Un ragazzo su tre è senza lavoro. È senza dubbio questo il dato più preoccupante emerso dal report Istat, pubblicato il 31 gennaio scorso, in cui si evidenzia inoltre come a dicembre 2011 il numero dei disoccupati abbia toccato quota 2.243.000, un livello mai così alto dal 2001.
I più penalizzati sono gli uomini: il tasso di occupazione maschile, che si attesta al 67,1%, è il più basso addirittura dal primo trimestre del 1999, mentre il tasso di disoccupazione cresce fino all’8,4%, con un aumento del 5,1% rispetto a novembre 2011 e del 15,1% sulla base annua. In controtendenza, diminuisce invece il numero di donne senza stabile impiego: il tasso di disoccupazione femminile diminuisce del 3,9% rispetto a novembre 2011, anche se segna un aumento del 6,2% su base annua.
Ma l’allarme maggiore arriva dal tasso di occupazione giovanile (15-24 anni): secondo le statistiche, il numero dei disoccupati è pari al 31%. Ovvero, quasi un giovane su tre, di quelli che attivamente partecipano sul mercato del lavoro, è attualmente senza impiego stabile. Certo il dato è in diminuzione dello 0,2% rispetto a novembre 2011, ma la rilevazione segna un aumento secco di 3 punti percentuali sulla base annua.
Numeri preoccupanti, che riflettono nel complesso un problema molto più ampio e sentito, considerando che nel dicembre 2010 i giovani disoccupati erano 3,920 milioni nell’Eurozona e 5,493 milioni nella UE. Dati che hanno spinto il presidente José Manuel Barroso a inviare una lettera all’Italia e ad altri sette paesi europei per sollecitare una soluzione tempestiva del problema.