‒ c’è una maggiore sensibilità da parte delle amministrazioni. Qualcosa si muove, ma lentamente». A Torino, nel 2021, il Consiglio comunale ha modificato parti del Regolamento per la toponomastica della città, inserendo alcune clausole. Le delibere della Commissione toponomastica devono, infatti, rispettare il principio del riequilibrio di genere e della Commissione sono entrate a far parte quattro rappresentanti di associazioni culturali femminili. 

A Bologna lo scorso marzo la Giunta comunale ha approvato un pacchetto di nuove intitolazioni di parchi, giardini e strade che comprende, in particolare, donne che hanno fatto la storia della scuola e della pedagogia tra l’età giolittiana e il secondo dopoguerra. Sono maestre, direttrici didattiche, ispettrici scolastiche e scrittrici che hanno dedicato la propria vita all’insegnamento accogliendo bambine e bambini in condizione di marginalità sociale. Più recentemente, inoltre, sono state decise altre intitolazioni di strade e spazi pubblici dedicate al mondo della cultura e della ricerca, con particolare attenzione alle figure femminili.

 

[1] Virgolettato raccolto in occasione dell’articolo

 

Immagine: Da sinistra, Ondina Valla, Doris Eckert, Anni Steuer, Kitty ter Braake e Claudia Testoni, cinque delle finaliste degli 80 m alle Olimpiadi estive del 1936. Crediti: Public domain, attraverso Wikimedia Commons

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

Argomenti