Domenica 20 novembre 2022, alle 16.00 italiane, la cerimonia di apertura della ventiduesima edizione della Coppa del mondo di calcio darà il via al Mondiale più peculiare della storia, quello di Qatar 2022, un inedito sotto molteplici punti di vista. La prima gara, alle 17.00 del 20 novembre, vedrà scendere in campo Qatar ed Ecuador e il Mondiale si chiuderà, dopo 64 partite, con la finale che assegnerà il titolo di campione del mondo il prossimo 18 dicembre, una settimana prima di Natale. Non ci sarà l’Italia, per la seconda volta consecutiva, ma si tratterà inevitabilmente di un’edizione destinata a rimanere nella storia. La anticipiamo con un alfabeto dedicato.
Assegnazione - L’assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar avvenne il 2 dicembre 2010 e, da subito, l’intero processo di scelta suscitò polemiche e accuse di corruzione, peraltro nel contesto di una FIFA travolta dagli scandali. L’operazione resta tutt’altro che trasparente: diversi tra i fautori e i sostenitori della candidatura si sono trovati coinvolti in lunghe e non ancora risolte vicende giudiziarie, primo fra tutti l’ex presidente FIFA Joseph Blatter, per non parlare della radiazione a vita (per corruzione) di Mohamed bin Hammam, ai tempi presidente della AFC (Asian Football Confederation), la confederazione calcistica asiatica, demiurgo di quell’assegnazione.
Boicottaggio - Tutte le nazionali qualificate saranno regolarmente ai Mondiali, tutti gli atleti convocati saranno presenti: dopo mesi nei quali da più parti si è parlato di boicottaggio di protesta per un Paese che Freedom House ha certificato come «not free» nell’ultima edizione del suo Freedom Index, com’era in fondo prevedibile nessuna federazione e nessun atleta boicotterà il Mondiale. Al di là delle fasce arcobaleno che i capitani di alcune nazionali potrebbero indossare e di qualche messaggio che potrebbe essere estemporaneamente veicolato dai calciatori, è difficile attendersi significative contestazioni. Del resto, chi avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo per parlare e agire prima. Ed è per questo che certe proteste, come quelle di alcune città francesi che hanno vietato la diffusione delle gare dei Mondiali sui maxischermi, appaiono piuttosto patetiche.
Corporate activism - Tocca allora ad alcune aziende, spinte da esigenze di marketing, utilizzare i Mondiali in chiave antagonista, almeno a livello di immagine. Ecco allora un birrificio scozzese delineare una campagna pubblicitaria sarcastica («First Russia, then Qatar. Can’t wait for North Korea») e fregiarsi del titolo di “anti-sponsor” dei Mondiali, salvo poi avere un accordo per la commercializzazione del proprio prodotto anche in Qatar, e lo sponsor tecnico della nazionale danese annunciare di avere scelto il nero per la terza divisa della selezione «in segno di lutto», anche se il logo federale e quello dello sponsor sono presenti e visibili nel disegno tono su tono. Una pura scelta di design (la maglia del resto è in vendita) raccontata però con una narrazione particolare e che ha fatto presa.
Distanze - Più che il Mondiale di un Paese, è il Mondiale di una metropoli: sebbene siano otto gli stadi e cinque le città che ospiteranno le gare, ovvero Doha, Losail, ar-Rayyan, al-Waqra e al-Khor (al-Khawr), solo quest’ultima non appartiene all’area metropolitana della capitale. La distanza nord-sud tra le città sedi di gara non supera gli 80 km e quella est-ovest è praticamente irrilevante.
Estate - Complici le condizioni climatologiche del Qatar, per la prima volta la rassegna non è stata programmata nell’estate dell’emisfero settentrionale, condizione che storicamente aveva caratterizzato tutte le edizioni precedenti. La scelta di disputare le partite nell’autunno del 2022, ufficializzata nel settembre 2015, ha costretto a una significativa modifica dei calendari delle competizioni nazionali, di grande impatto soprattutto sui campionati europei.
FIFA - Il presidente della FIFA, lo svizzero Gianni Infantino, si è approcciato ai Mondiali 2022 con una serie di dichiarazioni di agghiacciante cinismo in merito alle migliaia di morti (vedi alla lettera M) nei cantieri delle opere costruite per l’evento. «Quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio», ha affermato, e ancora ha ribadito, sottolineando il ruolo dell’evento nell’abolizione del regime della kafala, che «seimila persone potrebbero essere morte in altre opere, ma la FIFA non è la polizia del mondo o la responsabile di tutto ciò che accade. Ma grazie alla FIFA, grazie al calcio, siamo stati in grado di affrontare lo stato di 1,5 milioni di lavoratori in Qatar». La FIFA nel 2023 andrà a elezioni per il rinnovo della presidenza: la conferma di Infantino è scontata.
Guerra - Dopo vent’anni (l’ultima volta fu per Francia ’98, ai tempi della guerra in Kosovo), un Mondiale si gioca mentre un conflitto armato insanguina un’area dell’Europa. Ciò ha di fatto costretto la FIFA e l’UEFA a bandire la nazionale russa, esclusa lo scorso marzo dal playoff di qualificazione contro la Polonia e dunque dalla possibilità di prendere parte alla rassegna, nell’ambito delle sanzioni decise dalle istituzioni sportive nei confronti di Mosca. Proprio la Russia di Putin aveva organizzato l’edizione 2018.
Haram - In arabo, letteralmente, significa “proibito”, “illecito”, e indica tutto ciò che è vietato dalla religione islamica. Questo ci riporta a una considerazione di base: Qatar 2022 è il primo Mondiale che si disputa in un Paese musulmano, in cui l’Islam è la religione di Stato e, nello specifico, il 90% della popolazione è sunnita.
Informazione - Qatar 2022 sarà decisamente interessante anche sotto l’aspetto dell’informazione: il lavoro dei media presenti in loco sarà fondamentale per andare oltre la retorica del «miglior Mondiale di sempre». In una lettera alle 32 federazioni che hanno qualificato le proprie nazionali alla rassegna, Infantino ha invitato a concentrarsi sul calcio («Please, let’s now focus on the football») e a mettere da parte gli aspetti collaterali. In totale i giornalisti accreditati, secondo The Peninsula, sono 12.300. A loro la sfida di scavare.
Kafala - Nel 2020 il Qatar ha abolito il sistema della kafala, consistente nella necessità di uno “sponsor” (un garante della persona di fronte allo Stato) per i lavoratori stranieri privi di qualifiche speciali, ovvero la quasi totalità dei migranti utilizzati nei cantieri del Mondiale. Il sistema è stato allentato, negli ultimi anni, in diversi Paesi arabi dell’area del Golfo, ma non si può ancora affermare pienamente che ciò abbia portato a maggiori tutele nei confronti dei lavoratori migranti non qualificati.
Legacy - Tra gli organismi del comitato organizzatore del Mondiale esiste il Supreme Committee for delivery & legacy, il cui segretario generale è Hassan al-Thawadi. Legacy è un termine che piace parecchio alle istituzioni dello sport e alla loro propaganda: letteralmente significa eredità, perché i grandi eventi, in quest’ottica, dovrebbero lasciare qualcosa di tangibile e positivo al Paese che organizza. Ora, posto che le finanze del Qatar oggi non temono debiti, di sicuro le modifiche del mercato del lavoro (vedi alla lettera K) hanno significato un passo in avanti dal punto di vista sociale, ma a livello di impiantistica gli stadi rimarranno, di fatto, cattedrali nel deserto, buone per catalizzare eventi spot futuri – eventi asiatici, singole partite internazionali, supercoppe –, ma completamente sovradimensionati rispetto alla domanda locale. Circa 7 sono stati i miliardi di dollari spesi dal Paese per la costruzione dei nuovi stadi, una minima parte rispetto agli oltre 200 miliardi investiti complessivamente per tutte le strutture e infrastrutture necessarie all’evento.
Morti - Sarebbero oltre 6.500 le morti bianche avvenute nei cantieri per la realizzazione delle opere di Qatar 2022, secondo una famosa inchiesta pubblicata dal Guardian nel febbraio 2021, dati confermati anche da numerosi report di Amnesty International. L’organizzazione dei Mondiali riconosce solamente qualche decina di decessi nei lavori di costruzione degli stadi. Il tema dei diritti dei lavoratori, e soprattutto dei lavoratori stranieri, nell’ultimo biennio ha calamitato l’attenzione di numerosi osservatori internazionali.
Nazionali - Tra le 32 nazionali partecipanti al Mondiale solamente quella del Qatar, qualificata di diritto, è al debutto nella rassegna iridata. Si segnalano come molto interessanti i ritorni del Canada, che mancava dal 1986 in Messico, e del Galles, assente addirittura da Svezia 1958: per entrambe si tratterà della seconda partecipazione. Il Canada, inoltre, organizzerà l’edizione 2026 assieme a Messico e Stati Uniti.
Omosessualità - L’omosessualità, in Qatar, è haram, appunto un comportamento vietato, e quando l’ex calciatore e oggi ambasciatore del Mondiale, Khalid Salman, lo ha ricordato nel corso di un’intervista al network tedesco ZDF, l’ha anche definita «damage in the mind», provocando l’indignazione dei giornalisti. Salman ha spiegato trattarsi della sua idea in merito ma, in tema di diritti, anche quelli LGBTQIA+ in Qatar non sono tutelati, ed è cosa risaputa. Pertanto, nonostante non sia vietato alle persone LGBTQIA+ l’ingresso in Qatar, nel rispetto delle leggi vigenti l’ostentazione di comportamenti vietati è punita. In questo senso, pur non trattandosi di un Paese a maggioranza islamica, non è che quattro anni fa, in Russia, fosse molto diverso.
Paris Saint-Germain - Il club francese foraggiato dal fondo sovrano Qatar Sports Investments, posseduto dalla famiglia al-Thani e presieduto dal discusso Nasser Al-Khelaifi, dopo avere impresso una significativa accelerazione plutocratica nel calcio europeo dell’ultimo decennio, avrà dodici giocatori al Mondiale in sette nazionali diverse, ivi comprese alcune delle grandi favorite: si tratta di Messi (Argentina), Kimpembe e Mbappé (Francia), Navas (Costarica), Soler e Sarabia (Spagna), Hakimi (Marocco), Marquinhos e Neymar (Brasile), Danilo Pereira, Nuno Mendes e Vitinha (Portogallo).
Quarantotto - Qatar 2022 sarà l’ultimo Mondiale con 32 nazionali partecipanti, con il format in vigore da Francia ’98: dal 2026 le iscritte saranno infatti 48, ben un terzo in più. Tutte le confederazioni vedranno un significativo aumento degli slot a esse destinati.
Ripescaggio - A intervalli regolari, dallo scorso 24 marzo (giorno in cui la Nazionale di Mancini venne sconfitta dalla Macedonia del Nord nella semifinale dei playoff di qualificazione), varie testate hanno proposto la tesi di un possibile ripescaggio dell’Italia al posto prima dell’Ecuador, quindi dell’Iran. Sciocchezze da caccia al click, circonvenzione di incapace buona per la condivisione social: non solo non è mai stato possibile, ma nemmeno probabile né, addirittura, si è mai trattato di un’ipotesi. Qui il discorso andrebbe su un certo tipo di giornalismo: quo usque tandem?
Sostenibilità - Le distanze limitate tra le città in cui si svolgeranno le partite, costruzioni di nuova concezione e la possibilità di smantellare a fine Mondiali i fan village e due stadi, i cui elementi verranno riciclati, consentono alla FIFA di annunciare l’impegno nei confronti della sostenibilità ambientale. Ma l’organizzazione non governativa Carbon Market Watch, al contrario, ha calcolato che, nel solo mese di novembre 2022, le emissioni in Qatar saranno otto volte superiori a quelle di un anno in Islanda.
Trasferimento - Dall’ottobre 2021 Infantino vive a Doha, dove ha affittato una casa che abita con la moglie e due delle quattro figlie: quella è diventata la base del suo lavoro e il punto di partenza dei suoi viaggi di lavoro. Il Mondiale sarà quasi letteralmente a casa sua.
United 2026 - Da un Mondiale che si svolgerà sostanzialmente in una sola metropoli (vedi alla lettera D) a un altro dalle caratteristiche geopolitiche diametralmente opposte: la Coppa del mondo 2026 si disputerà in tre nazioni (Canada, Stati Uniti, Messico) e 16 città, e le distanze massime tra le città sede di gara saranno di oltre 4.500 km in senso longitudinale, con gli estremi a Vancouver e Città del Messico, e 3.000 in senso latitudinale, con gli estremi a San Francisco e Boston.
Villaggio - Non essendo la capacità di ricezione alberghiera del Qatar sufficiente per un Mondiale, l’organizzazione ha costruito appositi fan village situati nella periferia della capitale e, come è scritto sul sito, sono la base più pratica e ideale «per i tifosi che vogliono essere al centro dell’atmosfera del torneo, con facili collegamenti con Doha e gli stadi». Le sistemazioni più numerose e più economiche (per modo di dire: circa 207 dollari a notte per persona) sono stanze con bagno approntate all’interno di container variopinti, ma pur sempre container, sistemati uno accanto all’altro a blocchi di dieci, su più file adagiate su un tappeto sintetico verde. Più che un’oasi, il pollaio di un allevamento intensivo.
Zalewski - Nonostante l’Italia non sia qualificata, al Mondiale saranno in campo anche alcuni italiani, sia di nascita che di cittadinanza: è il caso dell’esterno della Roma Nicola Zalewski, zagarolese convocato dalla Polonia (che ha chiamato peraltro 11 giocatori di stanza nei campionati italiani), e dell’attaccante del Bari Walid Cheddira, nato a Loreto e convocato dal Marocco. Entrambi nati e cresciuti in Italia e in possesso di doppia cittadinanza, avrebbero potuto teoricamente optare anche per l’azzurro.