Strutture architettoniche adeguate, disponibilità di insegnanti di sostegno e loro consona formazione, tecnologie dedicate: quanto la scuola italiana è capace di includere bambini e ragazzi con qualche genere di disabilità?

Uno studio dell’Istat, intitolato L’inclusione scolastica: accessibilità, qualità dell’offerta e caratteristiche degli alunni con sostegno (3 gennaio 2019), riferito all’anno scolastico 2017-18, ha studiato la situazione dei 56.690 istituti italiani – dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria superiore –, frequentati da 272.167 alunni con sostegno, tracciando il seguente quadro.

Solo il 32% delle scuole possiede le strutture fisiche – ascensori, bagni attrezzati, rampe esterne ecc. –, con una situazione via via più grave scendendo dal Nord (40%), verso il Centro (32%), fino al Sud (26%). Tale situazione precipita letteralmente se si prendono in considerazione le strutture adeguate anche dal punto di vista sensoriale, ossia fornite di strumenti per accogliere non vedenti o non udenti, che rappresentano l’8% del totale.

Per quanto riguarda le risorse informatiche a supporto della didattica per gli alunni con sostegno, vengono utilizzate dal 16% delle scuole d’infanzia, e da tre su quattro scuole appartenenti agli altri gradi; troppo spesso tuttavia sono collocate non in classe, come un buon uso suggerirebbe, bensì in aule alternative.

Molto più favorevole è la situazione del sostegno, quantomeno dal punto di vista quantitativo. Gli insegnanti che svolgono tale attività infatti sono 1,5 per ogni alunno, più di quanti previsti dalla legge 244/2007 (due alunni ogni insegnante per il sostegno), e in questo ambito eccelle il Mezzogiorno (1,3), mentre il Nord si attesta su 1,6 insegnanti ad alunno. La criticità maggiore, tuttavia, è rappresentata dalla formazione, poiché una buona percentuale (36%) degli insegnanti di sostegno non ha una formazione specifica, ma proviene da altri percorsi curriculari; anche in questo caso, più adeguato appare il Sud, dove non possiede i requisiti specifici solo il 21% del personale, rispetto al Nord, dove non li possiede quasi la metà (49%).

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